Tempo di massacro
- Autore: Franco Enna
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
A trent’anni, nel 1951, faceva l’impiegato ma era convinto di diventare uno scrittore Franco Cannarozzo. Difficile, però, sfondare con quel cognome nel mondo delle arti espressive. Pressoché impossibile farlo poi da Enna, nel Sud del Sud. Ma quel giovane siciliano era testardo. Quattro anni dopo, eccolo “penna” di un editore prestigioso e firma per collane popolari di narrativa di genere, come Urania, il mitico quindicinale di titoli di fantascienza Mondadori. Nello stesso 1955, uscì per i Gialli del colosso editoriale di Segrate un poliziesco, Tempo di massacro , che volle firmare come Franco Enna e che a marzo del 2019 Diego Zandel ha riproposto nella collana i Gialli Oltre, per una promettente casa editrice torinese, Oltre Edizioni (200 pagine 16 euro).
Maestro del noir all’italiana, con più di 130 titoli in bibliografia, Franco (1921-1990) è stato poeta e drammaturgo, sceneggiatore, autore di narrativa gialla e di fantascienza, con diversi pseudonimi, anche anglosassoni. Racconti e romanzi, come questo, diffuso con una delle sue firme preferite, dal nome della città di cui era originario (ha usato, tra le altre, Keogh Marton e un improbabile Sulo Rautavaara).
Quella di nascondersi dietro identità straniere fittizie era una specie di resa all’immaginario collettivo, che voleva la fantascienza e ancora più il giallo appannaggio di autori americani, tutt’al più inglesi, a parte l’eccezione dei francesi, Simenon davanti a tutti. Un po’ quello che nei primi anni Sessanta succedeva negli spaghetti western cinematografici, quando Sergio Leone risultava Bob Robertson, Gian Maria Volonté era John Wells e perfino l’autore delle colonne sonore, l’ora mitico Ennio Morricone, si celava dietro l’apocrifo Dan Savio.
In tema di nomi italoamericani, Gaspare Colina evoca indubbiamente famiglie immigrate, ma non chiamate col nome di battesimo il protagonista di questo romanzo, non gli va affatto a genio, preferisce Leslie Colina e come tale “non ha niente da lamentare contro se stesso”, se lo ripete sul transatlantico che lo porta in vacanza in Europa, dopo otto anni di servizio a perdifiato che lo hanno visto a capo di una prestigiosa agenzia di investigazioni private. Lo attendono due meritati mesi di vacanza in Italia, in particolare in Sicilia, dov’è nato 33 anni prima, negli anni Venti. Intanto, si gode il dolce far niente e la traversata.
Non ha occhi che per le donne, attraenti e scollate, che vede intorno a bordo. Lascia un ottimo ricordo di sé in una ragazza norvegese con gli occhi neri, che in una “bionda straordinaria” a Leslie piacciono enormemente, al pari di quelli verdi in una “mora straordinaria”.
Soggiorna nel paese siculo natio, in balia di una torma di parenti chiassosi. E non può nemmeno riparare dietro la barriera della lingua, perché l’italiano lo ricorda benissimo e lo parla come se non fosse mai partito. Per sottrarsi all’asfissiante abbraccio familiare torna utile l’appuntamento preso a bordo con un compagno di viaggio, Dwight. Hanno scoperto trascorsi comuni in fanteria durante la guerra, prima in Italia poi in Germania. Hanno concordato di trovarsi a Roma in centro, in un bar della Galleria di Piazza Colonna, ad una data e orario concordati.
Ed è nella capitale che la vacanza di Colina vira verso il giallo, come piaceva all’autore siciliano e come piace agli appassionati di polizieschi classici. Il romantico prof. Dwight non si presenta al rendez-vous il primo giorno né il successivo, ma anche Leslie manca anche quello con una generosa Joanne. Viene sorpreso, stordito, rapito, steso in una macchina destinata a precipitare in un burrone, per simulare “un altro incidente”, come sente ripetere dagli ignoti sequestratori.
Si getta provvidenzialmente a lato prima che il veicolo finisca nel vuoto, rimbalzi sulle rocce ed esploda. Non lo hanno visto uscire, lo crederanno morto.
Questo gli riporta alla mente un episodio inspiegabile sul transatlantico: l’amico professore aveva sorpreso nella sua cabina uno sconosciuto intento a rovistare. Dopo una colluttazione, quello era riuscito a divincolarsi e fuggire. Nessuna denuncia al comandante, Dwight non aveva voluto rovinare l’ultima nottata a bordo.
Non ci vuole molto ad apprendere dalla Polizia italiana dello sfortunato incidente accaduto a due ragazze straniere, precipitate da un ponte in una vecchia auto. Erano le due norvegesi che avevano tanto legato con i due americani sul finire della navigazione verso l’Italia.
Ritornando l’infallibile investigatore che è, Leslie Colina formula tre ipotesi. La prima è che qualcuno volesse eliminare le giovani e far fuori chi le aveva conosciute nella traversata, quale vittima collaterale. La seconda è una variante: il bersaglio è Dwight e sempre chi l’aveva conosciuto. La terza vede proprio il professore nella veste di boia di Leslie, Gloria e Lenka. Da detective non sarebbe meravigliato, ne ha viste tante, però manca del tutto il movente della condotta criminale.
Sulle tre piste, Leslie Colina si mette al lavoro, con la collaborazione di Silvio Giunta un giovane commissario in gamba.
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