Tra cielo e terra
- Autore: Paula McLain
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2015
Dal 17 settembre in libreria con Neri Pozza il romanzo “Tra cielo e terra” (titolo originale Cicling the Sun, traduzione di Simona Fefè) di Paula McLain, nel quale l’autrice americana racconta trent’anni dell’avventurosa vita dell’aviatrice e scrittrice inglese Beryl Markham (1902-1986), dall’infanzia in Kenya fino alla passione per il volo che la porterà, come prima donna, a trasvolare l’Atlantico senza scali.
4 settembre 1936 Abingdon, Inghilterra.
“Il Vega Gull è color pavone, con le ali argentate, a pilotarlo sarò io. Si chiama The Messenger”.
Beryl Markham, la prima donna a volare in solitario attraverso l’Oceano Atlantico da Est a Ovest, stava per entrare nella storia dell’aviazione compiendo un’impresa all’apparenza impossibile fatta di 3600 miglia di nulla e onde nere. L’aereo era stato progettato e assemblato con grande cura per l’occasione. Il vento violento e incessante si presentava contrario e le nuvole erano basse e minacciose. Gli amici e i giornalisti erano presenti per assistere al decollo. Beryl, dall’affascinante viso affilato, portava con sé una piccola cesta di vivande e una fiaschetta di brandy. La trentaseienne era certa delle sue possibilità e pensava
“nelle mani ho l’istinto del volo e la pratica necessaria”.
L’aereo si era da poco alzato e i pensieri di Beryl correvano alla sua infanzia trascorsa nella sua Africa indomita e selvaggia.
“È al Kenya che penso, alla mia Rift Valley, il lago Nakuru con la sua scintillante superficie rosa di fenicotteri”.
Nel 1904, una famiglia proveniente dall’Inghilterra aveva preso possesso di una fattoria il cui nome era Green Hills, “millecinquecento acri di macchia incolta e a tre capanne esposte alle intemperie”, in Kenya, a Njoro, vicino alla Great Rift Valley. Charles Clutterbuck e sua moglie Clara con i figli il più grande Dickie e la piccola Beryl di soli quattro anni, cercavano di rendere vivibile il luogo ma Clara non riusciva a uniformarsi a questa nuova e difficile vita. Dopo due anni la donna, incapace di sopportare i disagi, aveva abbandonato il campo e sua figlia portando con sé Dickie di salute cagionevole. Con il cuore stretto la piccina vedeva il treno allontanarsi incredula che la madre fosse stata capace di tanto. “Non sapevo come perdonarla”. La perdita della madre avrebbe segnato Beryl profondamente ma allo stesso modo l’avrebbe resa coraggiosa e forte donandole una grande fiducia in se stessa. Beryl, esile e dai capelli ribelli d’un biondo chiaro, cresceva libera e selvaggia nella fattoria e nella boscaglia e i suoi compagni di giochi erano i bambini indigeni, in particolar modo il suo coetaneo Kibii che viveva in un villaggio vicino alla tenuta. Beryl amava Green Hill e il territorio circostante, “un paradiso che mi si adattò alla perfezione”. Ma altre sfide attendevano la futura aviatrice, la quale, lungo l’arco della sua prolungata vita, sarebbe sempre rimasta fedele a se stessa.
Con una prosa fluente, Paula McLain concepisce il ritratto di una donna dallo spirito libero, prototipo di una donna indipendente in un mondo dominato dagli uomini. Nel vasto e arcano continente africano la figura della formidabile Beryl si inserisce perfettamente fino quasi a fondersi con il suo cielo e l’orizzonte infinito. Un romanzo ambizioso e di vasto respiro in cui tra l’altro viene vividamente descritto il privilegiato mondo coloniale britannico. La scrittrice californiana, già autrice del bestseller “Una moglie a Parigi” (Neri Pozza, 2011), con protagonista Elizabeth Hadley Richardson, prima moglie dello scrittore americano Ernest Hemingway (1899-1961), ha rivelato che il primo impulso per scrivere il libro l’ha avuto leggendo il volume della Markham “A occidente con la notte”, “il resoconto che Beryl stessa fa della sua vita straordinaria”, pubblicato nel 1942. Hemingway, ammirato dalla bellezza del suo stile, la aiutò a farne un meritato successo letterario.
“Scrivendo questi due libri, ho illuminato la vita di due pregevoli donne che sono state in qualche modo dimenticate dalla storia”
ha precisato la McLain.
“Imparai che nessun orizzonte è così lontano da non poter essere raggiunto e oltrepassato”. Beryl Markham, “A occidente con la notte”.
Tra cielo e terra
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