Tutti i giorni di tua vita
- Autore: Lia Levi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2012
“Tutti i giorni di tua vita” (Edizioni e/o 2012) di Lia Levi è il romanzo della giornalista e scrittrice, nata a Pisa da una famiglia piemontese e residente a Roma, fondatrice e direttrice per trent’anni del mensile Shalom, che narra le vicende di una famiglia ebrea romana della media borghesia dall’inizio degli anni Venti alla fine della II Guerra Mondiale.
“Affinché tu rammenti (…) la tua uscita dall’Egitto di tutti i giorni di tua vita”
Un versetto tratto dal rituale della Pasqua ebraica, scelto dalla brava Levi come esergo del volume, conduce il lettore attraverso la narrazione di un romanzo dedicato “A Chiara, Simone e Camilla”, dai toni dapprima lievi poi via via sempre più drammatici. Un romanzo difficile da dimenticare, perché la Storia che racconta rievoca uno dei più grandi crimini commessi contro l’umanità.
“Le mie mura sono vecchie e stanche. Ho vissuto. Ho visto scorrere l’avventura del tempo e dei giorni e ho provato amore e sconfinata pietà per tutti loro. Ora sono qui per testimoniare. Non posso cedere perché io sola conosco e nascondo un segreto. Resisterò in piedi finché qualcuno riuscirà a riportarlo alla luce”.
Il 10 marzo dell’anno 1920, l’avvocato Valfredo Volterra, originario del Piemonte, sua moglie Eliana, le loro giovani e belle figlie, Regina la maggiore, Corinna la minore e la domestica Tarantella, prendevano possesso per la prima volta del loro nuovo appartamento, l’unico rimasto invenduto di una palazzina color ocra e cinerino. L’avvocato aveva scelto l’alloggio più basso, appena di poco rialzato del portone, perché a causa dei fastidi alla gamba, regalo dell’apporto dato da Valfredo durante la Grande Guerra, non poteva fare le scale. Dopo che erano trascorsi diversi giorni per sistemare tutto, i parenti erano arrivati a frotte per conoscere la nuova casa, poi un giorno, quasi all’improvviso tutto era parso quietarsi, la casa pareva sospirare di sollievo osservando le diverse personalità di Regina e Corinna. Infatti le due sorelle erano completamente diverse di carattere l’una dall’altra: se Regina era talmente esuberante da sembrare in movimento anche quando stava ferma, Corinna appariva tranquilla e garbata proprio come il nome che portava. Una famiglia come le altre quella dei Volterra, se non fosse stato che, come avevano notato tutti nel palazzo, iniziando da Ersilia la portiera, nessuno della famiglia andava a messa la domenica. Ma qualche sera dopo era stato tutto chiaro. Erano arrivati a casa di Valfredo un alto numero di parenti i quali non solo avevano letto a turno a voce alta da un vecchio libro illustrato, ma poi si erano messi a cantare in coro. Tutto il palazzo aveva sentito quell’intreccio di voci, allora i condomini avevano saputo.
“Sono ebrei e questa è la loro Pasqua: niente pane, niente pasta e molte altre regole che capiscono solo loro”
Ma Valfredo era un tipo di ebreo un po’ strano, perché il suo fervore era quasi asfittico. Nel frattempo le stagioni erano volate, l’ex socialista Benito Mussolini si era messo alla testa di quei
“violenti, di quegli avventurieri che fanno politica bastonando chi non la pensa come loro”
Eppure
“lo potevano fermare quel Mussolini, bastava che il re firmasse lo stato d’assedio”
Era questo l’inizio di quell’immane dramma che avrebbe coinvolto anche i Volterra, mentre il vento della Storia si divertiva a scompaginare le carte.
“Gli ebrei non sono italiani... Hai capito? Non sono italiani!”
Mai come in questo romanzo, costellato di personaggi ben tratteggiati come la sarta Santina, innamorata prima del “Vate” D’Annunzio e poi del Duce, appare chiaro quanto sia determinante la personalità di ciascuno nel condizionare il proprio destino. Se Regina fin dalla prime battute sfida e combatte il regime fascista, Corinna rifugiandosi negli affetti familiari va incontro alla sorte avversa, beffata e denunciata da una donna che non verrà mai punita per il suo vile gesto. Solo quella casa, che ha visto gioia e dolore avvicendarsi tra le sue stanze, sa cosa è veramente accaduto e aspetta, “tutti i giorni di tua vita”, che la verità riemerga dal passato.
“Ho atteso tanto, gli anni sono corsi lenti e veloci. Sono stata a lungo vuota di persone, ma a tratti qualcuno c’era a camminare per le mie stanze... ma nessuno, nessuno ha mai pensato d’infilare una mano dietro l’armadietto che copriva quel termosifone”
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