L’ultima notte di Rocco Bellavia
- Autore: Andrea Lerario
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Se quel che conta sono le definizioni, si potrebbe parlare di L’ultima notte di Rocco Bellavia (Casta Editore, 2018) come di un racconto lungo, o di un romanzo particolarmente breve. Ma ciò che resta, in definitiva, è un’ottima storia e un gradevolissimo esordio.
L’agile libretto di 100 pagine segna infatti il battesimo narrativo di Andrea Lerario, ericino e brillante aforista che a fine 2018 si avventura per la prima volta nel territorio del romanzo tout court: la vicenda, con un’unità di tempo, di luogo e d’azione più che fedele ai precetti aristotelici, ci rende compagni, per una sola notte, di un bizzarro idraulico siciliano, legato a una personale liturgia di mille manie serali, il quale scopre davanti allo specchio un segno innegabile della sua imminente dipartita. La necessità di amministrare e ben spendere le ultime ore di vita sono il motore e il nucleo di questa storia, nascosta con astuzia dall’autore sotto un velo di costante ironia.
Seguire le giravolte mentali, le telefonate, gli scoppi d’ira e i grandi gesti lenti dell’anima di Rocco non è opera facile per un non madrelingua: il siciliano di Lerario non è ammiccante come le battute a piè di pagina di Montalbano, ma è di una veracità che si muove ben oltre il bordo di una cartolina.
Racitta, la minuscola cittadina fittizia che contiene la storia, non è il paesino siciliano costruito ad arte per incuriosire i continentali, non è un ristorante tipico che di genuino non ha nulla: è pura terra, afa insopportabile, strade buie, cortili dove rimbombano televisori rimasti ipnotizzati dal solito, insostituibile film di Sergio Leone.
E Rocco Bellavia è altrettanto onesto, un buco di proiettile dentro una pagina che fa da sfiatatoio alle energie dell’autore e da spioncino nell’anima del lettore: c’è poco da guardarsi intorno, mentre si corre da una pagina all’altra del libro, la sincerità del protagonista ne esige una altrettanto alta da parte di chi legge, continuando a interrogare le nostre coscienze sornione, di rado abituate a confrontarsi in maniera tanto diretta col mistero della morte.
Eppure Lerario adopera una bilancia molto precisa nel calibrare la volgarità liberatoria di Rocco Bellavia ai suoi solenni silenzi, alle sue decisioni pratiche, da uomo quadrato e allergico alle ipocrisie.
Rimane questo, al termine della lettura: il profumo invadente di una notte d’estate, il fresco scomodo di un letto vuoto, il desiderio di imbattersi, almeno una volta nella vita, in un uomo stravagante come Rocco Bellavia.
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