Cose di muffa
- Autore: Andrea Lerario
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
“È una storia contro il tempo, perché il tempo è amico della muffa”.
Si apre così la prefazione di “Cose di muffa”, l’esilarante racconto che Andrea Lerario offre ai suoi lettori, mettendo subito in evidenza il concetto di base sul quale si snoda l’intera, divertentissima e, a tratti, paradossale vicenda.
L’ambientazione è quella classica di una Sicilia tradizionale in un tempo al di fuori del tempo che ne denota, tuttavia, una precisa e meticolosa contestualizzazione: arretrata e moderna, vecchia e nuova, agguerrita e pacata, ottusa e chiusa al culto delle tradizioni e sorprendentemente aperta all’innovazione interiore, morale e spirituale dei suoi protagonisti, due anziani di paese, due vecchi testoni pronti a battagliare per una virgola, purché la propria sia l’ultima.
Don Michele e Don Gennaro, dunque, erano soliti ritrovarsi, in coda al tramonto, ai giardinetti di quel piccolo borgo siciliano in cui i paesani amavano darsi, ogni sera, tacita udienza e proprio lì, in quelle rugginose panchine, davano vita al solito esilarante teatrino, innescato da una qualsivoglia sciocchezza e che, in effetti, traeva origine da lunghe e profonde radici legate a questioni di confino dei loro attigui poderi. Due amabili nemici, insomma.
Quei due si prendevano letteralmente a colpi di Biancosarti che, come benzina, alimentava il fuoco delle loro astruse teorie, evidenziandone in maniera lampante il profondo rancore reciproco ma anche un antico senso di rispetto che, in alcuni tratti dell’attenta narrazione, incute, ora nell’uno ora nell’altro protagonista, un vivo senso di tenerezza per una cattiveria mai malvagia.
La scorrevolezza con la quale si legge “Cose di muffa” è, a mio avviso, del tutto riconducibile alla facilità con la quale era possibile tracannarsi un’intera bottiglia di quel Biancosarti, muto protagonista liquido, in appena mezza serata di scorribande verbali, accuse, colpi bassi e insulti all’intero albero genealogico del rivale che, come d’incanto, terminava allo scoccare della mezzanotte, scandito dal rintocco del campanile di paese, costretto a farsi arbitro su un ring a cielo aperto. I due contendenti, a quel punto, cessavano ogni ostilità e si abbracciavano e baciavano, lasciando che la loro faida infinita rimanesse irrisolta fino al prossimo tramonto e diluita poi in un’altra bottiglia dello stesso liquore, il giorno dopo.
“«Santa notte, Don Gennà».
«Notte santa, Don Michè».
La conclusione, straordinariamente umana, di quelle quotidiane diatribe è il modo originale e tragicomico che Andrea Lerario usa per mettere a fuoco il meglio di quel sé coperto che nasce dal peggio ostentato di una necessaria, quanto spesso inutile, barriera protettiva.
Leggendo queste piacevolissime “Cose di muffa” con la dovuta attenzione sarà impossibile non leggerne qualche altra mai scritta e, tuttavia, vissuta in una delle tante spore che caratterizzano l’animo umano di ognuno.
Una lettura che mi sento di consigliare a tutti specie a chi, come me, ha il bruttissimo vizio di ficcarsi dentro le pagine, fin sotto le righe e leggere anche ciò che l’autore sperava, invano, di riuscire a nascondere.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cose di muffa
Lascia il tuo commento