Ultima notte in Derbylius
- Autore: Andrea G. G. Parasiliti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Ultima notte in Derbylius (Babbomorto editore, 2020) di Andrea G. G. Parasiliti è un racconto dal gusto minimalista a testimonianza di un frammento di vita in un’atmosfera dove si respira la cultura futurista. La scrittura, perfettamente dosata dal taglio autobiografico, godibile e senza alcuna pesantezza, è densa di riferimenti colti.
Un esempio suggestivo viene dalla citazione di una nota artista:
In quei giorni Carla stava esponendo le opere della turca Betty Danon, le partiture tra segno e punto degli anni Settanta, “la storia del punto che diventa linea e del suo viaggio nel divenire prima di tornare ancora punto pronto per una nuova danza”.
L’eterno ritorno di Nietzsche o l’ipotesi reincarzionista? L’Io narrante è un ricercatore universitario che a Milano, dove risiede, frequenta ambienti jazzisti, tra cui la Cantina Scoffone di Mauro Chiodo.
Ed è attorno a una tavola, dove da buongustaio consuma la “Bistecca all’Elbana”, viene a conoscenza della gallerista Carla Maria Roncato:
“La Derbylius di Carla Maria Roncato?”.
“Cacchio! Non sei mai stato in Derbylius? È proprio qua, in via Pietro Custodi al 12! Carla pranza da me tutti i giorni, a volte viene anche alla sera, chiamala. Dille che ti mando io”.
Interessato ad avere notizie del suo catalogo Marinetti, Majakovskij…, si reca, previo appuntamento telefonico, alla Derbylius. Ecco la descrizione che la mostra in qualche delizioso dettaglio:
Carla era di una bellezza dinamica, un po’ vandalica. Capelli corti alla maschietta, di un biondo rumeno con un adorabile taglietto sulla guancia, vestiva sempre di nero o di bianco perché così le aveva detto un artista.
Si avvertono echi, risonanze arcane e l’autore restituisce in modo avvolgente il fascino di un incontro che si sviluppa con partecipata simpatia e con il gusto dell’arte:
Carla esponeva l’arte nucleare di Guido Biasi. Stavo contrattando l’acquisto dell’ “Esplosione”, che le avrei pagato a rate.
Il diffuso senso di cordialità finirà poi col risolversi nell’interruzione del rapporto. Vita dell’arte e vita di ogni giorno, sembra voler dire lo scrittore, è come se fossero separati: senza alcuna interconnessione quando invece ogni cosa è in relazione con altre.
Una sorta di manicheismo, dunque, che separa l’ideale dal reale, l’utopia dagli eventi, la poesia dalla prosa.
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