Un’altra donna di Harriet Lane

Un’altra donna (titolo originale Alys, always) è il lucido racconto di un’ossessione.
Ai margini del genere del thriller psicologico, la storia di Frances sembra essere, all’inizio, una concatenazione di eventi che potenzialmente potrebbe accadere a tutti.

Di ritorno da un week – end a casa dei suoi, Frances, trentenne che lavora senza grandi riconoscimenti per la rubrica letteraria del giornale londinese Questioner, si trova ad assistere una sconosciuta in fin di vita dopo un incidente stradale. Da quella sera la giovane inizierà a scoprire le possibilità di una vita diversa, più ricca e appagante, venendo a contatto con la famiglia della donna, che si chiamava Alice.

I membri della famiglia Kyte sono tutti scossi dalla perdita di colei che viene descritta come una mamma e una moglie irreprensibile. I rapporti con i due figli adulti, soprattutto con Polly, e con l’affascinante vedovo, rinomato scrittore inglese, diventano per Frances uno strumento per costruire un’esistenza nuova, non più scialba e insignificante come quella da lei condotta fino all’incontro con Alice.

Lo stile usato dall’autrice, la giornalista Harriet Lane alla sua prima prova narrativa, è scorrevole e d’impatto.
Di sicuro non è un libro che regala memorabili colpi di scena, ma riesce comunque a catturare il lettore attraverso lo sguardo di Frances, voce narrante e protagonista, che sa mescolare l’apparente normalità e razionalità con un’ambizione sfrenata e fissazioni granitiche.

Ho un po’ di cose su cui riflettere, ma cerco di non rimuginare. Sarebbe perfettamente inutile ripercorrere l’intera catena degli eventi, e questo non sarebbe affatto un bene. Perciò passo in rassegna le varie possibilità, sforzandomi di non fissarmi troppo sui dettagli. È un po’ come fare la pasta sfoglia. Mani fresche e leggere, nessuna fretta, tanta aria. Aspettare il momento in cui cambia la consistenza.