Un castello di bugie
- Autore: Snaebjorn Arngrimsson
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Carbonio editore
- Anno di pubblicazione: 2023
A Reykjavik il freddo è un’entità tangibile per gran parte dell’anno. Quando Júlía prende il largo col marito, l’isolotto deserto di Geirshólmur è a una manciata di chilometri dalla costa, assediato da un mare letteralmente gelido. Su quella striscia di terra ghiacciata Júlía intende svolgere ricerche su un’eroina delle saghe islandesi che a nuoto riuscì a salvare se stessa e i propri figli. Júlía fa la scrittrice, ispirandosi all’argomento intende scrivere un articolo. Stacco. Qualche ora più avanti nella stessa giornata. Júlía e Giò sono sbarcati sull’isola e litigano. Un comune battibecco è sfociato nella lite furiosa a seguito della quale Júlía risale sul gommone e ritorna da sola in città. L’ultima immagine che conserva di Giò è la sua sagoma che la fissa allontanarsi dallo scoglio: il solo dato certo di un romanzo intessuto di frastagli di realtà.
Tra le pagine di Un castello di bugie , il libro di (Snaebjorn Arngrimsson (traduzione di Silvia Cosimini, Carbonio editore, 2023) niente è più falso del vero.
Oppure il contrario, in quanto Júlía è una bugiarda patologica, e la sua narrazione in soggettiva tende a smarginare i confini dei fatti accaduti (?).
Per tornare alla trama: attanagliata ben presto dal rimorso, Júlía ritorna a Geirshólmur ma del marito non c’è più traccia. Difficile abbia tentato di salvarsi sfidando la temperatura mortifera del mare. Altrettanto difficile è pensare che in quell’atollo sperduto del mondo, qualcuno sia venuto a soccorrerlo. Nella fervida mente di Júlía (una mente non dissimile dalle menti alterate di certi anti-eroi della Highsmith) le ipotesi si affastellano in crescendo: come si spiega la telefonata che Gió avrebbe fatto al lavoro per avvertire della sua assenza? Chi ha riempito di oscenità sessuali il taccuino che ha ritrovato a casa? (forse proprio Giò. Forse proprio Giò che la tradisce con sua sorella Maria). E chi è l’uomo che la vicina ha visto aggirarsi in giardino? Inoltre: denunciata la scomparsa del marito come potrà convincere la polizia della propria estraneità alla vicenda?
Seguendo la protagonista nella sua strenua ricerca di Giò - sul doppio sfondo di una Reykjavik dai connotati quasi onirici, e di una natura estrema, tipica dell’Islanda remota - il thriller si connota di venature psicologiche, e la tensione diventa via via più interiore. Riflesso dell’universo inquieto della donna: un microcosmo fertile quanto umbratile dove la menzogna frange e ricompatta la realtà sin quasi a sopraffarla. Per il lettore frastornato (suggestionato) dal sovrapporsi dai piani reali e proiettivi del romanzo, il finale costituisce uno spiazzamento ulteriore. Ovviamente irrivelabile.
Teso e governato con mano sicura da Snaebjorn Arngrimsson - scrittore di gialli per ragazzi qui al suo primo thriller - Un castello di bugie è, ancora, un romanzo ipnotico, perturbante, molto più di quanto appaia a una lettura superficiale.
Tra flashback e colpi di scena, la perfetta esplorazione di una mente borderline, dove l’esercizio sistematico della menzogna viene a coincidere con il modo di stare al mondo di Júlía.
Sono convinta che il mio rapporto noncurante con la verità renda me una persona più simpatica.
Una protagonista e una storia che non si dimenticano facilmente.
Un castello di bugie
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