Un gioco da ragazze. Come le donne rifaranno l’Italia
- Autore: Marina Terragni
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
“Pur vedendo il medesimo mondo, lo vediamo con occhi diversi. L’aiuto che vi possiamo dare sarà diverso e forse appunto per la sua diversità potrà avere qualche valore” (Virginia Woolf – Le tre ghinee)
In “Un gioco da ragazze. Come le donne rifaranno l’Italia” (Rizzoli, 2012), terzo libro di Marina Terragni, l’autrice affronta nuovamente la tematica della differenza femminile in modo semplice ed estremamente efficace sul piano della logica.
Curando particolarmente la scelta e l’ordine delle parole, nella convinzione che queste siano alla base della costruzione della realtà, in quanto frutto di un modo di pensare, l’autrice asserisce che chiamare le cose con il giusto nome sia fondamento necessario per risolvere i problemi.
Dire che nella politica ci sono “troppi uomini”, e non “poche donne”, permette un guadagno sul piano simbolico. Così facendo, viene eliminato l’alone di fragilità che abbraccia la questione femminile, tanto da paralizzarla e ricondurla esclusivamente sul piano della tutela e delle pari opportunità, e viene posto, di pari passo, l’accento sull’inefficacia, sugli sprechi, sugli abusi di potere e quant’altro, riconducibili ad un eccesso maschile. Smettere di parlare di rappresentanza per arrivare ad un 50 e 50 nella politica come nel mondo del lavoro. Caratteristica propria dell’universo femminile è il sapersi prendere cura dell’altro, che può essere un figlio come uno Stato, è un aspetto naturale dell’essere donna, ed il far crescere e prosperare è un qualcosa di insito anche nell’origine della parola autorità, derivante dal latino augere.
Depoliticizzare la vita per renderla qualitativamente migliore, per restituire al lavoro il giusto peso e, in un’ottica “liquida” impedirgli di invadere prepotentemente la quotidianità di ognuno.
Maria Terragni parla di lavoro a Km zero, ovvero la porzione di impieghi che possono essere svolti comodamente da casa attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione come internet e Skype, con un conseguente alleggerimento del traffico, riduzione delle emissioni di carburanti e risparmio energetico per lo smantellamento di uffici che diverrebbero obsoleti. Eliminare le “logiche militari” in favore di un aumento della motivazione e quindi della produzione.
In “Un gioco da ragazze” c’è un inno alla Vita, al benessere ricostruibile nella flessibilità. Abbandonare il potere ed il controllo, così come inteso ed esercitato con foga dagli uomini, per dare spazio all’amore che, non deve essere vissuto unicamente nella sfera privata:
“Al primo posto si deve riportare la vita, i bisogni, i desideri. La gioia delle relazioni,unico vero presidio contro quel dispositivo mortifero che è il consumo, che ci rende consumabili. Consumati dal consumo.”
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