Un sindaco in cucina
- Autore: Giuseppe Fanfani
- Genere: Libri di cucina
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
“Storie e ricette d’altri tempi” è il sottotitolo del volume “Un sindaco in cucina” (Fuorionda, 2013) compendio poetico di cucina toscana scritto da Giuseppe Fanfani, autore, avvocato, pittore e politico italiano, eletto alla Camera dei Deputati nel 2001 nelle liste dell’Ulivo e attualmente sindaco di Arezzo, al suo secondo mandato.
“L’inverno non era garbato a Sansepolcro. Quella cittadina posta sotto l’Appennino, là dove il Tevere comincia a distendersi nel piano e a disegnare la valle, d’inverno era proprio fredda”.
Nel bel borgo di Sansepolcro, posto nella Valtiberina toscana, in provincia di Arezzo, al confine tra Umbria e Marche, gli inverni erano molto freddi. Tanti erano i modi per riscaldarsi: c’erano gli scaldini “quelli di coccio”, i camini, quelli più grandi con due panche ai lati, i focolari e la stufa attorno alla quale girava la vita di tutta la famiglia, perché “la cucina era l’unica stanza calda”. La casa del piccolo Giuseppe era in cima al paese, “nel circuito delle mura medicee”, attorno ad essa vi erano solo le mura cittadine che non erano sufficienti a ripararla dalla tramontana che veniva giù dall’Alpe della Luna, gruppo montuoso dell’Appennino settentrionale. La casa della Madonna delle Grazie aveva una grande cucina “con un alto soffitto a travi” che era il cuore dell’abitazione. La stufa, tutta di smalto bianco, posta accanto al focolare, serviva un po’ a tutto sia a scaldarsi sia a cucinare. I panni venivano appesi a una raggiera di ferri attaccata al tubo della stufa. Ai “citti”, ai bambini piaceva gironzolarci intorno ma venivano spesso mandati via, perché davano fastidio.
“Va via, ché se ti chiappo...”.
Intorno alla stufa si svolgeva la vita domestica ma soprattutto si cucinava. In estate l’abbondanza “dell’orto urbano”, che finiva sugli spalti delle mura medicee, donava tutta la verdura immaginabile mentre in inverno ogni sera si mangiava il minestrone fatto in vari modi, perché fosse sempre diverso. Comune a tutte le versioni era il battuto preparato con un po’ di lardo di maiale. In attesa della cena, la nonna, “i vecchi sono un dono della Provvidenza”, intratteneva grandi e piccoli raccontando qualche storia.
Molte ricette e a ognuno il gustoso compito di scoprire la sua preferita per il minestrone fra le varie proposte ma non dimentichiamo di arricchirlo con il pane fritto, meglio se pieno e forte come quello toscano. Il pane “era buono con la fame”, veniva conservato nella madia, mobile ampio e panciuto, con il coperchio a ribalta sopra. Con il pane secco si faceva d’estate la panzanella e d’inverno la ribollita, tipica zuppa toscana a base di verdure. A dicembre l’olio nuovo è nei frantoi, con quel colore verde intenso e il suo sapore “pizzichino” che lo rende meraviglioso.
Invece i primi di ottobre ricominciavano le scuole e il paese, dal rosso scuro di mattoni, si rianimava di grembiuli bianchi. La colazione consisteva di pane e prosciutto o pane con lo strutto, specialmente per gli scolari che provenivano dal vicino circondario. Tutti poi
“a prendere un maritozzo o un bombolone caldo pieno di crema”
dal Chieli o dal Gerasmo che lasciava dolci tracce di zucchero a velo sopra le labbra. Andare a lezione era quasi un piacere. I fagioli sembravano essere stati creati dal buon Dio per i poveri in virtù della loro bontà e del costare poco.
Giuseppe Fanfani spiega come si “arrangiano” in tanti modi.
“Le patate fritte sono sempre state una festa”
e i bambini si mettevano in fila davanti alla stufa. La brava nonna, indossando un grande grembiule bianco, friggeva un po’ di tutto, perché
“fritta era buona anche una suola da scarpe”.
Fiori di zucchina, cipolle, la salvia tutto finiva in padella nell’olio mischiato allo strutto.
Una raccolta di storie e meravigliose ricette che appartengono alla cucina toscana, dove il cibo scandisce le stagioni che si alternano. La cucina diventa un luogo in cui tramandare antiche tradizioni, evocare teneri ricordi e assaporare pietanze semplici
“per cui mi sono determinato a disvelarvi il segreto di una cucina impegnativa ma di grande soddisfazione”.
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