Una cosa per la quale mi odierai
- Autore: Erica Mou
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2024
Una cosa per la quale mi odierai (Fandango, 2024) è il secondo romanzo della cantautrice Erica Mou, già conosciuta per aver vinto premi legati alla canzone italiana d’autore, per partecipato al Festival di Sanremo vincendo il Premio della Critica Mia Martini e per la candidatura al David di Donatello con la miglior canzone originale.
Una cosa per la quale mi odierai è senza dubbio un romanzo a carattere autobiografico poiché Erica Mou racconta, attraverso le pagine del diario che sua madre ha scritto una decina di anni fa poco prima che un terribile male la strappasse alla sua famiglia, quanto abbia provato lei in quel periodo e come fosse stata stravolta l’intera vita dei familiari tutti da tanta sofferenza. Il romanzo ha anche ulteriore valore: l’autrice sceglie un periodo particolare in cui scrivere. Rimane a riposo durante i mesi della gravidanza e, ora che sta per sbocciare in lei una nuova vita, questo momento è quasi una catarsi, una rigenerazione, una rielaborazione di quanto tenuto dentro per dieci anni.
- Ti devo parlare- Mia madre. Mi convinco che vorrà dirmi qualcosa di serio. Che ristrutturare la casa accanto è un errore...
Ma la faccenda non mi torna del tutto. Vuole dirmi che non solo sto sbagliando a ristrutturare casa ma che non dovrei andarci a vivere con Giulio.
Ecco di che cosa voleva parlarmi, del posto sbagliato, con la persona sbagliata.
Purtroppo, questa volta, la ventitreenne Erica sbaglia, o meglio, non riesce a immaginare: le madri non sono sempre pronte a rimproverare, le madri, qualche volta, hanno pesanti macigni sulle spalle e si rendono conto di quanto questo peso possa gravare anche sulla famiglia. Ecco quindi che quando mamma Lucia le dice
Devo dirti una cosa per la quale mi odierai. Ho il cancro
La donna nutre tanto timore nei confronti del male, ma mille e mille di più per come reagiranno alla notizia i familiari. Lei stessa, come si legge tra le pagine del diario, inizia dando una versione un po’ edulcorata del suo stato perché teme le reazioni di paura e di rabbia della figlia Erica e del primogenito Mirto. Saranno nove mesi di calvario, prima più lieve perché il futuro pare ancora serbare speranze, poi più crudo mano a mano che passa il tempo.
Solo ora, dopo dieci anni, l’autrice ha il coraggio di aprire il diario della madre, nella speranza di ritrovare quella voce che non ricorda più. Ora che ha fatto pace con se stessa, che ha metabolizzato il dolore troppo grande per la perdita di una mamma che aveva appena compiuto cinquantacinque anni, può raccontare di sé e di lei, della loro famiglia colorata, disomogenea eppure estremamente unita. Mamma Lucia era ben poco somigliante alla figlia: lei professoressa di matematica, Erica da sempre amante della musica. La logica in contrapposizione alla creatività: eppure nulla aveva impedito loro di essere unite emotivamente e fisicamente.
Il suo odore invece lo so.
Era quello di un panificio senza pane. [...]
Il profumo di mia madre sarebbe l’odore del tepore se il tepore potesse odorare.
L’amore supera ogni caratteristica individuale, fa pensare giustamente a Erica che una cosa tanto brutta non potrà capitare alla sua famiglia, fa intravvedere a Lucia un periodo di tante difficoltà che però potranno essere superate.
Erica non accetta la realtà
Mia madre non fuma.
Mia madre va in palestra.
Mia madre è vegetariana
Ecco un pensiero per nulla banale, scaturito dai tanti consigli che i medici danno riguardo la salute. Come è potuto succedere l’imprevedibile?
Quel che colpisce nel romanzo è il senso di incomprensione, di solitudine, d’incapacità che i componenti della famiglia provano: Lucia lo racconta nel suo diario, Erica lo somatizza nella voce, il mezzo con cui lei vive, e che ora, a tratti, sparisce.
Eppure, nonostante tutto, quei nove mesi di malattia sono pieni anche di cose belle: dai concerti di Erica, alle piccole gite nell’amata Puglia, ai pranzi con gli amici musicisti. Tutto questo dà la forza di andare avanti, di affrontare le chemio e poi l’intervento.
Riempire vuoti diluisce il dolore, stempera l’angoscia
così scrive Lucia prima che la situazione si faccia disastrosa , ma poi alterna momenti di sconforto, di umiliazione per la situazione d’invalidità. Erica ora racconta al piccolino che nascerà e che lei chiama affettuosamente Embry quanto sia stato doloroso vivere “senza” mamma in tante occasioni, dalle più banali alle più importanti della vita.
Il romanzo è infatti costituito da tre parti in cui si alternano brani del diario di Lucia, numerosi, intensi flashback, dialoghi e pensieri al presente. È una miscellanea di sentimenti e di vissuti in cui l’allegria si mescola al pianto ma in cui non mancano affetto e amore.
Una cosa per la quale mi odierai piacerà a molti lettori che potranno ritrovare negli eventi qualcosa di proprio o, comunque, se così fortunati da non aver mai provato grandi dolori, a conoscere Erica Mou e apprezzare la sua scrittura spontanea, viva ed emozionante.
Una cosa per la quale mi odierai
Amazon.it: 15,20 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una cosa per la quale mi odierai
Lascia il tuo commento