Una foglia caduta in estate di Patrizia Ciribé

Coraggioso e originale il tema affrontato nel libro "Una foglia caduta in estate", nuovo romanzo di Patrizia Ciribè: Delfi (all’anagrafe Adolfo) e Gianfranco, il suo compagno, di dieci anni più giovane. La coppia vive a Milano, ma Delfi sta tornando in treno al suo paese d’origine, Santa Margherita Ligure, per il funerale di sua madre. Dalla cittadina della riviera si era precipitosamente allontanato quaranta anni prima, spinto proprio da sua madre, in seguito ad uno scandalo che aveva travolto la sua coscienza: un giovane pescatore si era innamorato di lui. Alfio, giovane intellettuale ambizioso, aveva vissuto con il ragazzo una relazione di qualche mese non contraccambiando davvero la passione di lui. Emiliano disperato si era tolto la vita.
Il ritorno a casa per Alfio è molto difficile: ad accoglierlo solo sua sorella Olga, che non ha mai lasciato la cittadina e la coppia di amici storici, Alessio e Mara, proprietari dell’albergo, che lo ospiterà nei pochi giorni in cui Alfio resterà per partecipare al funerale e a sbrigare le incombenze notarili.
Non ha voluto al suo fianco Gianfranco, compagno di una vita, e questo ha causato una piccola crepa nel loro rapporto, già minato da una certa insicurezza dovuta ad una probabile infedeltà del bel Gianfranco, attore brillante e pieno di fascino.

Nelle ore che trascorre a Santa Margherita Alfio/Delfi è costretto a fare i conti con un passato che ha cercato di rimuovere, ma che ora non può che affrontare, anche se con grande sofferenza. La sorella poco frequentata, quasi una sconosciuta, le cui vicende matrimoniali gli sfuggono; il cambiamento di Alessio, preoccupato, invecchiato, che gli mette di fronte problemi complessi: potrà Alfio parlare con sua figlia Michela, in procinto di sposare un giovanotto con cui è da sempre fidanzata, ma che forse è solo una ineluttabile scelta abitudinaria? Senza farne parola con Mara, la sua autoritaria e severa moglie irreprensibile? E ancora, Alfio potrà riallacciare i rapporti con suo padre, interrotti violentemente oltre quaranta anni prima, a causa della sua inattaccabile omofobia?
Alfio in piena crisi d’identità, assalito da sgradevoli ricordi, pieno di malesseri e di sensi di colpa con cui non ha mai davvero fatto pace, certo di aver compiuto un errore nel non volere Gianfranco vicino in quelle ore difficili, si fa raggiungere e insieme a lui affronta nodi cruciali e gomitoli aggrovigliati della sua esistenza.

Colpisce nel romanzo di Patrizia Ciribè la sua capacità di affrontare il punto di vista di due uomini, diversi per età e per origine, uniti da un rapporto comunque problematico quali sono spesso quelli tra persone dello stesso sesso, in un paese cattolico e nel loro caso molto provinciale, con una libertà di giudizio ed una empatia assolutamente positivi.
L’architettura del libro prevede quattro parti, ognuna delle quali focalizza un diverso punto di vista: Delfi, Gianfranco, la storia del primo, i rapporti fra i due. Usciamo dalla lettura del romanzo stupiti di quanta introspezione, quanta ricchezza di analisi psicologica, quanti dettagli apparentemente insignificanti compongano la storia di questa coppia legata da un amore solido anche se sempre pronto ad essere verificato, discusso, rinnovato. Delfi e Gianfranco sono costruiti come personaggi “normali”, due uomini come tanti: ma mentre Gianfranco è stato amato e accettato, voluto e rispettato, Alfio invece, ha subito il rifiuto, il disprezzo, la segregazione da parte di un padre, difensore dei valori tradizionali e del rigore morale di cui si era fatto geloso custode anche a costo di perdere il figlio.

Patrizia Ciribè si rivela un’autrice matura, capace di raccontare con una scrittura articolata e complessa una realtà che sta modificando i nostri assetti sociali e familiari, la nascita di coppie che non devono più nascondersi, ma vivere liberamente l’amore di coppia.