Una guerra per l’impero
- Autore: Nicola Labanca
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2015
“Italiani brava gente anche quando spargevano iprite”
La rottura degli equilibri europei che condusse alla seconda guerra mondiale? Colpa dell’Italia. Non solo del nostro Paese, certo, ma anche l’aggressione fascista all’Etiopia, disapprovata da Inghilterra e Francia, contribuì ad avvitare il vecchio continente nella spirale che avrebbe condotto al conflitto, esteso poi all’intero pianeta. È la tesi di Nicola Labanca, storico e docente di storia contemporanea nell’università di Siena, illustrata nel volume “Una guerra per l’impero” , edito da Il Mulino nell’aprile 2015, 480 pagine 15 euro.
Memorie della campagna d’Etiopia 1935-36: si vuole verificare l’incidenza di questa vicenda sostanzialmente sottovalutata, ritenuta a torto una semplice impresa coloniale folkloristica. Invece, si è trattato di un episodio centrale degli Anni Trenta per l’Europa, prima e accanto alla guerra civile spagnola. Una pagina di storia nazionale retrocessa ad episodio secondario e quasi marginale. Ma cosa pensavano i protagonisti, qual era il parere di chi quell’impresa l’ha realizzata sul campo? Ecco l’obiettivo e il contenuto della ricerca: interrogarsi sul punto di vista di chi l’avventura abissina l’ha vissuta, visto che i drammatici eventi seguenti della guerra mondiale hanno relegato quella campagna in un cono d’ombra.
Gli stessi storici hanno mancato di indagare, di scavare in questa direzione, dice Labanca. Il lavoro si sofferma sulle ragioni della trascuratezza. La struttura del volume è semplice, spiega l’autore. Nel primo capitolo si riassumono da una prospettiva nuova i dati di fondo del conflitto coloniale. Seguono tre capitoli sulla memorialistica al tempo del fascismo e altri tre su quella negli anni della Repubblica. Le conclusioni riprendono temi e spunti.
Labanca insiste su un aspetto: è stata l’unica guerra vinta durane il ventennio, Spagna a parte, dove però il contributo del regime fu solo di sostegno alle offensive franchiste.
Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane varcarono il confine del fiume Mareb tra Eritrea ed Etiopia, senza una dichiarazione formale di guerra. Fin dall’inizio l’impresa assunse un connotato sfacciatamente razzista. Mussolini adottò questo comportamento illegittimo in segno di disprezzo verso l’imperatore Hailè Selassie e dei suoi “indigeni”, secondo lui indegni di appartenere al novero delle nazioni civilizzate.
Mezzo milione tra soldati e civili italiani agirono in Etiopia nel 1935-36. Labanca ha scandagliato i ricordi di questi “attori” sulla scena coloniale. Uno per tutti: un esempio sinteticamente rappresentativo dell’atteggiamento prevalente dei nostri connazionali impegnati allora è costituito dall’esperienza di Indro Montanelli, che da giovane ufficiale fu coinvolto nella campagna.
Dalla sua personale impresa militare, il futuro corrispondente di guerra e grande giornalista trasse nell’immediatezza tre rapidi libri, pieni di entusiasmo e sorretti da una convinta adesione alla conquista dell’Impero. Però, quando l’Italia perse le colonie e il colonialismo stesso cominciò a tramontare, passò ad un prudente accantonamento di questo capitolo del proprio passato, pur restando tuttavia sempre testardamente incredulo sull’uso dei gas da parte italiana - ormai definitivamente accertato – accreditando fino in fondo al nostro imperialismo una sostanziale bonomia.
Dalla viva dedizione emotiva giovanile, il percorso di Montanelli deviò quindi verso un ambiguo riserbo, fino ad una puntigliosa autodifesa, negatrice della criminale adozione dell’iprite. Contro ogni evidenza e documento, continuava quindi a credere nel fortunato “Italiani brava gente”, che ha rimosso ogni pagina nazionale inconfessabile. Un percorso, quello di Montanelli, condiviso dopotutto dalla maggior parte degli altri testimoni.
Alla fine, cosa rimase della guerra d’Etiopia agli italiani? Solo “Faccetta Nera”, si può dire, la canzone e il ricordo della presunta buona condotta nei confronti delle popolazioni delle colonie.
Molto presto dimenticata, la guerra per l’impero è stata trasfigurata in una legittima lezione di civiltà impartita agli indigeni e l’aggressione fascista ridotta ad un’esotica scampagnata militare. Quasi non c’era spazio nemmeno per ricordare i caduti, che pure ci furono.
Una simile banalizzazione, funzionava perfettamente come risorsa per un’auto assoluzione di massa, contro ogni evidenza documentale. Il mito del buon colonialismo italiano.
Una guerra per l'impero. Memorie della campagna d'Etiopia 1935-36
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