Ustica, i fatti e le fake news
- Autore: Franco Bonazzi e Francesco Farinelli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Ustica, un disastro aeronautico finito in preda ai talk show, dato in pasto al pubblico televisivo fino a diventare il Caso Ustica, antenato diretto dei casi Cogne, Avetrana, un puzzle multimediale intorno al quale è stata avanzata qualunque ipotesi, finanche scenari da rapimenti Ufo, senza imbarazzo di cadere nel ridicolo. E il pubblico le ha consumate famelicamente, anche le più inverosimili, convincendosi che fossero le uniche vere.
È il caso di sfrondare molto del troppo detto: questa l’oggettiva validità di “Ustica, i fatti e le fake news. Cronaca di una storia italiana fra Prima e Seconda Repubblica”, saggio-inchiesta di Franco Bonazzi e Francesco Farinelli, pubblicato ad aprile 2019 per l’editrice toscana LoGisma (364 pagine, 24 euro), casa editrice indipendente, con sede a Vicchio (Firenze), versata tra l’altro nella pubblicistica aeronautica.
Non a caso, Bonazzi è un pilota e tecnico del settore, con un passato nell’aviazione militare e civile ed esperienze come consulente nei processi proprio su quell’incidente aereo, mentre Farinelli è un ricercatore di storia. Entrambi vantano titoli accademici e sono accreditati presso organismi internazionali d’indagine.
Il 27 giugno 1980, alle 20.59 il volo di linea Itavia IH 870 da Bologna a Palermo precipitò nel Tirreno, tra le isole di Ponza e Ustica. Nessun superstite. Quasi quarant’anni dopo le vittime sono salite a 82, perché ai 4 dell’equipaggio ed ai 77 passeggeri si è aggiunta la verità, come accade spesso.
Nonostante il meritevole impegno, neanche questo lavoro riesce a dare una parola definitiva, ma va detto che gli autori avanzano nel finale una tesi chiara. Ci guardiamo bene dal rivelarla: ai lettori toccherà arrivare in fondo, dopo aver seguito la sistematica e argomentata demolizione di tutte le fantasiose distorsioni della realtà accumulate in 39 anni dal “sensazionalismo mediatico”, che ha contaminato il racconto dei fatti e reso l’incidente un “evento irriconoscibile”, anche a causa dell’eccessivo chiacchiericcio “non specialistico” che si è sviluppato intorno.
Dopotutto, accertare la verità non è il primo degli obiettivi degli autori, che hanno inteso ricostruire le tante inchieste e le sconfinate raccolte di atti su Ustica, separando il grano dal loglio il vero dal verosimile o dall’errato, quando non dal falso.
Se in questa vicenda la verità è morta, presa prima in ostaggio dalla “fiction”, dalla memorialistica, dalla “fantascienza” e da ricostruzioni processuali insufficienti, c’è un innocente, la nostra Aeronautica Militare, ch’è uscito scagionato da qualsiasi responsabilità, sebbene l’opinione pubblica preferisca ignorarlo. Anche se la Cassazione, nel 2007, ha confermato l’assoluzione in appello dei generali “perché il fatto non sussiste”, il proscioglimento non ha impedito a una parte della società civile italiana, scrivono Bonazzi e Farinelli, di trasformarlo in una mera insufficienza di prove o sopravvenuta prescrizione. Ma non è così: la formula pronunciata dalla Corte ha riconosciuto invece in pieno la non colpevolezza dei vertici dell’Arma aerea e senza esprime la benchè minima riserva.
C’è fame di storia, è vero. E ancora prima ce n’è di verità, ma nelle ricostruzioni giornalistiche, in tanti libri, in ore e ore di trasmissioni ed ora anche nel cicaleccio da comari che si alimenta via internet, quella “fame” non aiuta affatto a raggiungere la verità sulla strage di Ustica. In troppi hanno adattato a piacimento la realtà allo scenario ch’è piaciuto loro definire, a prescindere da elementi scientifici, tecnici, storici e perfino cronologici. E lo stravolgimento continua ogni giorno, senza vergogna.
A proposito di date e di tempi, in uno dei capitoli di questo volume entra ed esce di scena il MIG 23 caduto il 18 luglio 1980 in Calabria, a Timpa delle Magare, Castelsilano. Il caccia militare libico è un altro pezzo del patchwork creato intorno all’aereo Itavia caduto il 27 giugno. Bomba a bordo, missile, quasi collisione o collisione?
Familiari, tribunali, ex imputati, l’Italia intera aspetta di avere una risposta definitiva a tanti interrogativi che continuano a porsi, davanti all’uso distorto delle notizie. Difficile districarsi in un groviglio ormai inestricabile: alla ricerca delle cause, affidata a inchieste ufficiali, si è sovrapposta una caccia massmediatica ai colpevoli, che ha fortemente contribuito al radicarsi di un immaginario non sostenuto dai dati di fatto.
Due binari divergenti, inchiesta tecnica contro ricostruzione emotiva, hanno scatenato un fortissimo interesse nel pubblico, che ha finito per assumere caratteri di contrapposizione ideologica. Si è creato un “labirinto informativo”, con fake news, false verità e dietrologie, in cui fonti, atti e fatti vengono travisati, stravolti, anticipati o posticipati, cancellati perchè non funzionali alla propria interpretazione.
Secondo gli autori, Ustica non è un mistero, ma l’esito di una serie di incompetenze, carenze professionali e ragioni politiche ed economiche, che hanno ostacolato ogni approfondimento. Una volta scivolati nella teoria del complotto internazionale e iscritto il caso tra i misteri politici italiani, è diventato impossibile venirne fuori.
Un ‘taglia e incolla’ storiografico ha cancellato dal racconto i processi penali in Assise, Appello e Cassazione. Sono diventate uniche le ipotesi del missile, della collisione o della battaglia aerea in tempo di pace. Le evidenze scientifiche sono state schiacciate dalle tesi fantascientifiche. Verità l’è morta.
Ustica, i fatti e le fake news. Cronaca di una storia italiana fra Prima e Seconda Repubblica
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ustica, i fatti e le fake news
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Gli autori manifestano sin dalle prime battute un intento demolitivo che solo chi è vicino all’Aeronautica Militare può perseguire. Ora, però, non è che io disprezzi un nobile sentimento di rispetto e di amore per l’Istituzione, ma quando si distorcono talune circostanze che sono oggettivamente chiare e non possono non essere apprezzate, qualche dubbio sulle buone intenzioni è lecito averlo.