Vanessa, storia di una metamorfosi
- Autore: Alessandra Di Gregorio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2009
Un colloquio con Alessandra Di Gregorio, laureata in Lettere Moderne e consulente editoriale freelance, oltre che giovane scrittrice emergente presentata dalla Casa Editrice Il Ciliegio, per la quale ha già pubblicato il saggio "L’analisi della conversazione in chat". Alessandra ci presenta personalmente il Suo libro “Vanessa, storia di una metamorfosi”, fresco di stampa. Scopriamolo insieme a Lei...
Alessandra, ci diceva che il Suo romanzo “Vanessa, storia di una metamorfosi” è un libro atipico: perchè?
In quanto non contiene una trama intesa in senso classico, ma da una parte argomenta una serie di riflessioni piuttosto incalzanti e dall’altra narra in maniera distesa le vicende così come la protagonista le vive.
Essere nella norma non era il mio scopo, perché il mio intento era porre il lettore di fronte a materiale umano – prima che letterario – evidenziando una riflessione personale circa i rapporti umani, presi nelle loro dinamiche più ipocrite e spiacevoli, e poi visti da una prospettiva intima. Vanessa, la protagonista, raccontando ciò che sente, crede e pensa, ci offre il suo mondo interiore partendo da una prospettiva di abbandono necessaria ma mai gratuita – passando da una sorta di lirismo concentrato, ai limiti del fosco, al cinismo più lucido e intransigente, per sfociare in un alveo di più matura e svagata consapevolezza.
Le due parti sono, quindi, rese diversamente anche dal punto di vista dello stile?
Sì, ho scelto di utilizzare un doppio registro stilistico: da una parte una sorta di forma diaristico-discorsiva, a mo’ di riflessione sulla condizione di donna di Vanessa, e la relativa diffidenza verso certe dinamiche di corteggiamento che, se sono deplorevoli o stucchevoli per le donne, di sicuro non nobilitano l’uomo che le mette in atto; dall’altra una parola più distesa, una parola che è anche e soprattutto “azione”, perché sceglie di raccontare il disagio e dissidio di Vanessa attraverso il sesso – tanto nella componente emotiva, quanto in quella biologica ed erotica.
Qual è il filo conduttore del romanzo?
Il filo conduttore di questo romanzo riguarda il percorso naturale – seppur in un certo senso drammatico – di una donna che ha voglia di addentare la vita, anche se da un certo punto in poi il timore di un nuovo fallimento la blocca in una zona grigia. Il grigio però poi cede al posto al nero. Vanessa dice di vederci meglio al buio che alla luce del sole. Allora si ha proprio la sensazione che in quella sorta di budello caldo che è la sua stanza (mentale e materiale) lei si senta veramente protetta dai rischi prodotti dall’innamoramento, e il suo volersi celare dietro a delle tende e non parlare di nessun luogo se non in modo figurato, è per sottolineare il bisogno di una intimità vera, e al tempo stesso di nascondere le proprie intenzioni persino a sé, per non provare più desiderio verso niente e nessuno.
Quali sono le fasi della “metamorfosi” di Vanessa?
Il libro si compone di tre momenti: in una prima fase troviamo i dialoghi di Vanessa su e con Luca, l’amore che poi perderà. Il capitolo CAMBIAMENTI DI STATO infatti evidenzia e porta alla luce la fine del loro amore; dapprima i due duettavano in maniera armonica e lirica, poi a poco a poco si distanziano e Vanessa riflette su cosa porta le persone a lasciarsi ma soprattutto su cosa le porta ad avere rapporti con altri esseri umani. Da qui in poi comincia il secondo momento, ovvero quello del passaggio da una condizione emotiva all’altra, in cui la riflessione da intima e in qualche modo delicata, si fa a mano a mano sempre più spinta, fino all’eros aperto e al racconto sfacciato – ma pur sempre elegante e coerente – delle proprie esperienze post 11 SETTEMBRE – così come lo chiamerà lei. E di nuovo si scherma dalla luce del sole, seppure non prova vergogna per l’atto biologico e consenziente, anche quando è un mettersi a tacere avvolta da un gruppo di mani (il suo divario maggiore è relativo proprio al fatto che non riesce a demonizzare il sesso, così come la morale impone, perché l’amore è una cosa ben lontana dalle dinamiche false spacciate per autentiche. Lei demonizza chi usa la morale per comodità e per procurare infelicità nel prossimo). Il terzo ed ultimo momento è invece quello in cui approda ad una scoperta essenziale nella sua rilevanza. Vanessa incontra finalmente un uomo degno di chiamarsi tale – senza però la necessità, come lei, di ipotizzare un amore che non esiste, senza mentirsi sull’urgenza e la bellezza intrinseca dell’atto – portando al di fuori dello schermo di un pc non solo i propri desideri, ma anche quelli della persona disposta a dar se stessa in pasto a lei, pur di permetterle di pervenire all’ineludibile verità così lungamente ricercata: quella relativa alla paura di non riuscire a trovarsi e alla paura di doversi perdere.
Vanessa. Storia di una metamorfosi
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