Vento caldo
- Autore: Ugo Moretti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Vento caldo di Ugo Moretti venne pubblicato nel 1949 aggiudicandosi il Premio Viareggio Opera Prima. Esaurite le copie venne riportato alle stampe solo undici anni dopo. Bocciato dalla Ginzburg come si legge in una lettera di risposta scritta a Carlo Muscetta, all’epoca grande lettore per Einaudi, ottenne un riconoscimento di grande stima da Calvino che regalò all’autore una copia de Il mestiere di scrivere aggiungendo al titolo "… da scrittore".
Nel giugno 2021 grazie all’intraprendenza della giovane casa editrice Readerforblind, Vento caldo è tornato in libreria e, a poco più di sei mesi, anche in ristampa a dimostrazione di come spesso i libri abbiano bisogno di sedimentare per essere accolti e apprezzati in ogni loro sfumatura.
Romanzo neorealista, Vento caldo narra le vicende di un giovane senza nome, figlio di una prostituta che lo partorisce a una stazione dei treni senza poi ricordarsi neanche più il nome del luogo. Ambientato a Roma nel periodo fascista antecedente e durante la Seconda Guerra Mondiale, ci conduce nel cuore della città eterna accompagnandoci in luoghi noti della capitale insieme a variopinti personaggi; uomini e donne sbandati, derelitti, soli e ai confini della società che non possiedono neanche un nome ma diventano Occhietti Azzurri, Coniglio, Chéri, la Vipera, Paolo-Lungo, Totò mentre l’amata, la donna ideale di cui Vento caldo si innamora, Claudia, possiede tutto, una casa nei quartieri alti, abiti, bellezza e, anche un nome.
Claudia rappresenta tutto per Vento caldo. Lei è riscatto sociale e grande amore. Per raggiungere entrambi è disposto a tutto. Trascorre le notti a leggere qualsiasi libro che gli capiti per avere una cultura mentre il giorno lavora e risparmia i soldi per acquistare uno scampolo di tessuto pregiato per farsi cucire un abito su misura come se fosse possibile riempire il vuoto che vive colmandolo con oggetti e ornamenti, come se bastasse atteggiarsi a ricco, borghese, benestante e colto per sentirsi in pace con la propria anima.
Tutta la trama del romanzo è in costante bilico su questa estenuante necessità di sentirsi nel posto giusto, accettato, riconosciuto e Ugo Moretti è bravissimo a tirare i fili di un percorso che porterà il protagonista ad avere diverse occasioni dove emerge il suo coraggio, sebbene siano sempre avvenimenti ai quali Vento caldo non darà mai il giusto peso, perso nella sua costante ricerca di se stesso e di quella vocazione a sentirsi libero e nello stesso tempo riconosciuto.
“Intorno a me lo sento, l’odio, come se avesse un profumo. Come lo sentivo tra i compagni di scuola, e negli amanti di mia madre che disturbavo con mio sguardo triste.”
Alla fine della guerra si unisce ai partigiani in forma attiva ma quando rientra a Roma toglie il fazzoletto rosso dal collo perché non ricerca alcuna gloria; rischia la vita in mare aperto per recuperare un cadavere ma sfugge i riconoscimenti per il suo atto eroico; si fa carico del soldato diciottenne conosciuto in Serbia e lo sostiene, lo nutre e lo protegge senza abbandonarlo mai; dipinge e quando, anni dopo, gli si riconosce del talento dichiara di non essere più capace di disegnare.
La ricerca costante di un riconoscimento per Vento caldo si traduce in un susseguirvi di peripezie, di trovate geniali, di coraggiose scelte ma anche di imprevisti della vita che non gli permetteranno di sentirsi soddisfatto perché quello che lui desidera, in fondo, è un sogno.
"Non bisogna togliere tutto a un uomo. Fino a che la gente avrà qualcosa a cui attaccarsi non succederà niente, qui. Potete levargli il lavoro, il pane, ma dovete lasciargli i sogni”
La miseria e la povertà perseguitano Vento caldo sebbene egli non sia mai né povero e tantomeno misero nel suo animo. È un uomo combattuto interiormente, costantemente insoddisfatto ed è un sognatore. Ambisce a scalare la scala sociale ma nello stesso si tormenta sul significato di borghesia.
"Come il fatto di radersi tutti i giorni. Io mi rado tutti giorni, adesso, come mi lavo i denti. Embè. Intanto io, che sono, io? Borghese pel fatto della barba e del vestito blu? Proletario per via che lavoro in tipografia? Artista perché sono andato in giro per i musei invece d’andare a bere - ma mica sempre - e leggo e schizzo qualche profilo sulla carta che mi ha lasciato Paolo? […] Così penso che a seconda di quelli che ti guardano tu sei qualcosa. E nella nostra anima maledetta noi siamo tutto, questa è la nostra condanna. Se riuscissimo a essere compiutamente una sola cosa forse saremmo felici”
Vento caldo è un romanzo intenso che ci riporta alle privazioni e difficoltà degli anni compresi tra il 1940 e la fine della guerra, trascinando il lettore nel flusso di coscienza di un uomo tormentato dal suo passato, incapace di cattiverie ma vittima delle brutture della guerra, che ci fa toccare con mano il senso della fame e della consapevolezza dello scorrere del tempo.
"Abbiamo fatto del nostro spirito una landa bruciata sotto un cielo inumano. Abbiamo trattato tutto e calpestato la nostra giovinezza senza uno scopo, vivendo perché i giorni sono venuti uno dopo l’altro, illusori e urgenti, senza darci tempo di pensare. Nel nostro spirito non è rimasto nulla di vivo e di vero; sembrava che questa mare di fuoco dovesse purificare, pulire, invece ha solo distrutto. Adesso siamo al margine, a guardare. A guardare i morti”
Ma è anche un testo che ci accarezza con i valori dell’amicizia e della famiglia non più vista come quella canonica di nascita ma quella costruita giorno dopo giorno nella vita, nella condivisione e nella presenza nel momento del bisogno.
Ugo Moretti ci regala pagine di profonda intensità, dove i tormenti di Vento caldo diventano i tormenti dei giovani che hanno vissuto la guerra e il periodo fascista e che hanno visto spezzato il proprio futuro ma sono anche pagine di grande dignità e valori trascritti con maestria e poetica regalandoci un testo che merita di essere letto e tramandato.
"Un vento ironico, un sole scanzonato pare che ci odi, noi, gente che sogna, noi sterili e il nostro mondo concluso alla sintesi di tre o quattro ideali ridotti un cane; noi niente, fessi dal cuore sfratto, straccioni; noi suicidi ambulanti. Il giorno ci ha messo l’amaro in bocca e siamo diventati tutti silenziosi. Siamo usciti con Occhietti Azzurri lasciando Chéri nel talamo, a ronfare. Poi fin dove ci hanno portato le gambe abbiamo camminato, il Coniglio e io, immusoniti gustandoci briciola a briciola il primo giorno di digiuno”
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