Vergine giurata
- Autore: Elvira Dones
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2007
Conoscevo il fenomeno delle vergini giurate dell’Albania solo di sfuggita e sul momento mi vennero in mente quelle donne che si fanno uomo per motivi spesso politici o sociali e che hanno ispirato tanta letteratura, come Bradamante dell’“Orlando Furioso” e Lady Oscar dei cartoni animati giapponesi. Ma subito, abbandonato per un attimo il vestito di fascino che può avere tutto ciò che si allontana dalla nostra consueta percezione del mondo, ho potuto vedere ritratte sui volti di quelle donne dalla femminilità negata tutto il dramma di una creatura costretta a vivere in una piccola gabbia, quegli occhi smarriti, vagabondi, con un lucido lampo di sgomento che anche una semplice foto non cancella.
Poi ho trovato per caso, nella biblioteca in cui lavoro, il breve romanzo di Elvira Dones, “Vergine giurata”, e quelle lampadine di qualcosa di assopito nella mia mente si sono riaccese tutte. L’ho preso e l’ho letto d’un fiato, curiosamente scritto in un ottimo italiano da un’autrice che non è di madrelingua ma che ha saputo trasporre nelle parole del nostro idioma ogni piccolo pezzo del riemergere dall’abisso di Hana. Troviamo una prosa cruda, senza sconti, dura come i lineamenti del viso della gente di quelle terre, un frullare di emozioni tra il presente, in cui la ragazza desidera prepotentemente riaffermare la propria identità di donna, portata alla luce di un neon come un buffo e grottesco burattino, e quegli anni trascorsi nell’impegno sistematico di cancellarne ogni traccia. Lei che non sa neppure indossare una gonna, non sa portare slip femminili, è arrivata a bere, fumare e pensare come un maschio e ora si trova lì, su un cordolo di confine, né femmina ancora né uomo più.
Hana, che le rigide regole del Kanun hanno trasformato in Mark, approda negli Stati Uniti ospite di una cugina e si ritrova a guardare con stupore le movenze e le forme già morbide della nipote Jonida, una adolescente sicura di sé che, inconsapevole, la guida verso il difficile percorso del ritrovarsi.
Finito il libro ho preso il DVD del film, nella stessa biblioteca, sia perché amo alla follia il cinema che per il fatto che la protagonista di Vergine giurata di Laura Bispuri è Alba Rohrwacher, una delle migliori attrici della nuova generazione. Magistrale infatti, nella pellicola, l’interpretazione di Alba, che non si smentisce mai, peccato però che il film tenda a trascurare certi passaggi del testo, a utilizzarli a suo uso e consumo eliminando alcune sequenze chiave (come il fatto che Hana abbia dovuto abbandonare l’università, il sostituire gli Stati Uniti con l’Italia) che rischiano di non far comprendere appieno la doppia faccia di un’antica tradizione a chi in qualche modo non vi abbia già avuto a che fare. Il film, a differenza del libro, scritto da una donna che fa parte in qualche modo di quella cultura, prende spunto dalla storia per raccontare un qualcosa di più universale, la lotta millenaria di una creatura con la società che vuole spersonalizzarla, e questo vale non solo per le vergini giurate dell’Albania, ma per tutte le eroine che hanno celato la propria identità per motivi di onore, vendetta, rivalsa, perché solo un uomo poteva fare ciò che andava fatto. Se non si insiste nel voler in ogni modo sovrapporre romanzo e lungometraggio si troveranno entrambi ottimi lavori, come due gemelli ognuno con la sua personalità, opere d’arte in primis, opere di denuncia importantissima e di riscatto poi.
Vergine giurata
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