Viaggio al termine della notte
- Autore: Louis-Ferdinand Céline
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
Viaggio al termine della notte di Céline è in assoluto uno dei titoli più belli dati a un romanzo. Sembra che nell’attimo esatto in cui si pronuncino quelle cinque parole, la notte scivoli via improvvisa e che, da lontano, si possa vedere una luce sbiadita, ma pur sempre una luce. L’ho letto a vent’anni. Oggi ne ho 32 e resta ancora il mio libro preferito.
Si tratta del capolavoro di Céline, un libro autobiografico che percorre pezzi di vita dello scrittore, le mille esperienze vissute, innumerevoli. L’esperienza della I guerra mondiale, quella delle trincee nelle Fiandre, le colonie in Africa, il sogno degli Stati Uniti, l’amore per la prostituta Molly, fino al ritorno in Francia, gli studi di medicina e l’attività di “medico dei poveri”. Il protagonista si chiama Bardamu. È un buon osservatore, un sognatore, un folle e si muove, insicuro ma strafottente, tra queste fasi della sua vita che lo portano un po’ ovunque. Céline racconta soprattutto della miseria umana, quella reale, tangibile, ma anche quella dell’anima. La miseria degli umani che arrancano, disprezzano, colpiscono alle spalle per trovare chissà che. La salvezza? La serenità? Forse nessuna delle due.
Per Céline, solo in un momento noi uomini siamo tutti uguali: di fronte alla morte. E bisogna far di tutto per godere fino in fondo, per non sprecare nulla. Eppure non sappiamo morire come si deve e non abbiamo dentro quello che ci vuole per aiutare un altro uomo a morire, ad andarsene in pace.
Non possediamo dentro i sentimenti necessari.
Meglio di tutti, Céline è riuscito a fotografare l’uomo così com’è, in tutta la sua bassezza, tutto il suo squallore. Ha un pessimismo noir, dissacrante, cinico che non lascia speranza. Bukowski lo adorava e quando gli chiedevano perché lo amasse tanto, lui rispondeva
“Era uno che a tre anni aveva già capito che razza di merda che siamo e te lo diceva con tanta franchezza…riusciva a farti ridere…”
Ecco, questo romanzo è così. Ti dice che razza di mxxxa che siamo, ti fa pensare e poi ti ruba un sorriso, che spesso diventa ghigno. E ti dice la tua verità con un ritmo tutto nuovo. Te lo dice quasi fosse una cantilena. Céline non scriveva, faceva musica e ci teneva che le sue “note" arrivassero al lettore. La sua era veramente della buona musica.
Ci sono tre parole magiche per poter accedere a "Viaggio al termine della notte" (e in genere a questo scrittore): Delirio, solitudine, ossessione. Credo che sia necessario avere una di queste tre cose per amarlo davvero. In questo libro di “verità“, alle quali Céline cerca di dare corpo, ce ne sono molte sulle quali bisognerebbe soffermarsi. Fin dalla prima lettura, ognuno di questi pezzi mi ha lasciato come un taglio, qualcosa che ha reciso molti fiori. Più di tutte, una frase, che lascio qui, perché è perfetta, vera. Tagliente e vera.
"Essere soli è allenarsi a morire".
Quando l’ho letta la prima volta, ho pensato al modo in cui avevo portato avanti il mestiere che prevedeva il confezionare solitudine. Io l’avevo confezionata a lungo. Avevo usato nastri colorati e carta da regalo con tante margheritine blu…insomma, sapevo come confezionarla. Leggevo quelle sei parole e mi venivano i brividi. Riconoscevo una verità che era la mia verità. Essere soli è allenarsi a morire. Perfetta! È un bastardo, Céline. Perché vi scava dentro. Ma è da leggere e rileggere. Perché è ironico, folgorante, vero, tagliente.
"Voyage au bout de la nuit" è monumentale, un vero e proprio capolavoro del ’900.
Recensione di Lucia Dell’Omo, pubblicata il 24 novembre 2009
Leggi anche il post su Instagram dedicato al libro, con testo a cura di Paride Candelaresi:
Viaggio al termine della notte
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Molti libri hanno trame senza vita. Magari son anche belli, originali, ma in fondo vuoti, privi di essenza. "Viaggio al termine della notte" è pura essenza. E’ la vita stessa che si fa trama nell’inchiostro che intreccia il suo autore sulle pagine dei primi del Novecento. Un titolo potente ed evocativo che mantiene fede a tutte le sue promesse, una maniglia che apre una porta sulla infinita commedia della vita umana senza passare per gli scatti della chiave, e ti spalanca addosso le cose per come sono, perquanto non te le abbiamo mai raccontate così.
Una deflagrazione continua di stupore in un autentico campo minato di rivelazioni. Troppo poco leggerlo una sola volta.