Vimini di Donato Cutolo

Vimini sembra scritto con l’intento di ricordarti a cosa possa servire la letteratura. Giusto perché c’è qualcuno che a volte si pone una simile domanda. La risposta arriva piano, per poi accelerare lungo la metà del racconto, arriva ed è quella che è sempre stata, vivere. Altro e se stessi.

“Alberi sempreverdi circondano il pozzo, ricoperto dai frutti caduti, e lasciati al loro

naturale destino, come fossero uomini.

Nascere. Crescere. Cadere.

Maturare in terra e finire.“

È un libro che va letto con le cuffie, accompagnato da quelle note che lo rendono un’opera fuori dal comune, più di un racconto ma in fondo un racconto puro. Quasi a voler rientrare in quella sfera aurale che sta all’origine di ogni narrazione, un modo per far dimenticare al lettore la sua corporeità e farlo immergere del tutto nel suono e nelle immagini delle parole. Si tratta di una storia dolorosa, eppure vitale, come se nulla mai riuscisse a far sbiadire i colori quando questi sono stati impressi con la forza di una tenera magia.

“il buio domina la scena, frazionato da pochi, sottili fasci di luce nei quali balla sospesa una polvere antica.”

La forza di Vimini ne racchiude tutta la dolcezza e tutta la luce di chi sa aggrapparsi a quello che il mondo riesce a dare, nonostante le ombre e nonostante i tagli. E riesce a vedere le sfumature.

“Non capisce perché ma si sforza, e in quei pochi istanti che riesce ad averlo vicino gli regala comunque il sorriso migliore.
Sente intatta la potenza dell’amore e lo protegge a quel modo, col silenzio”

Questa storia ha tutta la contemporaneità dell’eterno, è una storia di uomini e donne, fragili, del Novecento, ma si porta dietro il senso di valori ancora assoluti. Di una religione che opprime e non consola, di una natura che irrealisticamente protegge ancora l’uomo da se stesso, di mondi che scorrono dietro finestrini di un’auto che viaggia a vuoto, perché non porta altrove.

“Remo, fermo nel tempo, osserva Vimini,

ascolta Vimini, ama, Vimini.”

La tecnica fotografica è ridotta all’uso di parole puntate, che rendono straordinaria la semplicità del normale. Un racconto lieve, dolce, che cresce con l’andare delle pagine, doloroso e poetico, un omaggio a un mondo che forse non rivedremo più, un semplice straordinario racconto di vita, necessario a chi a volte ha la sensazione di smarrire la strada.