

Vita e morte di un poeta
- Autore: Nicola Bultrini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2025
Un gruppo di poeti che si ritrovano a condividere alcune questioni riguardanti la poesia: negli anni Settanta del secolo scorso sembrava possibile emendare e correggere i versi aulici dei predecessori. Tra riviste letterarie e plaquette, le tipografie erano sempre in attività. C’era un gruppo di poeti tra cui spiccava Beppe Salvia, pronti a dimenticare gli "anni di piombo" anche se il rapimento di Aldo Moro e la sua morte per mano dei brigatisti rossi nel 1978 fu un avvenimento enorme, che dopo tanti decenni ancora non abbiamo elaborato del tutto.
La vita divenne più facile e ci si scordò volontariamente della violenza del decennio passato. Una vitalità "esagerata" prese il sopravvento e ci viene raccontata da Nicola Bultrini nel libro Vita e morte di un poeta (Fazi editore, 2025).
Si creavano happening con pochi mezzi e si iniziavano a leggere le poesie in una Roma cialtrona e indifferente. A questi capannelli si avvicinava Amelia Rosselli, leggeva le sue cose e poi andava via; così faceva anche Dario Bellezza, sempre risentito e offeso per un nonnulla. Si volle dimenticare il decennio passato e solo nella capitale poteva avvenire. Non importava che i colpi di coda del terrorismo erano ancora presenti, come l’uccisione del professor Tarantelli. Un ragazzo spiccava sugli altri, Beppe Salvia.
Gli altri giovani poeti accettavano il maggior talento di Beppe, che pativa molto stare con troppe persone, che pure gli erano amici. Aveva preso a saltare dai cornicioni, lasciando gli altri a bocca aperta. La poesia come “pericolo” e unica forma di cambiamento della società. Ma gli stessi poeti iniziarono a studiare all’università e a creare dei punti fermi. Gli anni Ottanta del secolo scorso erano all’insegna del carrierismo e di un nuovo ritorno a pratiche borghesi. Solo Peppe Salvia, Amelia Rosselli e il defilato Dario Bellezza non volevano cadere nella pressa della "normalità borghese".
Un capitolo di questo magnifico libro di Bultrini ha come titolo “Tavor”. Il Tavor è una medicina conosciuta tuttora per la capacità di togliere ansie e attacchi di panico, una benzodiazepina di cui si fa largo uso anche in questo millennio. Salvia prendeva sempre troppe compresse e dunque non era mai veramente lucido; era un giovane uomo pieno di misteri, che si faceva mantenere dai genitori siciliani, dove lui spesso scappava non resistendo nemmeno mezz’ora a Roma, ma poi tornava sempre. Finì al pronto soccorso per eccesso di Tavor. Lui era ancora un giovane uomo senza arte né parte, che non si preoccupava del futuro; perché non lo vedeva, un futuro. Era meglio stordirsi con le compresse. Lui e Amelia Rosselli furono gli unici a non preoccuparsi di fare famiglia e di lavorare in modo costante; entrambi mettevano paura, la vita precaria aveva perso il suo fascino.
Se il titolo parla di morte, non la riprendiamo in questo scritto sull’agonia di Beppe Salvia. Vita e morte di un poeta è un libro memoir di grandissima bellezza, uno dei libri migliori usciti di recente. Salvia voleva bruciare tutto, le poesie, gli appunti; era autodistruttivo e misterioso, ma con un grande cuore.

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