Vittoria e Abdul
- Autore: Shrabani Basu
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2017
“Vittoria e Abdul” (Piemme, 2017, titolo originale Victoria and Abdul, traduzione di Linda Rosaschino) di Shrabani Basu, è la storia dell’amicizia sorta tra Vittoria (1819-1901), regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e il suo giovane servitore di origine indiana Abdul Karim, dal quale è stato tratto il film omonimo diretto da Stephen Frears, con protagonista il Premio Oscar Judi Dench.
Cowes. Isola di Wight. Inghilterra. 25 gennaio 1901.
“Mentre la nebbiolina di gennaio avvolgeva Osborne House, una breve fila di persone a lutto attraversava lentamente i giardini, diretta verso gli appartamenti privati della regina Vittoria. Nel corridoio all’esterno delle sue stanze, un indiano alto se ne stava solo. Era Abdul Karim, il Munshi indiano o insegnante della regina”.
L’esotico quarantaduenne stava aspettando fin dalla mattina, volgendo di tanto in tanto lo sguardo verso i giardini dove aveva trascorso tante ore con la sovrana. In lontananza le navi oscillavano silenziose sul Solent con le bandiere a mezz’asta. L’ottantunenne regina Vittoria era morta serenamente nel sonno tre giorni prima, circondata dai suoi familiari. Il Munshi era entrato a capo chino, vestito con una tunica e un turbante scuri e la sua presenza aveva riempito la stanza. Il re Edoardo VII, a conoscenza dei desideri della madre, gli aveva concesso alcuni attimi da solo con lei. Il volto del Munshi era segnato dall’emozione mentre guardava la regina priva di vita, il viso illuminato dalla luce morbida delle candele. L’augusta donna aveva dato a lui, un umile servitore, più di un decennio di amore e di rispetto indiscussi. I pensieri di Abdul tornavano agli anni trascorsi in compagnia della sovrana: il loro primo incontro a Windsor nell’estate del 1887, quando si era chinato per baciarle il piede; le giornate oziose trascorse insieme, quando le insegnava la sua lingua, l’urdu, e le descriveva il suo Paese; i pettegolezzi che si scambiavano e la compagnia che si facevano; la generosità nei suoi confronti; la solitudine a causa della sua vedovanza, che lui comprendeva. E soprattutto l’ostinazione con la quale Vittoria l’aveva sempre difeso.
Abdul aveva posato la mano della regina sul proprio cuore ed era restato in silenzio, cercando di trattenere le lacrime. Karim, muovendo solo le labbra, aveva chiesto silenziosamente ad Allah di dare pace all’anima di Vittoria. Dopo un ultimo sguardo e un inchino, l’uomo era uscito lentamente dalla stanza mentre due uomini chiudevano e sigillavano la bara della regina.
L’uomo il cui nome figurava regolarmente nelle circolari di corte quando accompagnava la regina e presenziava a cene reali, ricevimenti e rappresentazioni teatrali, a viaggi e cerimonie ufficiali, al corteo funebre, a Windsor, avrebbe camminato insieme alle persone più vicine alla sovrana. L’anziana regina aveva dato personalmente questa disposizione, pur sapendo che la propria famiglia e l’entourage non sarebbero stati contenti. Queen Victoria aveva fatto in modo che il suo adorato Munshi finisse nei libri di storia. Al contrario, la profonda relazione affettiva fu giudicata a corte incomprensibile e scandalosa.
“Si è trattato certamente di una relazione appassionata che si sviluppò su molti livelli, al di là del simbolico legame madre-figlio, tra il giovane uomo e la sovrana che, all’epoca, aveva già più di 60 anni”
chiarisce la giornalista/scrittrice indiana. Scrupoloso il lavoro di indagine intrapreso da Shrabani Basu. L’autrice ha visitato Osborne House, Agra, la città natale di Karim e gli archivi reali di Windsor, nella Round Tower per esaminare i quaderni di indostano della regina.
“A Karachi mi diedero il diario – un quaderno marrone con i bordi dorati – di quelli che venivano utilizzati a Windsor. Dentro c’era il resoconto dei dieci anni trascorsi da Karim a Londra, fra il giubileo d’oro e quello di diamante. Le pagine erano piene anche di foto e di ritagli di giornali”.
Nella prefazione a “Vittoria e Abdul”, Shrabani Basu svela come è entrata in possesso del manoscritto che inizia così:
“All’ombra di Sua Maestà, la regina Vittoria, io, un umile suddito, mi azzardo nelle pagine successive a presentare al lettore un breve riassunto del diario della mia vita alla corte della regina Vittoria dal giubileo d’oro del 1887 al giubileo di diamante del 1897”.
“Sono così fiera di lui. È così buono, gentile e comprensivo... ed è un vero conforto per me”.
La regina Vittoria a sua nuora Louise, duchessa di Connaught, 3 novembre 1888 Balmoral
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