Yeruldelgger. Morte nella steppa di Ian Manook

Il primo libro di Ian Manook tradotto in Italia, “Yeruldelgger. Morte nella steppa”, è un thriller che ti accompagna all’interno di piatti esotici e tradizionali come il kuushuur o il boodog di marmotta. Siamo di fronte a un gigante buono, un bevitore incallito di tè salato e burro: Yeruldelgger è un commissario della polizia di Ulan Bator, la capitale della Mongolia post-sovietica.

Complessivamente interessante, è un libro le cui pagine indimenticabili si alternano a episodi scontati come il colpo di scena finale dove una medaglietta metallica salva la vita a uno dei personaggi femminili. Intreccio povero di suspense, scritto con uno stile non propriamente da maestro del thriller.
Attraente la location che ci mette a contatto con un mondo lontano dai canoni paesaggistici occidentali. Insomma, c’è un po’ di tutto in queste 522 pagine: un protagonista ossessionato dal suo passato; un uomo presentato dall’autore come un vero Superman, abilissimo cowboy e robusto lottatore di sumo; un uomo introverso che affronta da solo una intera banda di motociclisti nazionalsocialisti implicati in alcuni efferati omicidi di cinesi evirati e prostitute uccise durante orge organizzate dal cattivo di turno.
Yeruldegger, che sta lavorando al caso di un ritrovamento del cadavere di una bambina sepolta viva, scopre che i casi di omicidio sono collegati. Il ritrovamento della bambina defunta gli ricorda Kushi, sua figlia, morta in circostanze misteriose. La durezza d’animo apparente lo spingerà a non avere pietà dei suoi nemici. Un’impassibilità che dischiude il conflitto con l’altra sua figlia, Saara, che apre l’abbrivio a pagine e pagine di dialoghi, a volte intensi, che lasciano il segno, a volte poco credibili.

Un resoconto lunghissimo, a tratti didascalico, certamente realizzato con grande abilità. Ian Manook getta un ampio panorama del paesaggio mongolo che si rivela riuscitissimo, anche se non ha nulla a che vedere, per esempio, con gli intrecci dei thriller di Micheal Connolly o con il più amato e nostrano commissario Montalbano.