Zona franca
- Autore: Alessandro Rosato
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Ho acquistato Zona franca di Alessandro Rosato (Maddali e Bruni, 2022) attratta dal titolo. Un’espressione come “zona franca”, presa in prestito dal linguaggio economico e trasportata nell’universo della narrazione non poteva che incuriosire una lettrice accanita come me. Perché è quando i campi del sapere inaspettatamente si mescolano che le parole di una storia si fanno più interessanti. Complice la giornata di pioggia in cui il libro è arrivato, ho iniziato a leggerlo subito. E le prime 60 pagine sono volate via, forse perché, man mano che andavo avanti nella lettura, su quell’aereo insieme a Gabriele, il protagonista, c’ero anch’io. (È inevitabile che accada, se un libro mi cattura!)
E in silenzio, ho ascoltato i suoi pensieri e i suoi ricordi, ho spiato i suoi sguardi verso “la ragazza dalle mani delicate”, ho seguito i suoi dialoghi con il passeggero Giacomo. Pensavo che il libro sarebbe andato via così, leggero e pensoso nello stesso tempo, commovente a tratti, tra ricordi e piccoli scorci di poesia, e invece, come sempre accade nei migliori romanzi, ecco l’imprevisto che scuote il lettore. E la storia prende tutta un’altra strada. Agile come un felino che insegue la sua preda, l’autore repentinamente cambia tono e ci conduce quasi in un’altra storia. E da quel momento, il lettore sente che non può più fermarsi. E così, scesa dall’aereo, mi sono incamminata anch’io con Gabriele per le vie del centro di Barcellona durante la festa di Sant Jordi, mi sono riposata nella penombra della Cattedrale del Mare, ho assaggiato le tapas in un piccolo bar conosciuto solo dai locals e finalmente ho guardato la terrazza di quel bilocale, piccolo come una scatoletta di tonno, in cui tutto era accaduto.
Mentre i fili della storia si annodano sapientemente tra loro, catturando il cuore del lettore, con un linguaggio giovane e mai lasciato al caso, l’autore ci regala delle piccole filosofie di vita destinate a far riflettere. Le pagine intanto scorrono e Ari, Mario, Sophie, Lara, Giacomo non sono più i personaggi di una storia, ma “vite” che vorrei incrociare davvero. Sono loro la mia “zona franca”. E mi sento a casa.
Sulla quarta di copertina l’autore si domanda: “Che cosa significa sentirsi a casa? Dove si trova la propria zona franca?”. Vorrei potergli rispondere che un buon libro è la nostra zona franca e può farci sentire a casa, se sappiamo entrare nelle storie in punta di piedi, se sappiamo lasciarci trasportare dalle parole di chi le ha scritte per noi. Come diceva Umberto Eco, leggere è vivere le vite degli altri e chi non legge alla fine avrà vissuto una sola vita. Non è il mio caso, di vite ne ho vissute già tante, ma questa in compagnia di Gabriele, personaggio sensibile e scanzonato che vi conquisterà sicuramente, è stata una delle più emozionanti. Leggetelo e non ve ne pentirete!
Complimenti ad Alessandro Rosato, che oltre a farmi divertire e commuovere ha saputo esprimere sentimenti veri e profondi con la giusta leggerezza e ironia che la vita merita.
Zona franca
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Consigliatomi da un bibliotecario di Milano quando gli ho parlato di mio figlio che ha lasciato l’Italia per vivere all’estero (sì, un altro, visti i dati ormai è la prassi). Mi aveva avvisato e concordo ora con lui: ci sono certamente libri con trame più complesse, più strutturati e forse per certi aspetti meno ingenui come a tratti questo libro mi è parso...ma dall’altra parte l’autore riesce a far parlare il protagonista e i suoi pensieri più intimi con una grandissima naturalezza tanto che si ha l’impressione che tutto sia al posto giusto. Pochissimi libri riescono a toccare un tema con tanta autenticità. E questo l’ha fatto. Alcune frasi sono candide e mi hanno emozionato. Volare lì, tra le nuvole, è proprio forse la metafora della felicità per il protagonista e per la sua generazione nomade, presente solo in una terra di mezzo, come un aereo, in volo, non più al punto di partenza ma neanche ancora alla destinazione, una costante zona franca. Auguro a Rosato di non smettere mai di scrivere perché abbiamo tanto bisogno oggi di parole come queste che arrivano dai luoghi difficili e inesplorati della vita.
Io ho pianto. Ho empatizzato così tanto con Gabriele e non solo perché sono stata in Erasmus e poi rimasta a vivere all’estero ma perché questa storia alla fine parla a chiunque stia facendo cambiamenti nella vita. Cosa che a me continua a succedere. Concordo sia “leggero” nello stile forse (e lo dico positivamente) ma non nelle riflessioni. Lo consiglio. Se vi manca “casa”, qualsiasi cosa/persona essa sia, ancora di più.