Il bandito della guerra fredda
- Autore: Pietro Orsatti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il bandito della guerra fredda. Dagli archivi ritrovati, la ricostruzione della storia di Salvatore Giuliano e di Portella della Ginestra. Il peccato originale della Repubblica” nasce da una visita a Partinico dell’autore, Pietro Orsatti, a casa dello storico Antonio Casarubbea, figlio della vittima di una delle stragi successive a quella di Portella della Ginestra, che conserva un importante archivio documentale.
Nei giorni seguenti alla strage di Portella, infatti, si succedettero episodi di violenza e attacchi alle Camere del lavoro e alle sedi del Partito Comunista, che videro vittime, in un’unica notte, tra San Giuseppe Jato, Partinico e Carini, dirigenti ed esponenti sindacali e del partito.
Lo scopo di questo lavoro di Pietro Orsatti è quello di far comprendere a coloro che non conoscono queste vicende, cosa sia veramente successo. In qualche modo è stato il periodo sperimentale della strategia della tensione e delle manipolazioni dell’informazione degli anni seguenti. Cosa ancora più grave, però, è che in questo specifico territorio in quel di Sicilia, è possibile intravedere il fiorire del periodo sperimentale dei rapporti insani tra le istituzioni pubbliche e la Mafia che viene riconosciuto come un potere reale, quasi istituzionale, con cui confrontarsi.
“Il bandito della guerra fredda” non è né un libro-inchiesta né un saggio storico, dove sovente si adopera un linguaggio comprensibile solamente agli storici di professione, vuole essere, invece, un’inchiesta e insieme un pamphlet.
Nella società italiana odierna vi è un sottaciuto senso di colpa, ereditato e di cui non si conosce la reale origine, si ha però il forte sospetto di essere stati manipolati e non se ne conosce la causa; tuttavia si ha anche l’impressione di essere, al contempo, complici della continuità di alcune coazioni.
Giuliano non è il bandito di campagna, come si è voluto far credere ai più. “Il bandito della guerra fredda” va letto per intero perché racconta la storia di una Sicilia all’interno del grande scacchiere internazionale, come è sempre stato negli anni passati. Pietro Orsatti narra i fuori scena, i retroscena che sono lontani dalla Storia ufficiale e dalle storielle di paese che ancora vengono raccontate.
Il dato di fondo è che vi è stata una storia diversa, nella quale le classi dirigenti hanno voluto mantenere il potere, assoggettando le classi subalterne, nei momenti di crisi e difficoltà dell’assetto politico, economico e sociale in un determinato momento storico. Sovente si è cercato di usare un altro sistema, ovvero di mascherare la verità effettiva che, come si sa, è sempre rivoluzionaria, per questo è necessario mistificarla: per evitare la rivoluzione.
Nel rievocare i protagonisti delle vicende descritte, si assiste da un lato a una connotazione romantica ed edulcorata, dall’altro a una rappresentazione demonizzante che interpreta questi personaggi come personificazioni del male, dimenticando che alcuni di loro sono stati anche uomini di Stato.
Nell’ultimo capitolo de “Il bandito della guerra fredda” Pietro Orsatti scrive che
“la memoria ha un potere incontrollabile, per questo fa paura. La memoria può creare processi inarrestabili, rende comprensibile il presente, mette a nudo responsabilità del passato, svela la faccia oscena del sistema del Potere. La memoria è un dovere individuale e collettivo, prerequisito indispensabile per potere esercitare il proprio diritto di cittadinanza. La memoria alle volte gioca brutti scherzi”.
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