La donna della cabina numero 10
- Autore: Ruth Ware
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2016
Nessuna traccia della ragazza della cabina accanto. Eppure erano in uno spazio ristretto, a bordo di un battello che sebbene principesco non è poi così sconfinato. L’Aurora Borealis è un transatlantico superlusso, impegnato nel viaggio inaugurale verso i fiordi norvegesi ed è anche il luogo del mistero, nel secondo thriller della scrittrice che si firma Ruth Ware, “La donna della cabina numero 10”, pubblicato da Corbaccio ad ottobre 2016 (pp. 368, euro 16,90).
Ruth Ware è lo pseudonimo di un’autrice inglese, appassionata di Agatha Christie fin da bambina, che si è guadagnata uno spazio nel mondo del giallo internazionale esordendo con “L’invito” (2015, sempre Corbaccio). È cresciuta nel Sussex, sulla costa meridionale. Dopo la laurea a Manchester e un trasferimento a Parigi – ha fatto la cameriera, la libraia, l’insegnante di lingua straniera - si è stabilita nel nord di Londra. Sposata, ha due bambini piccoli.
Ha lavorato anche come addetto stampa e questo le sarà servito per dare vita al personaggio di Laura Blacklock, detta "Lo", la protagonista di questa seconda storia.
È una giornalista ed ha ottenuto uno dei pochi accediti stampa concessi per la crociera d’inaugurazione delle rotte dell’Aurora Borealis, per clienti certamente danarosi. In effetti, la traversata sarebbe toccata alla redattrice titolare, ma un provvido stato di gravidanza sta concedendo la prima occasione importante a Lo, che pur impegnandosi da dieci anni in una rivista di viaggi non è andata finora oltre una scorpacciata di comunicati stampa da copiare e incollare e di foto da scegliere a commento di articoli altrui.
Quando sale sulla nave da sogno, per una crociera che mai si sarebbe potuta concedere, Laura è piuttosto scossa. Ha subìto un furto in casa: uno sconosciuto mascherato l’ha chiusa in camera da letto, senza altra violenza che sbatterle la porta sul naso. Spaventata e del tutto destabilizzata nelle sue certezze, ha litigato col fidanzato Judah, rifiutando di andare a vivere con lui e praticamente piantandolo.
È ancora in uno stato di confusione mentale quando si aggira nella cabina numero 9 a lei assegnata, un locale splendido, come il resto dell’Aurora, piccolo paradiso sul mare.
Nel prepararsi per la cena elegante di benvenuto, si accorge di non avere con sé il tubetto del mascara, che conservava nella borsa rubata in casa. Prova a bussare alla cabina adiacente, sperando di incontrare una donna. Con sorpresa e con immediata simpatia scopre che è occupata da una ragazza, giovane e graziosa, lunghi capelli scuri, molto truccata e vestita con una maglietta bucherellata, semplice e informale. La sconosciuta le regala il rimmel, dice di non volerlo più, sembra avere fretta di allontanarla.
Dal quel momento, a Lo succedono diverse cose nello spazio raffinato ma ristretto di una nave e di una serata. Nell’ordine: non vede da nessuna parte la simpatica vicina; conosce diversa gente e colleghi famosi; cena divinamente; si ubriaca, come le sta capitando spesso negli ultimi tempi; respinge le avances sgradite di un ex.
Un fruscio la sveglia alle 3,04 del mattino. Il rumore della veranda aperta delicatamente nella cabina accanto. E poi un tonfo, non un piccolo splash, però, sembra piuttosto quello di un corpo che cade in acqua.
Dal suo parapetto le sembra di scorgere una sagoma tra i flutti. Ha l’impressione di un barlume di bianco, come la mano di una donna, che galleggia solo per un istante e poi affonda.
Sul balcone accanto, qualcosa di scuro e oleoso sembra decisamente sangue.
Terrorizzata, chiama l’agente di sicurezza di bordo e insieme verificano il ballatoio: non c’è nessuna macchia però, tanto meno di sangue. Entrano nella 10 e la trovano perfettamente in ordine, anche perché del tutto vuota: niente abiti, niente valige, niente lenzuola, solo un materasso nudo. Non c’è da stupirsi, le dicono, è sempre stata vuota, non c’è mai stato nessun ospite in quella cabina, era destinata ad un uomo d’affari, ma non è salito a bordo per la crociera.
Nell’elenco dei passeggeri non risulta nessuna ragazza e non è stata presentata alcuna denuncia di scomparsa. Le fanno incontrare tutto lo staff, ma la giovane non corrisponde ai membri dell’equipaggio, tra il personale femminile di navigazione o di servizio. Eppure Lo ricorda bene qualcosa che l’aveva colpita nell’espressione di quella donna, la decisione con cui aveva guardato in corridoio e la sorpresa nel vederla provenire dalla cabina 9.
Laura si ritrova chiusa nello spazio claustrofobico di una nave. sulla quale tutti dimostrano con grande educazione di ritenerla una bugiarda, nella migliore delle ipotesi.
Cinque giorni chiusa con gente che non le crede. Da impazzire… comunque.
La donna della cabina numero 10
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Ho appena letto questo romanzo e trovo ci sia una grave incongruenza: se il cadavere della donna che è stato trovato aveva indosso gli stivali di Lo (tanto che all’inizio sembrava che il cadavere potesse essere il suo) e sappiamo che quegli stivali li aveva indossati Carrie per lo scambio di persona, com’è possibile che Carrie sia salva e il cadavere sia di Anne, che non poteva certo avere indossato quegli stivali?