L’enigma del clochard di Porta San Vitale di Davide Millimaggi

Daniele Millimaggi approda in libreria con “L’enigma del clochard di Porta San Vitale”. Un giallo a tinte fosche.

A terra, presso Porta San Vitale, a Bologna, un professore ha trovato un clochard morto. Accorrono le forze dell’ordine che immediatamente percepiscono di trovarsi di fronte ad una morte inusuale: il barbone morto conserva tra le sue poche cose, un articoletto della stampa locale e un foglio di carta con uno scritto in latino. Un enigma.
Il clochard evidentemente nasconde un segreto che, probabilmente, rimanda ad un altro omicidio. Le indagini non sono facili ma a poco a poco si incomincia a far luce su un mistero che porta indietro nel tempo, ai tempi degli anni di piombo. Tra servizi segreti deviati, terrorismo politico e la Bologna degli anni Duemila si snoda la direttrice principale della trama del romanzo.
Tante sono le implicazioni storiche di questo volume: non solo il terrorismo ma anche le trame oscure dei servizi segreti e della massoneria che cerca di destabilizzare il Paese. Il commissario Elena Giusti indaga e non si ferma davanti a nulla perché “i ragazzi di via Irnerio”, come sono chiamati i colleghi che lavorano con lei, formano la migliore squadra di Bologna e ad ogni caso risolto si festeggia sempre al Sister Act, il locale di Maria Chiara Lazzarini, la jazzista, ex attrice di teatro che ama scoprire nuovi talenti. Un locale particolare, adatto alla squadra di polizia, dove trovare:

“un’atmosfera distesa e la musica e le parole si diffondevano lasciando in ognuno la voglia di sognare e di lasciarsi andare”.

Un giallo coinvolgente, interessante. La trama, però, è abbastanza scontata sin dall’inizio e lo stile di scrittura troppo semplice e lineare. Parlare del terrorismo e di quello che ha significato è impresa ardua e non comune e lo scrittore imbastisce, nel complesso, una buona storia. Purtroppo “L’enigma del clochard di Porta San Vitale” appare però un elaborato giovane e poco profondo.