Un’estate in giardino
- Autore: Charles Dudley Warner
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2016
“Un’estate in giardino” (Elliot, 2016, titolo originale Summer in a Garden and Calvin, A Study of Character, traduzione di Gianluca Testani) è un classico americano di “garden literature”, scritto dal romanziere statunitense Charles Dudley Warner (1829-1900) nel 1870, autore di libri di viaggio e scritti di carattere sociale e filantropico, amico e collaboratore di Mark Twain.
“La proprietà di un pezzo di terra, da grattare con la zappa, su cui piantare semi e restare a guardare, questa è la più comune gioia della nostra stirpe, la cosa più appagante che un uomo possa fare”.
Nella sua tenuta chiamata Nook Farm a Hartford, capitale dello Stato del Connecticut, il giardiniere dilettante Charles traeva grande piacere e soddisfazione nel curare il suo giardino, con orto e frutteto annesso.
“È un piacere mangiare il frutto della propria fatica”.
Era di maggio e il giornalista si apprestava, con il sole che gli scaldava la schiena, a zappare il terreno.
“Si trae forza dal terreno tutte le volte che lo si tocca con una zappa”.
Durante la faticosa ma necessaria attività, l’autore era conscio del fatto che la qualità principale di un orto fosse quella di insegnare la pazienza, una prova di carattere, un grande esempio di vita. La natura insegna che, mentre tu indugi a prendere una decisione, essa non aspetta. “La sua mente è risoluta” e conoscendo quello che coltiva impartisce all’uomo una lezione d’inferiorità.
Creare un giardino vuol dire dedicarsi con amore e continuità alla sua cura. Per zappare occorre possedere una schiena di ferro anche perché le erbacce come la portulaca, dai fiori variopinti, crescono velocemente. Invece il saltellante rospo elimina gli insetti. Charles si era assentato da casa una settimana in cui una benefica pioggia aveva compiuto una meravigliosa trasformazione: ortaggi, mais, zucche e pomodori erano cresciuti rigogliosi. Il nostro giardiniere aveva notato con disappunto che gli uccelli avevano banchettato con i piselli lasciando i baccelli vuoti. L’estate stava avanzando e il verde prato andava rasato con regolarità. L’orgoglioso Charles portava in tavola quello che aveva coltivato e il loro sapore assumeva un gusto particolare. Era giunto l’assolato Agosto e la stagione era al suo culmine. Quando alla fine del mese la luce diventava più brillante e il colore del cielo più azzurro, la natura circostante aveva raggiunto un sereno equilibrio.
“Avendo dato fiori e frutti, ora si rilassa”.
Pere, succosi grappoli d’uva e rosse turgide fragole attendevano di essere colte e mangiate. Altri giorni erano trascorsi, Charles e il suo Eden si stavano preparando all’autunno. Nelle ultime giornate calde, il saggista si recava nel suo verde microcosmo e qui non pensava a niente, mentre un ingordo pettirosso si cibava di uva fragola. Una prosa elegante e a tratti ironica narra diciannove settimane nella vita di un’area verde. Attraverso la descrizione del giardino, il lettore apprende che
“la natura non chiude occhio”
e che curare le piante può avere un effetto tranquillizzante.
“Un’estate in giardino”, del quale “alcune (...) pagine comparvero nel Hartford Courant”, si legge con interesse soprattutto in quei brani che contengono riflessioni filosofiche su religione, società e sugli animali.
“Ogni saggio che avvicina gli uomini alla comprensione dei misteri che gli alberi sussurrano, i ruscelli mormorano, è un contributo al benessere e alla felicità della nostra specie”
scrive nella “Lettera Introduttiva” del testo il politico statunitense Henry Ward Beecher (1813-1887).
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