Gli estremi dell’hard
- Autore: Stephen Maddison e Federico Zecca
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2013
“E quali sono i limiti del piacere?” (p. 39)
La casa editrice Mimesis ha il grande pregio di affrontare con un linguaggio filosofico tanti argomenti popolari. Il vantaggio è di sdoganare temi quotidiani, aiutandoci a comprenderli al di fuori di schemi banali, con un’ottica panoramica e totale.
Perciò è meritorio il libro “Gli estremi dell’hard – Due saggi sul porno contemporaneo” (Mimesis, Milano, 2013), perché, per quanto vogliamo nasconderci, il porno è una fetta della nostra esistenza. Sono due testi filosofici di Stephen Maddison e Federico Zecca.
Si parte dalla differenza fra i due generi attuali - il features e il gonzo - secondo la pietra miliare dell’analisi della pornografia cinematografica. È sabato 17 marzo 2001 quando lo scrittore inglese Martin Amis scrive un articolo per The Guardian. Amis affronta il tema descrivendo le due diverse industrie erotiche, incontrando con umanità lavoratori del settore.
Martin Amis definisce:
“Features are sex films with some sort of claim to the ordinary narrative: characterisation, storyline. "We don’t just show you people fucking," said a Features executive. "We show you why they’re fucking." These movies are allegedly aimed at the "couples market". Couples, it asserted, want to know why people are fucking. I can give these couples a three word answer that will hold true in every case: for the money.” [7]
Il features è un vero film. Ha una preproduzione, un copione, un casting, una location, un regista, un montaggio, una postproduzione. L’atto sessuale è la conclusione di una serie di scelte motivazionali, come accade nella vita di tutti noi.
Non sempre è così. In alcuni locali, in alcuni ambienti il rapporto avviene saltando i corteggiamenti, gli inviti, le cene e le finzioni. Sì passa all’atto senza sapere il nome o senza vedersi.
Il riflesso cinematografico di questo comportamento umano è il gonzo:
“Gonzo porno is also known as "wall-to-wall". It shows you people fucking without concerning itself with why they’re fucking. There are no Lord’s Prayers, no furled American flags in Gonzo. Features porno is much, much dirtier than it used to be, but Gonzo porno is gonzo: way out there. The new element is violence.” [8]
Nel gonzo non c’è una preparazione scenica, non c’è una sceneggiatura, scenografia, produzione. S’inizia e si finisce con un rapporto sessuale. C’è un richiamo allo stile amatoriale, alla ripresa casalinga con l’Iphone. Se con la mia amante voglio riprendermi, non penso al set o ai dialoghi ma filmo esclusivamente il gesto. Ma Amis individua un nuovo requisito: l’amplesso deve essere violento, sadico.
Il primo saggio è di Federico Zecca, il quale scientificamente studia cinematograficamente le due categorie. Da ottimo professore riporta nel tema tutti gli aspetti nella loro funzione sociale, economica, semantica, linguistica, tecnologica.
Da Zecca comprendiamo che i generi hanno due forme avversate.
Nel features c’è una struttura produttiva importante, una storia, una finzione, elementi diegetici, un budget quattro/cinque volte superiore al gonzo.
Il gonzo è un filmato minimale, si serve delle tecniche di riprese più moderne. Non c’è una storia, un plot. È una serie di episodi, abbastanza corti sulla falsariga di un documentario, senza trucco e in presa diretta, per non nascondere i rumori e gemiti. Il costo della produzione è insignificante. È un unico piano sequenza perciò non ci sono montaggio e post produzione. Il prodotto come esce è perfetto per la diffusione.
Zecca Indica nel fruitore la differenza maggiore, anche se non si dilunga nella rappresentazione psicologica per la brevità del testo.
Il genere features è una visione adatta per coppie, per dei voyeur.
Il gonzo è uno spettacolo per uomini solitari, interattivo. La ripresa è soggettiva, è il POV - Point of View - la camera è tenuta dallo stesso attore, noi condividiamo gli occhi del protagonista. Inoltre c’è un accrescimento sia dei particolari, sia degli attori. Il loro gesto è violento. Gli attori sono degli estremi performers, degli implacabili amatori, capaci di raggiungere vette terminali. C’è un’idealizzazione degli attori per i loro ritmi esasperati:
“… sessualità farmacologica.” (p. 48)
Per questo l’atto appare furioso, esagerato, inconsueto.
Federico Zecca utilizza l’analisi del film per decostruire due esempi, un features e l’altro gonzo. L’analisi porta attenzione al:
“… funzionamento significante del film, nella consapevolezza che solo in questo modo si potrà articolare un discorso davvero fondato … sia che si voglia penetrare la natura semantica o ideologica di un testo, il quale non potrà dare a esse forma se non attraverso la propria catena significante.” [9]
Grazie allo studio, dall’autore apprendiamo concetti fondamentali.
Nel cinema features c’è:
“l’intesa tra i partner è perfetta, e la soddisfazione reciproca” (p. 31)
La produzione, la finzione, la storia, valorizza le quattro fasi del rapporto sessuale: eccitazione – preliminari – penetrazione – orgasmo.
L’attività sessuale è il 73% del frammento preso in considerazione, contro il 94% del gonzo.
Il gonzo non ha solo un vantaggio quantitativo ma una:
“decostruzione della dimensione sintattica …” (p. 31)
perché i quattro punti rappresentativi del features, riappaiono in ordine sparso, decostruiti e con finalità diverse. I rapporti classici sono riportati nella loro estrema tecnica. Ad esempio, il coito orale, da preliminare diventata un’esasperazione impetuosa e aggressiva: deepthroat, ass licking, ass-to-mounth, bukkake ecc.
È una maratona carnale, un momento di vigorile esasperazione. Non è necessaria la bellezza ma esclusivamente una resistenza fisica, atletica e capacità di reagire a tutte le spinte sovrabbondanti. In questo c’è interazione. Gli attori sono persone apparentemente normali, i quali attraverso la camera frenetica e la soggettività, realizzano una partecipazione virtuale dello spettatore.
Differente stile e linguaggio hanno il secondo saggio di Stephen Maddison. Segue la stessa direzione però ne esce un testo conservatore e papista, nel senso stimolativo di Papa Francesco dell’esortazione apostolica Amoris leatitia. Per entrambi il sesso va bene, purché sia accettato entro dentro limiti difensivi, dentro schemi consoni e soprattutto deve essere tranquillizzante e rassicurante:
“Adamo, che è anche l’uomo di tutti i tempi e di tutte le regioni del nostro pianeta, insieme con sua moglie dà origine a una nuova famiglia, come ripete Gesù citando la Genesi: «Si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne» (Mt 19,5; cfr. Gen 2,24). Il verbo “unirsi” nell’originale ebraico indica una stretta sintonia, un’adesione fisica e interiore, fino al punto che si utilizza per descrivere l’unione con Dio: «A te si stringe l’anima mia» (Sal 63,9), canta l’orante. Si evoca così l’unione matrimoniale non solamente nella sua dimensione sessuale e corporea, ma anche nella sua donazione volontaria d’amore. Il frutto di questa unione è “diventare un’unica carne”, sia nell’abbraccio fisico, sia nell’unione dei due cuori e della vita e, forse, nel figlio che nascerà dai due, il quale porterà in sé, unendole sia geneticamente sia spiritualmente, le due “carni”. [10]
L’autore ha uno scopo preciso, processare e condannare il genere attuale e popolare del gonzo, e per riuscirci utilizza due assiomi.
Nel primo, inserisce il consumo della pornografia come uno strumento del neoliberalismo:
“correlare la ricerca del piacere promossa dalla pornografia al più ampio contesto della governabilità neoliberalista. Il piacere, infatti, giace al cuore della cultura del consumismo, dell’ideologia della libertà e dell’economia del capitale” (p. 39)
Il secondo assioma, nasce da una citazione di un articolo ripresa dal sito rotten.com, nel quale si analizza il cinema di Max Hardcore. Paul F. Little (il vero nome di Hardcore) è un attore, regista, produttore di film gonzo, amplificati e brutali, con una smodata fissazione della sodomia, dalla presenza di oggetti come speculum o tubi, con umiliazione e degradazione della donna, usata come ricettrice di liquidi e mucose di ogni genere.
L’assioma è: non ci si può masturbare di fronte a queste immagini:
“In Max Hardcore videos, a girl’s rear end is likely to be dilated to an outrageously uncomfortable circumference, usually with a clear plastic gynocological speculum equipped with a temperature gauge and buzzing electric lights. Awkward, biological attributes like the pokey-poke tip of a tiny turd or never-before-seen red, raw tubular tunnels are brilliantly illuminated for all to see — yes, let’s just come right out and say it — deep within her cavernous sphincter. Sorry if you can’t jerk off to that, but more often than not Max’s films are less about masturbation and more about showing the audience something they don’t exactly see every day.”
Max Hardcore è il primogenito del gonzo, è famoso perché fu arrestato e condannato a quarantasei mesi di carcere, nel 2008 per oscenità. Fu rilasciato nel 2011, dopo mesi passati in una prigione del Texas. È l’epoca del presidente George W. Bush e della sua crociata contro l’indecenza:
“In 2005, the Bush administration launched its so-called "War on Porn," forming the Obscenity Prosecution Task Force, a Department of Justice outfit dedicated to pursuing obscenity prosecutions, and the FBI began recruiting for a "porn squad," otherwise known as the Adult Obscenity Squad, focused on "manufacturers and purveyors" of pornography. In late 2005, federal agents raided Little’s offices in Altadena, California, but it wasn’t until early 2007 that his indictment was unsealed. As it turned out, OPTF Director Brent Ward had found getting US Attorneys to pursue obscenity prosecutions wasn’t easy. Consequently, US Attorneys who preferred dedicating their resources to crimes other than obscenity in districts more likely to win the administration obscenity convictions were eliminated.” [11]
Lo leggiamo come una contraddizione dell’assioma dell’autore, un presidente neoliberalista arresta un satiro regista di porno.
L’autore ne esce con molta fantasia. Erano tanti da arrestare ma fu preso un capro espiatorio, perché Max Hardcore era malvisto pure dagli altri produttori. Addirittura cita Roland Barthes:
“immunizza l’immaginario collettivo mediante una piccola inoculazione del male riconosciuto difendendolo così dal rischio di un sovvertimento generalizzato.” (p. 41)
Da qui la sua conclusione: era tutta una finzione, in realtà Bush vuole la prosperità del porno e dell’oscenità perché neoliberale.
Si comprende come siamo di fronte a una tesi preconcetta. Per Maddison, Il povero Bush è colpevole a prescindere sia se non l’avesse arrestato, sia perché l’ha arrestato.
Contrasta Maddison anche Martin Amis nell’articolo del The Guardian:
“With a wife like Hillary, Bill Clinton could never be a true pal of porno, but he largely left it alone on First Amendment grounds. Unlike his two predecessors, who systematically harassed the industry with confiscations, multiple prosecutions, fines, jail terms. It’s a fair guess that porno never felt more gorgeously secure than when Clinton, in his second term, became in effect the porno president.” [12]
Il secondo assioma ha un sottile divertimento, ironico e provocatorio.
Di fronte alle scene gonzo, il pubblico rifugge dalla masturbazione, anzi lo rigetta come disgustoso. Che cosa è la pornografia, qual è il suo fine:
“una pornografia non piacevole da guardare, e inutile ai fini della masturbazione, contraddice la definizione del genere. (…) La pornografia è la rappresentazione di performance sessuali finalizzata a provocare eccitazione nello spettatore. O no?” (p. 43)
Pertanto il gonzo non è pornografia lecita perché, il fine ultimo, l’eccitazione e la masturbazione, non esiste, il ripudio ha il sopravvento.
Allora delle domande mi nascono spontanee. Milioni di persone oggi giorno passano il loro tempo a vedere quei film su internet, che fanno durante la visione?
Stanno seduti buoni, concentrati come di fronte a una pellicola di Aleksandr Sokurov? Ovvero analizzano meccanica e composizione del significato e significante della storia?
Ovvero sono dei sostenitori accaniti del neoliberalismo?
Ovvero navigando perennemente fino alla ricerca di una pornografia lecita?
Sinceramente penso che facciamo tutt’altro.
Nel seguito del testo, l’autore, ricerca un appoggio post femminista. Nel gonzo il ruolo delle donne è visto come:
“mero involucro di carne in cui piantare le cose più disparate.” (p. 42)
alle donne è vietato il diritto di avere un orgasmo.
Il cinema gonzo non è solo eterosessuale. Pure nel cinema gay appaiono uomini che sono un
“mero involucro di carne in cui piantare le cose più disparate.”
Ovvero certe scene di strapon, in cui sono donne a sodomizzare l’uomo.
Perciò, il ruolo corporeo è strutturale alla questione fisica e a una concezione di post maschilismo.
Però l’autore riconosce la vittoria di Max Hardcore. Il suo genere, il gonzo, è diffuso e ha raggiunto la superiorità, addirittura il suo stile è stato copiato e ripreso da migliaia di altri autori:
“l’industria pornografica attinge a piene mani.” (p. 41)
Il risultato è una ricerca esasperata di nuovi prodotti, provocando una miriade di suddivisioni di generi e tags. Ogni nicchia è coperta, ogni gusto è soddisfatto, ogni fetish è accontentato. Per l’autore sembriamo liberi di scegliere, in realtà siamo delle vittime di una:
“irrequieta e nervosa interpassività”. (p. 56)
Appare come un appagamento che ci provoca unicamente stress, tensioni e controllo:
“Il porno non offre nessuna soddisfazione ma solo (…) forma di soggettivizzazione neoliberale.” (p. 56)
Nel nostro ruolo di ricerca forsennata, è nascosta una regolamentazione voluta, e l’essere schiavi e succubi del consumo e del mercato:
“Il ruolo del piacere nella società neoliberale, dunque, non è quello di distrarci dalle nostre necessità economiche e sociali, ma è piuttosto quello di canalizzare il nostro desiderio e la nostra creatività all’interno della cultura di mercato, e nei suoi modi di soggettivizzazione.” (p. 47)
Qualsiasi società o gruppo di potere (quindi non solo il neoliberalismo) tendano a controllare e governare la sessualità e il corpo.
L’erotismo consapevole fra due o più persone adulte, sia nella libera scelta di provare, testare limiti, sia dal ripetere infinitamente la posizione del missionario, è decisione individuale e sociale, ribelle e rivoluzionaria.
Sono tanti i tentativi del potere di canalizzare verso schemi rigidi e conservatori il sesso. Fra questi ci sono i fautori della repressione, perfino giudiziaria e poliziesca, dei lavoratori del mondo porno.
Inoltre ci sono sistemi, idee, stili di vita basati su una libertà sessuale non facilmente controllabile. Sono state assoggettate a una sorveglianza schematica, sottoponendoli a regole, ruoli, leggi, contratti o a matrimoni.
Anche il cinema gonzo, ci piaccia o no, è diversità fuori controllo.
È coscientemente esatto il pensiero sulla riduzione della sessualità da carnale a virtuale. La tecnologia della rete ha provocato una proliferazione di rapporti. Ma la soddisfazione non appartiene più nel consumo di sessualità, ma in un compiacimento istantaneo. Passiamo il tempo a chattare anziché liberarci da quest’ossessione per correre a fornicare. Il contatto carnale non è più il fine ma soltanto un desiderio irreale e fantasioso, da appagare parlando Ovvero con pratiche onaniste attraverso uno schermo del computer:
“Il sesso “reale” perde importanza, mentre il porno diviene la forma principale attraverso cui esperire la sessualità.” (p. 46)
La realtà:
“Non c’è mai stata tanta pornografia, né è mai stata tanta disponibile.” (p. 45)
e sentiamo più desiderio di ricercare il porno che avere una vita sociale e sessuale.
L’autore accenno al tema dell’alienazione ripetitiva e autoreferenziale:
“Piuttosto che incitarci a esperire in prima persona quanto vediamo, il porno sembra generare solamente desiderio di altro porno” (p. 46)
È la complicazione della rete, della nostra nuova maniera di relazionarci, di una visione limitativa e surrogata della nostra gestualità. Se posso comprare tutto su Amazon perché non posso saziare la mia sessualità unicamente tramite internet?
Gli estremi dell'hard: Due saggi sul porno contemporaneo
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