Una famiglia bellissima di Antonella Di Martino

Quale famiglia è realmente bellissima? Esiste davvero la famiglia perfetta? Se un giorno dovessimo trovarci a pranzare al ristorante “Al Frantoio”, e sedessimo di fianco alla famiglia Oderico, padre, madre e figlio adolescente, avremmo forse l’impressione (o l’illusione?) di avere davanti “la famiglia perfetta”, anzi bellissima, i cui membri

“sembrano tre fotomodelli professionisti, sprizziamo serenità da denti e pupille”.

È verosimile pure che si provi una punta di invidia davanti a tanta perfezione; non solo o non tanto per la bellezza sprigionata, quanto per la felicità che è lecito presumere regni al suo interno, la lontananza da tutte quelle piccole e grandi preoccupazioni che gravano normalmente sulla famiglia moderna, quella che già il solo ritrovarsi a tavola tutti insieme rappresenta l’eccezione alla regola, figuriamoci l’essere così tanto in sintonia.

Ma, come sempre, l’apparenza inganna e la famiglia Oderico non fa eccezione alla regola. Piuttosto sintomatico, invece, che sia il giovane Max (sulla spinta “morale” delle lettere lasciate dalla nonna) a intraprendere la lunga marcia per conquistare la libertà di essere quello che è: un adolescente in cerca di identità che rifiuta di crescere con una spada di Damocle perennemente appesa sulla propria testa. Per farlo, dovrà riscattare il terribile segreto di famiglia dalla sua prigionia, rompere le regole, evadere, e non solo metaforicamente, dalla prigione di inganni e bugie abilmente congegnata dai suoi genitori per impedire al mondo di vedere la parte più sincera, e se possibile persino più bella, di una famiglia già di per sé bellissima.

Il confine tra essere e apparire, l’aspirazione a modelli preconfezionati di perfezione, l’ossessione per gli aspetti esteriori contrapposta alla latitanza della cura dei sentimenti veri, dei legami profondi, di radici solide; la famiglia, il rapporto tra genitori e figli, le sue disfunzionalità, il difficile mestiere di crescere nella società contemporanea, sono solo alcuni dei temi radiografati da Antonella Di Martino in “Una famiglia bellissima”.
Una scrittura sensibile eppure ironica, che non dimentica l’incisività per raccontare una storia che si può facilmente immaginare come “reale”, non solo per la vividezza della narrazione quanto per la capacità di entrare nel cuore di una cruda verità, una verità che potrebbe celarsi dietro la porta dei nostri vicini di casa più frequentemente di quanto crediamo, se già non si nasconde nella cantina di casa nostra come la scimmia è nascosta nella cantina degli Oderico.