Il fango, la neve, il marmo 1915-1918
- Autore: Alberto Adotti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il fango, la neve, il marmo 1915-1918” (Iride Editore, 2017) di Alberto Adotti è il racconto degli orrori della prima guerra mondiale attraverso undici storie di Militi Ignoti. L’autore ha voluto dare un volto, una vita, una storia a dei morti ignoti affinché essi non rimanessero imprigionati nelle retoriche di parte e, anche se postumo, avessero un giusto riconoscimento.
Sulla prima guerra mondiale, che ha cambiato la geopolitica dell’Europa, si sono scritti molti romanzi storici che descrivono le battaglie, la trincea, la sofferenza, la grande sconfitta di Caporetto e che parlano soprattutto degli ufficiali e dei generali coraggiosi morti per la patria, ma, come dice nella prefazione al libro, Lorenzo Del Boca
“al fronte sono arrivate vagonate di operai e contadini che non erano guerrieri e che non volevano la guerra. Per qualche settimana di addestramento, si sono trovati con un bastone in mano. Poi gli hanno messo in spalla un fucile vero che non avevano mai usato e li hanno allineati in faccia al nemico. (...) C’era la guerra lì davanti ma occorreva combattere anche la fame, la sete, la pioggia e la melma, i topi e gli scarafaggi, le cimici e la dissenteria, la febbre e la cancrena che afferrava i piedi e saliva fino alle ginocchi”.
La carneficina che ne è seguita ha lasciato tanti, troppi ignoti, morti sulla nuda terra. Alberto Adotti dà voce ad alcuni di loro simbolo di tutti coloro che si sono sacrificati nel Carso e sull’Adamello e che noi non abbiamo ancora onorato abbastanza.
Conosciamo così Pierluigi, classe 1886, appena sposato con la giovane e bella Ivana che non rivedrà più. Morirà infatti sulle Dolomiti del Brenta per aiutare un giovanissimo soldato austriaco, precipitando con lui in un burrone. Michele un prete di campagna che sceglie di partire volontario come Tenente Cappellano e morirà sul Monte Grappa benedicendo e chiudendo gli occhi a un soldato. Matteo nel 1917 che a 47 anni viene chiamato alle armi dal suo reggimento e poiché è un esperto nella lizza viene assegnato ai confini della Marmolada per distruggere un obice se si presentasse l’infausta occasione che il nemico avanzasse e se ne impossessasse. Nell’azione una terribile esplosione lo farà sparire agli occhi degli altri commilitoni. Bruno e Rocco, entrambi ventenni, uno di Pavullo nel Frignano l’altro di Bronte; Moriranno sulle Dolomiti sotto il fuoco del nemico. Kevin, figlio di una nobile veneziana e di un diplomatico americano, che viene arruolato nell’American European Force e poiché conosce molto bene il tedesco viene infiltrato nei territori occupati dagli austriaci. Sarà scoperto, riconosciuto come spia e, per non essere imprigionato e torturato durante il tragitto in macchina, darà una violenta testata sulla nuca dell’autista che perderà il controllo dell’auto e che precipiterà in un dirupo. Dopo una fuga rocambolesca dal famigerato Evidenzbureau, anche il tenente Galliano si ucciderà per non cadere nelle mani degli aguzzini austriaci che lo avrebbero torturato per il suo ruolo importante nel reparto trasmissione del Regio esercito. Lorenzo, giovane milanese, e Carmelo, trentaseienne calabrese saranno uccisi da una pioggia di fuoco e proiettili, il primo a Bassano e il secondo a San Giovanni di Duino. Emanuele, inviato di guerra, sarà catturato, processato e fucilato senza alcuna pietà. Nell’epilogo infine l’undicesimo ignoto Antonio/Toni, irredentista, arruolatosi allo scoppio della guerra morirà eroicamente sul Monte Cimone. Lui, scelto tra le undici spoglie degli eroi italiani ignoti e dimenticati, seppellite ad Aquileia nel Cimitero degli Eroi, affronterà, insieme a una madre simbolo di tutte le madri, un viaggio commovente e diverrà il Milite Ignoto dell’Altare della Patria di Roma.
Il romanzo di Alberto Adotti, con grande pietas, ci racconta la storia vera, semplice, sofferente, di eroi mai presi in considerazione prima, che hanno lasciato la loro terra, le loro madri, le loro mogli e le loro famiglie, con la certezza che la guerra sarebbe finita presto e che avrebbero fatto ritorno nelle loro case vincitori. Non è stato così. “Il fango, la neve, il marmo 1915-1918” è un riconoscimento dovuto
“per una dolorosa storica realtà”.
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