Il gigante dal cuore di panna
- Autore: Francesco Sturaro
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il gigante dal cuore di panna” (Bianca & Volta Edizioni, 2017) è un romanzo storico del giornalista scrittore Francesco Sturaro, nato a Conselve (PD), laureato in Storia all’Università di Ca’ Foscari di Venezia, specializzato nella redazione di notiziari comunali e periodici d’informazione.
Il gigante dal cuore di panna era una delle storie che nonna Giovanna amava raccontare ai suoi sette nipotini, (tra i quali Greta) la sera della vigilia di Natale. Il vero nome dell’anziana era Joanna, Giovanna, in italiano. Nonna Giovanna era venuta in Italia subito dopo la II Guerra Mondiale, perché suoi genitori erano morti, dove aveva una zia, sorella di sua madre che faceva la musicista. In Italia Giovanna aveva terminato gli studi, si era diplomata alle scuole magistrali e per tanto tempo aveva fatto la maestra. Nel frattempo la ragazza aveva conosciuto Giacomo e l’aveva sposato. Una vita serena, cinque figli, ma della sua infanzia e prima adolescenza in Polonia, Giovanna non aveva mai voluto parlare con nessuno, troppo vivo era rimasto in lei il ricordo della dura esperienza della guerra. L’ultima volta che Greta aveva ascoltato la storia del gigante burbero ma buono, era stato solo poche settimane prima della scomparsa della nonna. La nipote conosceva a memoria il racconto e adesso, inconsolabile per la grave perdita subita, per mantenere vivo in sé il ricordo dell’amata nonna, si apprestava a narrarla a Stefano, il suo fidanzato.
Nella primavera del 1940, la popolazione di Varsavia viveva da circa un anno e mezzo sotto l’occupazione militare delle truppe tedesche. Asia, una bambina di 11 anni, rimasta orfana di entrambi i genitori uccisi dalla Gestapo, era stata portata da Bodo, un tedesco di origine polacca, eroe della Grande Guerra, altissimo e corpulento, in una casa di legno isolata in mezzo al bosco. Durante una delle tante sortite a Varsavia dove l’uomo lavorava di volta in volta come carpentiere, falegname, muratore e spazzacamino, il gigante e la bambina si erano accorti che i tedeschi stavano costruendo un muro, chiudendo con mattoni e reticolati un intero quartiere. Dagli spiragli del muro del ghetto, all’interno del quale erano stati rinchiusi uomini, donne e bambini costretti a portare al braccio una fascia con impressa la stella di David, mani in cerca di cibo e di salvezza si erano rivolte verso Asia.
“Tu ci dai speranza, la speranza che in questo mondo ci sia rimasto qualcuno con un briciolo di umanità”.
Una casetta sperduta nel bosco a 10 chilometri da Varsavia, lontana dalla guerra, dalla violenza e dall’odio, sarebbe stata l’enclave all’interno della quale sfamare e crescere un pugno di orfani. Una bambina di 12 anni, ma in realtà una donna che le vicende della vita avevano fatto maturare troppo in fretta, sarebbe diventata per Sara, Davide, Elia, Kasper e il neonato Leon, mamma, sorella, amica, maestra e compagna di gioco. Bodo, trascorrendo molto tempo con quei ragazzini e conoscendoli meglio, si era reso conto che ciò che i suoi piccoli ospiti volevano, era vivere la loro vita;
“chiedevano solo un po’ di normalità in un mondo che fuori da quella casa pareva impazzito”.
Una frase del Talmud recita:
“Chi salva una vita, salva il mondo intero”
Asia, voleva solo
“salvare il mondo, una persona alla volta”.
In un Pianeta nel quale tornano pericolosamente a innalzarsi muri, la lettura di questo testo, redatto con sensibilità e delicatezza, ricorda quanto sia assurdo che persone innocenti siano perseguitate e uccise a causa del loro credo e della loro religione.
“Mentre lei parlava, a noi ragazzi sembrava di avere Asia, Leon, Sara, Simon, Davide, Elia, Kasper lì, nella stanza, insieme a noi. Pareva di vederli, di sentirli conversare, ridere, piangere. Quella vigilia di Natale nonna ci diede l’ennesima lezione di vita”.
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