Nell’anniversario della sua morte, avvenuta il 1 giugno 1970, ricordiamo Giuseppe Ungaretti. Poeta, scrittore e accademico italiano, Giuseppe Ungaretti ha avuto una grandissima influenza sullo scenario poetico a lui successivo, ridefinendo il panorama letterario e virando verso l’Ermetismo.
La sua vita è spesso legata alla sua poetica, dato che è dalla sua esperienza personale che egli attinge il materiale per produrre la seconda, a toccarlo particolarmente fu l’esperienza in trincea. Durante la guerra il giovane Ungaretti, scopre una dimensione nuova della vita e della sofferenza tale per cui necessita di nuovi mezzi espressivi per descriverla in maniera adeguata.
Di seguito scopriamo meglio la sua vita, quali sono le esperienze che più lo hanno influenzato e cerchiamo di approfondire le sue opere più importanti. Ungaretti è infatti uno dei pilastri della letteratura italiana, un autore che non può essere trascurato.
Giuseppe Ungaretti: vita ed esperienze che lo hanno segnato
Giuseppe Ungaretti nasce a l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da due lucchesi, Maria Lunardini e Antonio Ungaretti. I suoi primi anni trascorrono lì per via del lavoro del padre, che era impegnato nella costruzione del canale di Suez. Sarà proprio questo suo lavoro purtroppo che lo porterà a rimanere vittima di un incidente, per cui la madre di Ungaretti e il piccolo Giuseppe devono arrangiarsi. La donna riesce a portare avanti la famiglia grazie ai guadagni ottenuti da un negozio alla periferia di Alessandria. Giuseppe Ungaretti cresce allevato dalla mamma, da una balia sudanese e da Anna, un’anziana croata che amava raccontargli le storie.
Quando diventa grande Ungaretti entra in contatto con la letteratura europea per la prima volta grazie alla frequenza dell’Ecole Suisse Jacot e, nel tempo libero, frequenta un ritrovo internazionale di anarchici, chiamato Baracca rossa.
Nel 1912 Ungaretti vede per la prima volta l’Italia, lascia infatti l’Egitto per recarsi in Francia, dove vuole approfondire le sue nozioni di diritto, per poi fare ritorno ad Alessandria d’Egitto. A Parigi Ungaretti si iscrive infine alla Facoltà di Lettere della Sorbona e frequenta i caffè letterari più in vista di Parigi, diventando amico di Apollinaire, al quale si lega profondamente.
Anche se lontano dall’Italia, Giuseppe rimane comunque in contatto con un gruppo fiorentino, mediante il quale dà vita alla rivista Lacerba. Proprio su questa rivista Ungaretti pubblica le prime poesie coronando il suo sogno, ma sarà poco dopo questa sua prima esperienza letteraria che verrà richiamato e inviato al fronte. Ungaretti aveva infatti partecipato alla campagna interventista e si era arruolato come volontario nel 19º Reggimento di fanteria della Brigata "Brescia"; verrà quindi spedito sul Carso prima e sul fronte francese nella zona dello Champagne poi.
Il 1915 lo trascorrerà in guerra, tra retrovie e prime linee e sarà proprio durante questo periodo che scriverà alcune poesie in un taccuino, che daranno poi vita all’intera raccolta de "Il porto sepolto", pubblicato in seguito presso una tipografia di Udine. L’opera sarà pubblicata nel 1916, mentre Ungaretti ritornerà a Parigi solo il 9 novembre del 1918 e sarà proprio nella capitale francese che troverà il suo amico Apollinaire stroncato dalla febbre spagnola.
Giuseppe rimarrà come corrispondente a Parigi, lavorando per Il Popolo d’Italia, giornale allora diretto da Benito Mussolini e nel 1919 lo troveremo impegnato come ufficio stampa presso l’ambasciata italiana.
Nel 1921 Ungaretti, insieme alla famiglia, decide di trasferirsi in Italia, nei pressi di Roma, a Marino per la precisione. Il cambiamento sarà radicale per la vita di Ungaretti, che comincerà a lavorare alla stesura del bollettino informativo quotidiano per volere del Ministero degli Esteri. Gli anni Venti del ’900 segnano la decisione del poeta di aderire al fascismo, arrivando nel 1925 a firmare il Manifesto degli intellettuali fascisti.
La sua adesione alle idee fasciste era però visibile sin dagli anni precedenti, in questo periodo infatti pubblica una nuova edizione de “L’Allegria” che include liriche composte dal 1919 al 1922 e la prefazione viene scritta da Benito Mussolini in persona. La sua poetica in questo caso ha una svolta e un cambiamento molto marcato, si esprime infatti con vocaboli più ricercati, dando vita a poesie più lunghe.
Ungaretti dovrà però aspettare il 1932 per ottenere il primo riconoscimento ufficiale alla sua poesia, quando gli verrà assegnato il Premio del gondoliere a Venezia, che gli permetterà di farsi conoscere dai grandi editori, che inizieranno a interessarsi a lui. Nel 1937 Ungaretti perde il fratello Costantino, al quale dedica le liriche "Se tu mio fratello" e "Tutto ho perduto". Passa poco tempo e se ne va anche il figlio Antonietto a soli nove anni per via di un’appendicite mal curata.
In questo periodo pubblica quindi “Sentimento del tempo” con Vallecchi e il Pen Club lo invita a fare una serie di lezioni in America del Sud, dove gli viene assegnata la cattedra di Letteratura Italiana in Brasile all’Università di San Paolo, dove insegnerà fino al 1942.
Una volta rientrato dal suo viaggio in Italia (siamo nel 1942) viene nominato Accademico d’Italia ottenendo la cattedra di letteratura moderna e comparata all’università di Roma La Sapienza, cattedra che gli verrà assegnata per "chiara fama". Nonostante i suoi meriti letterari con la caduta del fascismo Ungaretti fu sospeso dall’insegnamento, che gli fu interdetto fino al febbraio del 1947.
Mondadori, che dal 1942 aveva iniziato a pubblicare le sue opere, non interruppe l’uscita delle sue opere, iniziata con la raccolta “Vita d’un uomo”.
L’impegno del letterato per essere reintegrato nella società accademica è ben chiaro, dal momento che nel 1946 riceve da Alcide De Gasperi il premio Roma, che gli permette di far uscire il seguito del volume di prosa "Il povero nella città" e qualche abbozzo di "La Terra Promessa".
Ungaretti vive gli ultimi anni della sua vita in maniera molto intensa, venendo eletto Presidente della Comunità europea degli scrittori e insegnando come visiting professor alla Columbia University. Nel 1968 entra invece in tutte le case degli italiani, grazie allo sceneggiato di Franco Rossi L’Odissea, che accompagnava ogni messa in onda con la lettura di alcuni passi del testo omerico da parte di Ungaretti.
Per i suoi 80 anni viene festeggiato in pompa magna dal governo italiano dall’allora presidente del Consiglio Aldo Moro, da Montale e Quasimodo. Di questo periodo sono le sue pubblicazioni “Dialogo” e “Morte delle stagioni”.
Il poeta continuò la sua attività e le sue pubblicazioni fino alla fine dei suoi giorni, sarà proprio durante un viaggio negli Stati Uniti, organizzato per ricevere un premio all’Università di Oklahoma , che si si ammalerà, troppo debilitato dai continui spostamenti. Tornato in Italia, si stabilirà a Salsomaggiore per curarsi, ma nulla sarà più possibile e morirà a Milano il 1° giugno 1970 per broncopolmonite all’età di 82 anni.
Ungaretti: le opere
La vita di Ungaretti fu molto intensa, visse personalmente la Prima Guerra Mondiale, conobbe gli orrori della Seconda, aderì al fascismo e vivrà in un periodo in cui l’Italia dovrà fare i conti con la pesante eredità mussoliniana.
Le sue opere sono profondamente segnate dagli eventi vissuti e nella sua poetica metterà sempre una parte della sua esperienza personale. Le opere complete di Ungaretti sono le seguenti per quel che riguarda la poesia:
- Veglia, 1915;
- Sono una creatura, 1916;
- Fratelli, 1916;
- Il porto sepolto, 1916;
- Mattina (M’illumino d’immenso), 1917;
- Allegria di naufragi, 1917;
- Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie (Soldati), 1918;
- M’illumino d’immenso (Mattina), 1918;
- I fiumi, 1919;
- Non gridate più, 1945;
- Il dolore, 1959.
- Poesie disperse (1915-1927), Milano, 1959;
- Il Taccuino del Vecchio, 1960;
- Dialogo, 1968;
Per la prosa invece pubblicò:
- II povero nella città, 1949;
- Il Deserto e dopo, 1961.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giuseppe Ungaretti: vita e opere
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