H. Come Hitler vedeva i suoi tedeschi
- Autore: Johann Lerchenwald
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
A pochi giorni di distanza dalla Giornata della Memoria, il 29 gennaio è in arrivo in libreria un testo che descrive il dittatore Adolf Hitler partendo da come lui vedeva la nazione tedesca. Arricchito da una prefazione di Franco Cardini, storico che per lo più si è occupato del Medioevo, ma non per questo è meno attento alla storia contemporanea, H. Come Hitler vedeva i suoi tedeschi (Jouvence, 2020) di Johann Lerchenwald, già noto per Diario di un cameriere ed Elogio della sincerità, è un ibrido tra il saggio e il romanzo storico perché, pur seguendo un percorso lineare e assolutamente diacronico, non manca di aggiungere elementi e commenti che appartengono più alla seconda forma narrativa che a quella decisamente più acritica tipica della saggistica.
Lerchenwald in alcune pagine non manca di ironia, a tratti velata, mentre in altre questa risulta molto più marcata. La narrazione segue l’intero arco temporale della vita di Hitler partendo dalla sua infanzia, non certo felice, e sottolinea gli episodi di violenza domestica che sicuramente hanno segnato la personalità del bambino e poi adolescente Adolf. Fino ai trent’anni il giovane Hitler è nevrotico, ma mostra i tipici caratteri di un eventuale artista, cioè una personalità non comune, a tratti esuberante e atipica, ma di certo non borderline.
Più che la sua predisposizione, allora, sono stati i tedeschi con la loro singolare forma mentis a favorire l’ascesa dell’aspirante dittatore. La fede del popolo germanico nell’autorità ha trasformato incauti cittadini in macchine da crimine solo per lo stolido senso del dovere. La narrazione poggia esclusivamente su elementi provati e storici, malgrado qualche voluta libertà nel racconto soprattutto in merito alla percezione del sé del dittatore.
H. Come Hitler vedeva i suoi tedeschi è un libro interessante che con prosa scorrevole ripercorre un periodo tanto scottante per l’umanità.
H: Come Hitler vedeva i suoi tedeschi
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Un libro perfetto per...
Per i cultori di storia contemporanea, per gli studenti, per i lettori forti.
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"Un libro enigmatico e serenamente terribile."
(dalla presentazione di Franco Cardini)
E’ erroneo e limitativo considerarlo solo un romanzo storico, di cui pur possiede le migliori qualità, prima fra tutte l’accuratezza della documentazione e la sua non meno accurata interpretazione e organizzazione. Ed è erroneo considerarlo solo un romanzo psicologico, di cui pur possiede lo sguardo introspettivo e analitico, e nei confini del quale consegue i più lusinghieri risultati di profondità, essenzialità e verità. E’ limitativo persino sottolineare il suo merito pionieristico, "gli riesce di spingersi oltre il gran deserto di ciò che sfugge all’umana comprensione", dice Gianluca Massimini. Perché, abbandonandosi, in "H- Come Hitler vedeva i suoi Tedeschi...", si scopre sempre più, con felicità, la sua qualità primaria, che è quella letteraria: uno stile di stendhaliana limpidezza, purezza e semplicità. L’apparente impassibilità e la tragica ironia dell’autore hanno la naturale, spontanea funzione di raffreddare il pathos drammatico sempre latente. Il ritmo narrativo, vibrante, serrato, talvolta vorticoso, apparenta "H" più che al romanzo al dramma, di cui possiede le dritte linee fatali precipitanti verso la conclusione tragica. E, al di là di questo, sensibilità e vitalità lo distinguono da ogni altro libro che sia stato scritto su Hitler.