La morte per gioco
- Autore: Nicola Ceccoli e Gabriele Cancellieri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
E veniamo alle notizie... Un brutale omicidio consumato durante la notte a Bologna. La vittima, Valentina Boschi, trent’anni, è stata uccisa con numerosi colpi d’arma da taglio nell’appartamento che divideva con un’amica.
Ordinaria cronaca nera, nel Tg di un canale televisivo nazionale, ma c’è un particolare: le modalità del delitto – che solo chi lo ha commesso e chi indaga possono conoscere - ricalcano l’efferato rituale dell’assassinio di cui parla un libro appena pubblicato da un trentenne bolognese, che per di più è stato per sei anni, dai 18 ai 24, il ragazzo della giovane uccisa. In questo incipit della recensione – che poi è la sintesi delle prime cento pagine del libro – c’è quanto basta per incuriosire quanti vorranno leggere un buon thriller italiano, “La morte per gioco” (Prospettiva Editrice, 2015, pp. 456, euro 12,00). Gli autori, Nicola Ceccoli e Gabriele Cancellieri, due trentenni o poco più marchigiani di Sassocorvaro e Macerata Feltria, hanno confezionato a quattro mani un romanzo corale, teso, elettrico. È il prodotto della loro prima collaborazione ed è ricco di personaggi e quindi di incroci, tutt’altro che complicati però rispetto alla trama gialla. Se ampliano la vicenda narrata, non ostacolano una lettura che resta scorrevole e per niente ardua.
Un thriller ambientato nel 2011 a Bologna, la più piccola delle metropoli e la più grande città di provincia: molti personaggi di questo giallo si sono incontrati tra loro in passato o lo faranno presto.
Tornando al caso, l’omicidio di Valentina è stato commesso con tanta crudeltà che certi particolari non si usa rivelarli alla stampa. Quello del bulbo oculare sinistro asportato, era a conoscenza solo della cerchia ristretta degli inquirenti e investigatori, oltre che dell’assassino, ovviamente.
Sta di fatto che tutto – a cominciare da una perentoria lettera anonima del killer, – sembra indicare Stefano Duranti. Trent’anni, sceneggiatore di fumetti di successo, dotato di un certo ascendente sulle donne, attratte suo malgrado, visto il carattere riservato, difficile. Ha lasciato da sei anni la sua ragazzina del liceo, Valentina. Era molto bella, capelli ramati, occhi verdi, tra qualche mese avrebbe sposato Enrico, un rappresentante. Nel frattempo, è stato con Alice, avvocatessa trentaduenne, altra rara bellezza, ereditata dalla mamma svedese.
Stefano ha scaricato anche lei, quando uno spiccato desiderio di maternità l’aveva resa più esigente sul futuro e desiderosa di stabilità “matrimoniale”. Intanto, vive una relazione poco impegnativa sentimentalmente con la serenamente fedifraga moglie del prof. Facchini, un’attraente quarantaduenne alla quale piace fare sesso “senza pensieri”, mentre Alice, a letto, ha la fantasia di un palo della luce.
Procura e Polizia sono a caccia del colpevole del delitto di Largo Respighi ed hanno fretta. La vittima non aveva assunto sostanze stupefacenti, non ha patito violenza sessuale e neppure atti di libidine post mortem. Nove le ferite da taglio subìte, con un coltello dalla lama lunga e probabilmente seghettata da un lato, che l’assassino aveva portato con sé, il che avvalora l’ipotesi della premeditazione. Un episodio di percosse ai danni di una escort mette in braccio ai pm un certo Montanari, un violento, ma a parte la debolezza delle prove a carico, la direzione assunta dalle indagini scatena la gelosia professionale dell’assassino, che fa pervenire una lettera regolarmente affrancata ma senza mittente, lamentandosi con proprietà di linguaggio e una certa eleganza stilistica del fatto che “la paternità dell’opera d’arte realizzata venisse attribuita ad altri”. Fornisce dati inconfutabili sulla sua responsabilità e cita un film giallo italiano degli anni ’70.
Questa è la traccia che conduce a Stefano, la cui passione per il cinema di genere proprio di quei decenni si è concretizzata in un saggio critico sulla produzione thriller nazionale dal ’60, “Tutti i colori della morte”, da poco presentato in una libreria bolognese. Gli si fanno addosso, soprattutto il commissario Michele Brandani, dirigente della Sezione Omicidi della Squadra Mobile (ha tutto del classico poliziotto da fiction), ma inaspettatamente Marcella gli fornisce l’alibi.
C’è un ulteriore aspetto sinistro. La missiva si conclude annunciando che “il lavoro deve continuare”. Ecco perché Duranti si si ritrova a condurre indagini per conto suo e resta contemporaneamente nel mirino di qualcuno che vuole chiudere un capitolo aperto tempo prima.
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