Il movimento del 1977 in Italia
- Autore: Luca Falciola
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2016
A discettare per saggi di rivoluzioni mancate, gira e rigira finisce sempre col mantra del ’68 & ’77 riletti (ri-sistematizzati) come anni nodali della storia del Novecento. E’ inevitabile che succeda: ’68 e ’77 si offrono alla disamina sociale come basici, facce uguali e contrarie di una stessa medaglia.
La prima - il Sessantotto - di portata planetaria. Una rivoluzione ancora in calzoncini corti, entusiasta, utopista, quasi giocosa. Contigua ai primi sampietrini stradaioli contro la polizia ma anche ai retaggi naif della beat-culture più di quanto faccia piacere ammettere.
Quando si parla di Settantasette si parla piuttosto di un’onda lunga tutta italiana: una spinta rivoluzionaria disincantata, post-partitica, spartiacque. Vicina al brigatismo, ai passamontagna e alla P38 (“Il delitto paga” si scriveva sui muri), ma anche a un passo dal no-future delle istanze punk.
Di definizioni legate al ’77, una più calzante dell’altra, ce n’è davvero un bel novero ne “Il movimento del 1977 in Italia” (Carocci, 2016) di Luca Falciola:
“anno pazzo”, “sparatoria tranquilla”, “concentrazione di lirismo felice e di terrore”, “anno in cui il futuro finì”, “anno in cui il futuro incominciò”, “parricidio”, “eruzione sociale”, “catastrofe della politica” (p. 9)
Se di catastrofe si è trattato, una catastrofe tipica italiana, si è detto: mentre nel resto del pianeta i fuochi sessantottardi si smorzano infatti all’alba dei Settanta, a queste latitudini - complice forse la severa crisi sociale, una crisi sociale peraltro stratificata - il fuoco della rivolta non si è spento, cova sotto le ceneri e divampa in tutto il suo fulgore proprio nel 1977. Da questo punto di vista Falciola è lapidario:
“L’Italia sotto questo profilo è un caso atipico. (…) è ancora poco chiaro quale processo abbia impedito l’eclissi delle aspirazioni rivoluzionarie e le abbia fatte risorgere in vasti strati della popolazione giovanile a partire dalla metà degli anni settanta. Sotto questa prospettiva il 1977 è un crocevia storico fondamentale che va approfondito” (p. 10)
Di qui la disamina a raggio amplissimo condotta dall’autore sull’annus mirabilis (o horribilis, a seconda da che parte lo si osservi), condotta sulla scorta di una ricerca scientifica che non trascura nulla: le fonti pubblicistiche delle fanzine come i volantini, la base teorica dei testi “sacri” che dettarono la strada all’orda d’oro (per dirla con le parole di Nanni Balestrini) come le radio libere, gli indiani metropolitani, gli espropri proletari, i fumetti, gli zingari felici di Bologna, città-simbolo del Movimento studentesco, l’escalation violenta e le reazioni dello Stato. Il movimento del 1977 in Italia” di Luca Falciola è un affresco in campo lungo dei 365 giorni che fecero tremare la Nazione, restituito con il rigore dell’approfondimento storico e il nitore di una prosa accessibile se non proprio accattivante. Da non perdere.
Il Movimento del 1977 in Italia
Amazon.it: 31,35 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il movimento del 1977 in Italia
Lascia il tuo commento