La ragazza dei fiori di vetro
- Autore: Tilar J. Mazzeo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2017
“La ragazza dei fiori di vetro” (Piemme, 2017, titolo originale Irena’s Children, traduzione di Elena Cantoni) di Tilar J. Mazzeo, narra la vera storia di Irena Krzyżanowska Sendler (Varsavia, 15 febbraio 1910 - Varsavia, 12 maggio 2008), infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata durante la II Guerra Mondiale.
Irena Sendler, o Sendlerowa, nata nella periferia operaia di Varsavia da una famiglia cattolica d’idee socialiste, nel 1942 entrò a far parte della Resistenza polacca. Irena, versione femminile di Oskar Schindler, divenne famosa per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo loro falsi documenti e trovando per loro rifugio in case al di fuori del ghetto.
“Portava in salvo i neonati nascondendoli in valigie e in casse di legno. Guidava quelli in grado di camminare attraverso le maleodoranti e pericolose fognature della città”.
In Polonia questa donna alta appena un metro e cinquanta, “uno scricciolo” dotata di una tempra d’acciaio, è considerata un’eroina nazionale, per quanto il suo riconoscimento in patria sia avvenuto solo in tempi recenti, dopo la caduta del comunismo. Allo scoppio della II Guerra Mondiale Irena non aveva ancora compiuto trent’anni, ma
“condusse la sua battaglia con la determinazione feroce di un generale di lungo corso, tramutando in combattenti decine di persone di tutta Varsavia, al di là del loro credo”.
Inoltre Sendlerowa collaborò con la resistenza ebraica, composta in gran parte da adolescenti, ragazzi e ragazze che combatterono con valore e morirono da eroi nella rivolta del ghetto avvenuta dal 19 aprile al 16 maggio 1943. Un’eroina, Irena, ma non una santa, una persona ordinaria con tutte le debolezze di un normale essere umano. Anarchica, ribelle, sposata con Mietek Sendler un uomo che non amava e innamorata di Adam Celnikier, un giovane ebreo, Irena espose la madre, fragile e malata, a rischi enormi, senza mai avvisarla del pericolo. Fondamentale per la formazione intellettuale e spirituale di Irena, organizzatrice nata, cervello fine, era stata la personalità del padre Stanisław Henryk Krzyvanowski, medico e ricercatore specializzato in malattie infettive, un umanista, morto di tifo il 10 febbraio 1917, cinque giorni prima del settimo compleanno della figlia. Irena era nata a Varsavia ma a due anni dopo aver contratto una forma gravissima di pertosse, il padre e la madre avevano deciso di trasferirsi in campagna, a Otwock, paese natale di Stanislaw. Qui Irena grazie al fatto che il dottor Krzyvanowski curava molti pazienti, ricchi o poveri della comunità ebraica, aveva fatto amicizia con i figli degli ebrei.
“Io sono cresciuta con quella gente. La loro cultura e le loro tradizioni non mi sono mai state estranee”.
Specializzata in storia, autrice di molti libri, per la stesura della biografia di questa figura centrale della Resistenza polacca, la scrittrice statunitense ha intervistato la figlia di Irena Sendler e molti dei bambini da lei salvati.
Varsavia, 21 ottobre 1943. Irena Sendler era stata appena arrestata dalla Gestapo che la stava portando in viale Szucha, l’indirizzo del quartier generale della Gestapo a Varsavia. Per fortuna durante la perquisizione dell’appartamento che divideva con la madre, gli undici agenti della Gestapo non avevano scovato gli elenchi. Quest’ultimi erano cartine da sigaretta, sottilissime e arrotolate, che costituivano lo schedario privato della Sendler: in un codice inventato da lei, Irena vi aveva scritto i nomi delle migliaia di bambini ebrei che, insieme ai suoi amici, aveva salvato dagli orrori della persecuzione nazista nascondendoli in località segrete disseminate in tutta Varsavia e oltre. L’elenco di tutti i nomi dei bambini era stato ideato da Irena affinché dopo la guerra, i genitori potessero ritrovare i loro figli. Irena Sandler, che di lì a breve sarebbe stata sottoposta a pesanti torture dalla Gestapo, senza mai rivelare il suo segreto, “non poteva sapere che oltre il novanta per cento di quelle famiglie sarebbe stato sterminato, in gran parte nelle camere a gas di Treblinka”.
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