I tre lampi e altri racconti di Romain Rolland

Girano voci. Girano voci che in un romanzo la trama sia tutto. Che l’equazione ‘storia + ritmo = fortuna commerciale’ risulti editorialmente imprescindibile. Da Proust a discendere viene il dubbio che le cose non vadano sempre così. Sono stati scritti e si scrivono - di rado, ma si scrivono - anche grandi romanzi interiori. Romanzi di atmosfere impalpabili, di sommovimenti sottili, anti-narrativi eppure irretenti, con una densità tutta loro. Sono romanzi scritti da pochi, veri, romanzieri, superfluo fare nomi: poi la scelta autobiografica è sdrucciola e il discrimine tra il noiosamente ombelicale degli scrittori della domenica e l’universalità possibile delle vicenda privata è dettato dal perfetto equilibrio (o viceversa dal disequilibrio) di forma e sostanza.

Di cosa parlano le storie di Romain Rolland (Francia, 1866-1944, Premio Nobel per la letteratura nel 1915) contenute in “I tre lampi e altri racconti”, curate da Giovanna Zavatti per l’editrice Book Time? Parlano di rivelazioni interiori (i lampi da cui il titolo), di epifanie dello spirito, di istanti di intensità percettiva da cui si viene fuori segnati da un accadimento ontologicamente nodale. Qualcosa di prossimo al pieno disvelamento di sé, un linguaggio intimo e assoluto al tempo stesso, un esperanto intrapsichico in cui è facile perdersi e/o riconoscersi.
Sin dall’incipit de “La trappola” la prosa di Rolland rivela appieno intenti e peso specifico:

“La prima domanda che si pone alla mia mente di bambino: «Da dove vengo? E dove sono rinchiuso…? (…) Da dove proviene che il primo sentimento, il più forte, persistente, della mia prima infanzia, fin dal mio venire al mondo, sia – oscuro, ossessionante, talvolta ribelle, talvolta rassegnato: sono prigioniero»”.

Da qui muove il viaggio interiore per stazioni mnemoniche di Romain Rolland (Le voyage intèrieur è, non a caso, il titolo originale del romanzo autobiografico da cui provengono i tre racconti che compongono questo libro), un viaggio tracimato in una narrazione insolita, affascinante, prossima alla pura intuizione, come si diceva a una consapevolezza assoluta che tracima nel quotidiano, ridettandone le coordinate. Per questo “I tre lampi e altri racconti” è quasi un libro filosofico, un’occasione possibile per ri-andare con animo nuovo (illuminato?) alle tappe – radiose o invece cupe, espresse o inespresse - della vita, per soggiacere alla stupefazione data dalle sue declinazioni potenziali. Un testo pregno ed elegante, restituito per la prima volta in italiano dall’ottimo lavoro di curatela e traduzione di Giovanna Zavatti.