Caminito
- Autore: Maurizio de Giovanni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Era il 2019 e in quella che doveva essere la sua ultima indagine — Il pianto dell’alba, ambientato nel 1934 — Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte aveva preso commiato dai suoi lettori. Ma in tutto questo tempo, il commissario Ricciardi — uno dei personaggi letterari più noti e amati degli ultimi tempi — non ha mai smesso di parlare al suo autore, Maurizio de Giovanni. E se nei dodici romanzi che lo hanno visto protagonista, Ricciardi ha completato la sua “educazione sentimentale”, ora è giunto il momento di ripresentarsi al suo pubblico in una veste diversa, in Caminito (Einaudi, 2022).
“Aprile, il mese che finge bellezza e bontà, ma che ha un coltello nascosto dietro il sorriso”.
Mentre al di là dell’oceano e sotto l’equatore — dove una donna che ha portato troppo dolore nei bauli e nelle valigie si aggrappa a una speranza che sa essere vana — soffiano folate fredde e umide, da questa parte del mondo l’aria che viene dal mare è un soffio gentile, che non ha più nulla dell’inverno. Rimescola il sangue degli amanti e mischia le carte.
“Aprile è difficile da capire, impossibile da esplorare. Perché è fatto di fiori e di frutta nuova, fa immaginare che il peggio sia passato e che non ci sia più da aver paura”.
Persino i due giovani che sono stati sorpresi e uccisi mentre facevano l’amore in una macchia di verde appartata in mezzo al nulla — un piccolo appezzamento di terra dietro una fila di grigie costruzioni popolari — forse non hanno avuto paura. Lei, una donna dall’apparente età di vent’anni, lui sotto i trenta; lei squarcio da arnese da taglio sulla gola, lui frattura del cranio: due cadaveri avvinghiati nell’ultimo abbraccio.
Le frasi spezzate, dette dai due amanti in punto di morte, che Ricciardi riesce a cogliere grazie al suo dono — o, meglio, condanna — non sembrerebbero portare a una pista politica, come invece il dottor Modo sembra sostenere.
Il commissario dovrà allora ricorrere in via ufficiosa, per ottenere informazioni, conferme o smentite, a un personaggio che è nella posizione di poterlo aiutare, anche perché “non dimentica” ciò che Ricciardi ha fatto per lui...
Rispetto ai precedenti, in questo intenso romanzo ambientato nel 1939 — siamo nel periodo storico che ha visto l’Italia conquistare l’Etiopia, rinsaldare i rapporti con la Germania nazista, invadere l’Albania e promulgare le prime leggi razziali —, tutto e tutti sono cambiati e de Giovanni ha sentito l’esigenza di raccontare l’evoluzione del protagonista che ha subito un cambiamento rispetto al passato.
Dopo cinque anni, Ricciardi non è più nella fase acuta del dolore per la perdita della moglie Enrica, ma “è un uomo nuovo con una ferita nuova”: sente la grande responsabilità di essere padre della piccola Marta, che rappresenta per lui, come per i familiari e gli amici, la “zattera” su cui riparare, la ragione grazie alla quale poter guardare avanti.
In un clima politico e sociale improntato alla precarietà, al sospetto, alla facile delazione, all’ipocrisia, alla falsità e all’opportunismo, Ricciardi ha paura per ciò che gli può accadere, per le conseguenze di un gesto avventato che potrebbe mettere a rischio il futuro della figlia. E poi c’è la questione irrisolta che riguarda la capacità di vedere i morti che Marta potrebbe aver ereditato dal padre.
Caminito è un tango ispirato da due stradine, i caminitos, con una peculiarità: la musica è stata scritta nel 1923, le parole nel 1926. A distanza di tre anni in due città diverse due uomini hanno provato lo stesso sentimento: un ritorno senza speranza.
Caminito è il sentiero di campagna dove Ricciardi e la moglie Enrica erano soliti passeggiare nelle ore rubate quando erano fidanzati, e non avevamo smesso di andarci, anche da sposati.
Caminito è il primo — forse il migliore della serie — dei tre che, nelle intenzioni di de Giovanni, avranno nomi di tango: il secondo s’intitolerà Perfidia, che in realtà è un bolero, ma viene suonato spesso con il ritmo del tango, e il terzo Volver, tornare.
Caminito è frutto di una scrittura furiosa, non coltivata, ma sentita: dopo il malore e il ricovero in ospedale, lo scorso luglio, l’autore ha temuto di non farcela, di non poter più scrivere ed è evidente questo suo forte coinvolgimento emotivo.
“Aprile che dà speranze, aprile che ne toglie. Aprile che sussurra parole terribili, con il tono della poesia”.
Allo stesso modo, de Giovanni dimostra indiscutibilmente che è possibile scrivere un romanzo nero senza rinunciare alla poesia.
Caminito: Un aprile del commissario Ricciardi (Le indagini del commissario Ricciardi Vol. 16)
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