Elizabeth Finch
- Autore: Julian Barnes
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2024
Il mistero e lo charme di una donna non più giovane che ha immagazzinato tanta cultura per farne poi uso condividendola con dei trentenni che hanno deciso di laurearsi più tardi o di fare un corso di “Cultura e società” per dare maggiore importanza al proprio resumé.
In Elizabeth Finch di Julian Barnes (Einaudi editore, 2024, traduzione eccellente di Susanna Basso) ritroviamo la bellezza di studiare sempre, fino all’ultimo giorno della nostra vita.
Julian Barnes ha scritto tanti libri e romanzi, ma lo si ricorda per uno dei primi pubblicati, Il senso di una fine, che vinse, nel 2011, l’anno in cui fu pubblicato, il Man Booker Prize, il premio più importante nell’ambito della letteratura inglese.
Accade più di frequente nei paesi anglosassoni di esaltare un professore che non nei paesi come il nostro. Questo è dovuto alle scuole prestigiose che si trovano negli Stati Uniti e in Inghilterra e a una certa propensione allo studio “matto e disperatissimo” di alcune cittadine come Oxford, cresciute sulla scia dell’università.
E al contempo in una scuola apparentemente meno filistea che tratta gli studenti con il “tu” inglese quando invece è “you” (voi, Ndr) e una sorta di snobismo democratico, che consiste nel semplice fatto che se entri a Oxford per merito e non per classe sociale te lo fanno pesare meno di quanto appare nei film e nelle varie serie streaming (la verità è che chi entra per merito è ancora più snob dello studente ricco).
Elizabeth Finch si presenta con modi neutri, ma decisi. Dice durante la presentazione del suo corso che metterà in bacheca ulteriori “libri facoltativi”: non si devono leggere per forza, ma in caso di mancata lettura la media del voto scenderà inesorabilmente. Annuncia che il corso sarà duro, ma anche divertente per chi è intenzionato a studiare seriamente. Accadde che in mezz’ora alcuni studenti già respingevano Mrs Finch, mentre più numerosi erano quelli già innamorati.
Partendo dalle scarpe, delle brogue classiche, nere in inverno (per intenderci piuttosto simili a quelle portate da Mrs Doubtfire nel film omonimo del 1993 con Robin Williams).
Elizabeth Finch portava a volte degli orecchini e una camicia bianca assolutamente non trasparente. Forse la sua spesa maggiore era per i capelli, sempre in ordine in un colore grigio cenere, che le costava un appuntamento fisso ogni quindici giorni dal parrucchiere.
Accanita fumatrice, era troppo intelligente per non sapere dei rischi del fumo e del fatto che in una donna l’alito appestato non era gradito, ma non avendo odori particolari, fumava tranquillamente. Barnes ci tiene a farci sapere che si esprime con proprietà di linguaggio, ma anche nel suo dialogare non c’era una ricercatezza esibita, solo l’abitudine a parlare a voce alta a studenti dai venti ai quarant’anni e più.
Tra le tante storie, Mrs Finch narra ai suoi allievi il racconto di Orsola, figlia del re britanno Dionoto. Una principessa di rara bellezza con lunghi capelli biondi che venne chiesta in sposa da Etereo, ancora pagano. Ma tale fu l’amore di Etereo che accettò che la futura moglie cristiana andasse a Roma per recarsi in pellegrinaggio. Lungo la strada insieme a lei c’erano altre belle ragazze di credo cristiano, in tutto undicimila vergini.
L’arrivo a Roma fu carico di segni positivi, persino il Papa scese a salutare le vergini, che erano state molestate solo da due tristi figuri. In seguito le vergini furono condotte fino a Colonia dove c’era un esercito unno che le uccise. Alla fine della storia la docente trova l’arguta definizione: “suicidio di massa per mano degli Sbirri”.
Elizabeth Finch è infatti una stoica non credente che ha in odio tutte le parole che iniziano con “mono”. Monomania, monocoltura, monocromatico, sono oltre settecento le parole che iniziano con “mono”.
Neil, questo è il nome dello studente Narratore, in cui si ritrovano delle coincidenze con l’autore Julian Barnes; forse menzognere e fallaci. A tal proposito è la professoressa stessa che afferma:
E ricordate, ogni volta che troverete in un romanzo, o peggio ancora in una biografia o in un manuale di storia, un personaggio ridotto e ridimensionato dentro i confini di tre aggettivi, diffidate sempre della descrizione.
Mrs Finch conclude: “è una regola d’oro a cui ho cercato di attenermi”. E lo scrittore Julian Barnes riprende col libro in qualità di Neil, studente di Storia, trent’anni, totalmente ammaliato dalla Finch a cui piacciono i gruppi di studenti. Quindi Neil finisce in gruppo con Anna, totalmente soggiogata dalle frivolezze inglesi; Geoff, il provocatore; Linda emotivamente labile.
Improvvisamente, che uno non se lo aspetta, Neil riprende degli studi della Finch su Giuliano l’Apostata, che infatti assume consistente rilievo nel libro di Julian Barnes.
Il romanzo giunge fino alla morte della professoressa, di cui sapremo a chi lascia l’eredità e altre informazioni che la studiosa avrebbe messo in una scatola con emozioni e sentimentalismo.
Se lasciamo fluire tutta la parte di Giuliano l’Apostata, l’ultimo imperatore romano pagano, vinto dal Monoteismo cristiano (fu Uno e pure “uno e trino”) - ma anche grazie alla sua presenza, certo - ci ritroviamo con un romanzo saggio di grande bellezza, misterioso e gaio, con venature di tristezza incurabile, come la vita stessa.
Elizabeth Finch
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