Gli invisibili
- Autore: Mirella Serri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2015
“I prigionieri illustri di Himmler avviati verso quale destino?”
“Prigionieri speciali!” È quello che “l’SS Untersturmfuhrer” Ernst Bader grida in faccia agli sbalorditi abitanti altoatesini di Villabassa. Dev’essere un carico davvero importante, se si è scomodato il comandante in capo del SD, il servizio segreto delle SS. Sono le 9 di mattina del 28 aprile 1945. In Italia la guerra è ai titoli finali (a Berlino i tedeschi firmeranno la resa solo l’8 maggio) e Mirella Serri ha appena avviato il suo più recente saggio storico per Longanesi “Gli invisibili” (ottobre 2015, 232 pagine, 16,40 euro). Ancora una volta la docente della Sapienza si è dedicata a una pagina - questa del tutto ignota al grande pubblico – delle convulse giornate di fine conflitto, nella primavera del ’45.
Niederdorf o Villabassa, un villaggio dell’Alta Pusteria a tre chilometri da Dobbiaco e una trentina da Cortina. Ha nevicato durante la notte, fa freddo e una folla di persone di ogni età, scesa da cinque autobus, si stringe sotto coperte logore e vestiti malandati. Il gruppo è guardato da SS armate, che lo circondano.
“Sonderhaftlinge”, letteralmente: detenuti d’onore. Centotrentanove, rastrellati dai nazisti in diciassette Paesi europei, rinchiusi per anni nei lager del Reich e riuniti in un convoglio segretissimo, giunto in una valle di transito del Sud Tirolo.
Era cominciata a fine 1939 questa raccolta pregiata di prigionieri di rispetto, confinati in tanti campi di detenzione ma destinati a sopravvivere, perché nelle intenzioni del “cervello” che li andava collezionando potevano tornare buoni per scopi particolari. Era Heinrich Himmler il regista dell’operazione “Sonderhaftlinge” e mentre il nazismo crollava, il “Reichsführer” della Gestapo aveva individuato un’utilità della loro sopravvivenza: essere spesi come merce di scambio, in vista delle trattative di resa con gli Alleati.
Perchè in Alto Adige? Era la Fortezza Alpina, dove gli irriducibili progettavano di concentrarsi per opporre l’ultima resistenza: la versione nazista dell’altrettanto mai attuato Ridotto Alpino della Repubblica Sociale.
Questi invisibili erano l’ultima carta in mano ai peggiori criminali d’Europa, per assicurarsi una via d’uscita. Persone di spicco, catturate nel corso degli oltre cinque anni di guerra e disseminate nel complesso universo concentrazionario hitleriano. Un carico speciale di ostaggi, uomini e donne, ricompattati e pronti all’uso. Non mancava qualche ebreo, ma erano soprattutto ex capi di Stato (il primo ministro francese Leon Blum, l’ex cancelliere austriaco Schuschnigg con le famiglie), notabili, grandi industriali come il belga Thyssen e capitani d’azienda, alti ufficiali (il capo di stato maggiore greco Papagos) e militari, attrici, attori e gente di spettacolo. Anche italiani, come il figlio del generale Badoglio e il generale Sante Garibaldi, oltre a funzionari compromessi col regime fascista, che faranno parte del gruppo dei vili che si distingueranno negativamente tra i protagonisti di questa vicenda.
Utili per un ricatto, quindi, ma se non dovesse funzionare vanno cancellati. Bombe a mano sotto gli autobus, boom!, un bel falò e problema risolto. Prigionieri molto attenti lo sentono bisbigliare da due SS della scorta, lituani ubriachi di vino e birra, scoperta in una fabbrica abbandonata. Intanto, alcuni degli ostaggi sono ospitati dalle famiglie di Villabassa, anche se la gran parte è ammucchiata in Municipio, su grandi balle di paglia sparse nell’atrio. Il comfort lascia a desiderare, ma del resto arrivano da anni di lager.
Le difficoltà aumentano e tra gran parte dei detenuti nasce una calorosa solidarietà. Tanta gente di Paesi diversi:
“ci sentivamo tutti abitanti della stessa casa, l’Europa, dice Isa Vermehren, famosa attrice e cantante nei cabaret berlinesi. Per la prima volta dopo tanti anni non c’erano più torture e odore di carne bruciata. Erano l’anteprima del continente rinnovato che verrà”
La vicenda dei prigionieri speciali conserva gli stessi caratteri della vita nei lager, con eroismi e viltà, coraggio e debolezze. Tra loro deve necessariamente emergere la forza d’animo dei migliori, che dovrà avere la meglio sulla condotta ambigua dei corrotti, dei truffatori, avventurieri e delatori che non mancano anche in quel gruppo ristretto e minacciano di minare la tenuta morale di uomini e donne che aspirano fortemente a tornare persone. Perchè tra gli invisibili c’era di tutto, era un insieme composito, di gentiluomini e di ladri, nobili e spie, vili e coraggiosi.
Si chiederà del destino degli “speciali”.
Ma il lavoro di Mirella Serri è come un thriller. Prima di arrivare alla resa dei conti finale – che non riveleremo - ricostruisce le vicende che hanno portato tanti dietro il filo spinato. Qualcuno per sempre.
Gli invisibili. La storia segreta dei prigionieri illustri di Hitler in Italia
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