Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano
- Autore: Mirella Serri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2022
Il 28 ottobre 1922 Mussolini capeggiò una doppia marcia: quella per la presa del potere, per l’abbattimento della democrazia, e quella contro le donne.
Così scrive Mirella Serri nel suo recente saggio uscito per Longanesi, il cui titolo, Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano, va inteso in senso evidentemente antifrastico.
Le conquiste femminili degli anni Dieci furono presto ricacciate indietro, perché agli occhi del duce fomentavano “una indipendenza e conseguenti mode fisiche-morali contrarie al parto”. Lettore del saggio Sesso e carattere di Otto Weininger e del Nietzsche più emotivo, concludeva che l’inferiorità della donna era fatto di natura, biologia. Soggetta all’istintualità primordiale la donna, come gli ebrei, finiva per risultare pericolosa per l’uomo razionale, obbligato a reprimere la sua parte femminile.
Tant’è.
Su queste basi, per la Serri – già autrice di Claretta l’hitleriana - l’opera di sottomissione delle donne sotto il fascismo andò ben oltre la tradizione patriarcale di casa nostra, al punto da fabbricare persino l’inconscio degli avversari di Mussolini, come dimostrato da molte prese di posizione degli stessi padri costituenti.
Il Batrace Stivaluto” (Gadda dixit) non seppe mai scostarsi dalla “logica del postribolo.
Fa bene Mirella Serri a ricordare quanto manchi talvolta agli storici lo sguardo nell’interiorità dell’uomo politico e nello specifico andrebbe rivista quella logica della rivalsa che è invece sempre stata spesa per comprendere la personalità di Hitler.
Per comprendere com’è fatto il libro le prime decine di pagine sono esemplari: a partire dal pomeriggio del 2 dicembre 1912 quando da direttore dell’Avanti! fece visita a Anna Kuliscioff. Con lei, che avrebbe voluto si aprisse anche alle donne il suffragio (“universale maschile”) di Giolitti, non poteva nascondere la sua congenita predilezione per le soluzioni violente ai problemi politici e dissimulò, secondo un proprio stile consolidato, il suo rigetto del femminismo, che fosse la possibilità di partecipare al voto, oppure l’estensione dei diritti su un piano paritario, compresi quelli riguardanti il mondo del lavoro, persino il partito socialista sulle donne manteneva molte ambiguità – Mussolini ancora di più.
Ma se cercava in pubblico di non inimicarsi le femministe, che naturalmente guardavano a sinistra, dentro di sé non aveva dubbi: non avrebbe fatto votare gli uomini, figurarsi le donne. Peraltro, se l’età non più giovane della Kuliscioff (che lo definiva il “poetino nietzschiano”) lo tenne al riparo da qualsiasi tentazione, lo stesso giorno andò diversamente quando più tardi il futuro Duce nella sede del giornale incontrò Margherita Sarfatti, altra donna star del socialismo italiano coevo (e in competizione con la Kuliscioff, non proprio o non sempre per ragioni ideologiche).
La scintilla accese entrambi – “l’energia animalesca” di lui ben si adattava al massimalismo extraparlamentare che dieci anni dopo (ma dal polo politico opposto) lo avrebbe portato a Palazzo Chigi.
E la sventurata Sarfatti rispose – non subito in maniera esplicita, anche perché durante quell’incontro si palesò pure Angelica Balabanoff, amante e stretta collaboratrice di Mussolini (ma di molti altri dell’area socialista), ebrea come Sarfatti ma, se possibile, femminista più radicale.
Donna ricca e colta, Balabanoff conobbe Mussolini una decina di anni prima quando l’apologeta della violenza vivacchiava in Svizzera da disertore (renitente alla leva), lo iniziò alla conoscenza di alcuni classici del pensiero di sinistra e gli aprì la strada al successo politico – prima della Sarfatti.
Il racconto della Serri tiene bene insieme le vicende erotico-sentimentali con quelle politiche. Quando ne aveva bisogno, Mussolini, un uomo che:
Soffriva del complesso del villico che si inurba e doveva a tutti i costi trovare una spiegazione al sentimento di inferiorità che si portava addosso
sfruttava l’aiuto delle donne (non solo quelle impegnate in politica) per sbarazzarsene poi con sprezzante nonchalance.
A un’insegnante di scuola elementare che si propose come collaboratrice per il giornale, il predappiese disse:
Sapete cosa penso io delle donne? Che devono star a casa a far le loro faccende, che devono servire l’uomo e che qualche volta l’uomo le deve anche bastonare!.
Per la Serri ciò indiziava un fondo di paura delle donne che in parte spiega la violenza del futuro regime totalitario.
Interessante e ben raccontato dall’autrice, Mussolini ebbe parecchi rapporti con donne femministe e in generale di sinistra, con le quali l’ossessione erotica che lo dominò tutta la vita, meno facilmente si trasformava nelle botte e nelle minacce con coltello con le quali vessava le altre - numerose ahimè furono le ragazze che lo trovarono piacente abbastanza da farsi maltrattare e consentirgli di sopravvivere.
Esibì tanto di rivoltella contro il padre della futura moglie Rachele Guidi, minacciando che se non avesse consentito il loro matrimonio avrebbe sparato alla figlia e poi a sé stesso.
Questo era l’uomo cui ancora troppi italiani guardano come a un mirabile mito.
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