Il gesto di Caino
- Autore: Massimo Recalcati
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2020
Il libro Il gesto di Caino (Einaudi, 2020) di Massimo Recalcati esordisce prendendo in considerazione il testo biblico che definisce la violenza come vera aspirazione a distruggere l’alterità per ambire alla “propria divinizzazione, il desiderio dell’Uomo di essere Dio”.
In questa spinta alla violenza riconosciamo l’illusione di rendere raggiungibile questa meta.
Contrariamente al mondo animale, in cui la violenza è legata alle necessità naturali dell’organismo di difesa e di attacco, la violenza umana è sempre legata all’alterità che limita la nostra libertà. Per questa ragione Freud, accogliendo il detto biblico, considera il gesto di Caino come il riconoscimento della natura crudele del genere umano, pulsione criminogena dell’inconscio che ne caratterizza la vita: nell’uomo vi è sempre la spinta a liberarsi dell’alterità, dell’Altro che ne compromette l’unicità e quindi l’aspirazione a riconoscersi in Dio.
Un altro elemento che giustifica il gesto di Caino è l’invidia che abbiamo visto comparire nel caso di Adamo ed Eva, che si lasciano irretire dalle parole del serpente la cui spinta invidiosa nei confronti di Dio lo porta a diffamarne la legge che proibisce l’accesso all’albero della conoscenza.
Prima che l’assassinio di Abele si consumi, Caino manifesta verso il fratello un intenso odio invidioso, introdotto dal serpente che fomenta la prima trasgressione.
Perché Caino colpisce a morte il fratello?
“Egli non tollera di non essere l’unico”.
Non è insolito che con l’arrivo di un secondo fratellino si scateni quello che Lacan chiama “complesso di intrusione”, che fa perdere nel primogenito il proprio statuto di oggetto fallico nel desiderio della madre, innescando il senso di abbandono.
Si tratta di una situazione che spesso incontriamo nell’esperienza clinica, afferma l’autore.
Caino che è il primo figlio dell’intera umanità, l’uno assoluto senza l’altro, viene trascinato nella violenza da un altro elemento che definiamo la "mancanza di riconoscimento": la delusione che Caino prova quando a essere preferiti da Dio sono i doni di Abele e non i suoi. Ferita narcisistica da cui scaturisce il gesto violento: non ragioni sociali, quindi, ma psicologiche.
Ma Dio non lascia Caino senza riscatto, anche quando viene maledetto a un’erranza senza casa impone su di lui un segno che lo protegge dai suoi gesti, che ora divengono doppiamente generativi. Egli diviene padre e costruttore della prima città della storia dell’umanità.
Nasce una nuova versione di fratellanza che diviene indice della relazione con l’altro,
“Non tanto con il fratello di sangue, con il più prossimo, ma con lo sconosciuto, con il fratello che ancora non ha nome”.
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“La violenza di Caino ritorna nella storia nel disegno delirante che anima gli uomini di Babele: cancellare la differenza, unificare le lingue, fare esistere razzisticamente un solo popolo. Il fondamentalismo dei babelici è l’erede diretto del narcisismo disperato di Caino. È l’allucinazione che ispira la passione dell’ideologia”. Riflettiamo