Mare al mattino
- Autore: Margaret Mazzantini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
"Faid non ha mai visto il mare, non c’è mai entrato dentro
Lo ha immaginato tante volte. Punteggiato di stelle come il mantello di un pascià. Azzurro come il muro azzurro della città morta(...)
Vito cammina sugli scogli, scende nelle insenature di sabbia. Si è lasciato il paese alle spalle, il rumore di una radio accesa, di una donna che urla in dialetto"
Si ama o si odia Margaret Mazzantini che è, senza ombra di dubbio, tra le scrittrici più lette del panorama letterario nostrano.
La sua penna è intensa e, sin dalle sue prime opere, trascina rapendo il lettore senza chiedere in cambio nessuna cauzione fino all’ultima riga delle sue opere.
Stavolta per Einaudi e non più per Mondadori, la Mazzantini ha dato vita a un ennesimo romanzo furbo e contemporaneo che unisce nelle pagine della medesima opera la storia di due figli, il libico Faid e il sicilianissimo Vito, e di due madri che nel mare vedono il passato, contrapponendosi ai loro ragazzi che in quel mare, in quello stesso tratto di mare, vedono in maniera diversa e da prospettive frontali e lontanissime il futuro.
I conquistatori e i conquistati a confronto, vittime di destini diversi allontanati dallo stesso luogo, sguardi opposti che guardano lo stesso orizzonte che può avere colori e speranze diversissime.
“Mare al mattino” è un libro plasmato su tematiche che nei nostri giorni sono fortemente sentite. E’ un libro che cerca di avvicinare due mondi che distano solamente una manciata di acqua salata racchiusa in uno stretto. Due mondi che la storia sembra aver reso inconciliabili, ma che queste pagine uniscono come se fossero due voci dello stesso canto, due versi della stessa poesia.
Una storia politicamente corretta come corretta è la scrittura di chi la racconta, come corretta è la penna della grande affabulatrice Margaret Mazzantini.
Mare al mattino
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Mare al mattino di Margaret Mazzantini
Trattasi di autentico gioiellino: l’ultimo libro di Margaret Mazzantini, seppure intensamente struggente e doloroso, rappresenta due mondi lontani che proprio attraverso l’esperienza del dolore diventano un tutt’uno, i cui estremi si avvicinano fino a toccarsi.
La storia è imperniata sulla figura di due donne (Farid e Jamila, da un lato, Angelina e Vito, dall’altro), due grandi protagoniste femminili, dotate di coraggio e forza nel gestire le avversità fisiche e morali che la “migrazione” comporta.
Lo stile della Mazzantini s’impone fin da subito, vi sono parole che immediatamente si trasformano in “immagine”e visioni veicolate attraverso il “verbo”.
La storia narrata è profondamente attuale, in quanto Farid e Jamila scappano dalla Libia nella fase finale del regime di Gheddafi per cercare un approdo sicuro in Italia.
Struggente la narrazione del viaggio sulle “carrette del mare”, toccante leggere su carta quanto possa sacrificarsi e soffrire qualsiasi madre per poter dare un futuro migliore ad un figlio.
In tempi di “fora dai ball” rincuora sapere che c’è ancora spazio per parlare col cuore, mettendosi una mano sulla coscienza e cercando di capire, ma prima di tutto di “CONOSCERE” l’altro, che alla fine è davvero identico a noi.
Il parallelismo viene ulteriormente approfondito con una 2° storia di vita, assai bella quanto dolorosa, che prende le mosse dall’infanzia di Angelina, vissuta nella stessa terra da cui Farid e Jamila scappano.
Si parla dei cosiddetti “tripolini” (gli Italiani che si stabilirono nella capitale libica negli anni ’37 -38 del ‘900 e che forzatamente rientrarono in patria con un esodo massiccio nel ‘52), visti attraverso gli occhi di una bambina e della sua famiglia, che proprio in Libia aveva trovato alloggio, lavoro, e si era integrata perfettamente e pacificamente con la popolazione autoctona.
Lo sradicamento da quella terra elettiva sarà per Angelina e i suoi familiari causa di estrema sofferenza, l’inizio di un senso di alienazione per molti versi identico a quello provato dagli immigrati quando arrivano nella nostra terra.
Leggetelo questo libricino, portatelo con voi e regalatelo: è un libro scritto da una donna, capace di parlare in primis ad altre donne, ma anche ai vostri figli, ai compagni che spesso faticano a capire la complessità del ruolo femminile e che però non demordono nell’accompagnarvi ogni giorno.
Gustate le descrizioni di un territorio aspro ma anche ricco di vita (il deserto libico), per molti versi simile a certa parte del nostro Sud.
Concludo la mia recensione, interpretando il messaggio nascosto nelle parole dell’autrice con una frase latina tratta dall’opera di Publio Terenzio Afro: “Homo sum, Nihil humani a me alienum puto” (« Sono un uomo: di ciò che è umano nulla reputo a me estraneo ».
Ricordiamoci quindi di non perdere mai di vista l’“humanitas”, ovvero il rispetto che ogni uomo deve avere nei confronti di ogni altro essere umano, nella consapevolezza dei limiti di ciascuno, perché anche noi un giorno potremmo essere costretti a varcare dei confini, a cavalcare le onde del mare su mezzi di fortuna, o più semplicemente a lasciare le nostre sicurezze, tutte le ricchezze accumulate nel corso degli anni per approdare in altri lidi.