A San Luca non si muore
- Autore: Andrea Gheduzzi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Non si può morire a San Luca, si ritrova a considerare Paola Ruggiero, cosentina da vent’anni in Polizia, soprintendente nella Omicidi a Bologna. La cupola rotonda del santuario della Madonna si vede da ogni parte della città, sembra proteggere chi ci vive, accoglie chi arriva o ritorna. Si direbbe però che “Colin Mascherano” abbia ignorato le leggende infauste sul Colle della Guardia, dove sorge la chiesa.
Peggio per lui e bene invece per il climax poliziesco di un franco thriller tra i Gialli Damster, A San Luca non si muore di Andrea Gheduzzi, a ruba da maggio per i tipi del marchio delle Edizioni del Loggione, Modena (2024, 188 pagine).
Sotto le Due Torri Gheduzzi c’è nato, vive, lavora e scrive, racconti e romanzi. Sono due, dopo Dove si va. Lucia l’Arciprete e la slava (2022) e con questo secondo è andato in nomination nel concorso nazionale Giallo Festival tanto per “Il miglior personaggio non protagonista” che tra i “Romanzi ambientati in Emilia Romagna”.
È ammesso dal 2023 nell’Associazione “Scriptobo”, che riunisce gli scrittori felsinei. Conosce bene i concittadini, sa che parlano tanto, non smettono di tranciare giudizi, amano la buona tavola e tra i centrosettentrionali sono i più napoletani, solo un tantino più introversi.
Se studiate all’università, state certi che i bolognesi vi diranno di stare alla larga dal Portico di San Luca o rischierete di non calcarvi mai l’alloro in testa. Evitate anche di percorrere il loggiato coperto verso il santuario mariano in compagnia della vostra metà o la relazione finirà a rotoli sui gradini. Sono le superstizioni legate all’ascesa o discesa lungo le 666 arcate e 15 cappelle, dall’Arco del Meloncello alla basilica.
Mai visto un morto ammazzato a San Luca, pensa ancora Ruggero, guardando il cadavere dell’italo-americano sventrato e accartocciato nel suo sangue, accanto a una Mercedes parcheggiata regolarmente lassù. Dall’altra parte dell’auto, è disegnata a terra una grossa A, contornata da un cerchio, il simbolo dell’Anarchia.
Si direbbe che Mascherano abbia sfidato la maledizione del Cammino di San Luca, che con l’aggiunta del percorso coperto collegato al centro attraverso Porta Saragozza diventa il Portico più lungo del mondo: 3,5 km.
Mal gliene incolse dunque alla vittima, che per la verità è il secondo degli assassinati - sempre col coltello e un’A cerchiata - di questo giallo che cresce pagina dopo pagina, sotto gli occhi di chi legge.
Prima del mezzo yankee, trovato esanime da un pensionato a spasso col cane e di competenza della Polizia di Stato, è toccato a Lorenzo Cavallari, agente immobiliare sulla cresta dell’onda. Pugnalato appena messo piede nel castello di Serravalle e dissanguato nella neve di marzo ai piedi alle mura.
A rivenire il corpo, è stata una signora con la sua labrador. Ha chiamato i Carabinieri di Valsamoggia e fatto entrare in scena il maresciallo Raffaele Mancuso, di genitori e trascorsi partenopei.
Il sottufficiale dei CC ha identificato e interrogato per ore tutti gli invitati allo spettacolo teatrale nel castello. Una rara serata, molto esclusiva, riservata al bel mondo. Soltanto persone per benissimo, trattenuta fino alle due di notte, gli rinfaccia il tenente Pappalardo, avvampando. Gente con una denuncia dei redditi che supera gli stipendi di tutta una vita di un graduato della Benemerita.
Mancuso subisce la ripassata del superiore con pazienza ispirata all’alto senso del dovere, ma sa di non avere agito di sproposito. A Castello di Serravalle, piccolo borgo medievale sui colli bolognesi, si conoscono tutti, mica si ammazzano l’uno con l’altro. Chi ha agito crudelmente dev’essere arrivato da fuori e gli invitati allo spettacolo teatrale arrivavano tutti da fuori.
Sicchè, due ammazzati. Uno, Colin Mascherano, figlio di siciliani immigrati a New York. dove risiedeva. Incensurato, imprenditore di successo. Anche Cavallari era molto bravo nel suo mestiere: l’agenzia immobiliare di via Saragozza, vicino all’Arco del Meloncello, godeva di un’altra considerazione tra colleghi e clienti, non pochi stranieri.
Il maresciallo ha già cominciato gli interrogatori a Valsamoggia, quando riceve una telefonata dal tenente. Pappalardo comunica che l’inchiesta sulla morte del Cavallari sarà diretta dalla “dottoressa Lombardo Beatrice”, perchè c’è stato un omicidio simile a Bologna. In Procura vogliono che le due indagini vadano di pari passo. Pertanto, i Carabinieri di Valsamoggia-Castello di Serravalle collaboreranno con la Squadra Omicidi della Polizia di Bologna, gli dice. Ma non è il caso di esercitare troppo zelo e questo è ufficioso. Insomma, Mancuso deve cooperare ufficialmente. E non cooperare ufficiosamente. Vecchie gelosie tra la Fedelissima e la PS.
Ed ecco che i lettori conosceranno la sostituto procuratore Beatrice Lombardo, figlia unica e senza figli e famiglia, bolognese, profonda conoscitrice della città e dei cittadini. Proprio per questo è perplessa dal comportamento di Cavallari. Perchè lesinava denaro alla giovane moglie, lamentando la contrazione degli affari post-covid, ma ne accantonava tantissimo in caso di morte?
Come sempre, in questi casi, la stampa mette un gran pressione agli inquirenti. Si parla apertamente di un serial killer sui colli bolognesi. Le autorità concordano che occorre rassicurare tutti: solo schegge impazzite, la città non è sotto la minaccia di una sinistra mente criminale.
Sono decisamente e piacevolmente interessanti le dinamiche che si stabiliscono tra gli specialisti delle indagini, magistrata, poliziotta e maresciallo dell’Arma, con l’Arma che che lo pressa da tergo. Personaggi tratteggiati con ogni cura e con tanto affetto e attaccamento “paterno” dal loro autore bolognese. Grande penna, Andrea Gheduzzi. Alla via così, Damster.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A San Luca non si muore
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LIbro molto piacevole, scritto bene e con una bella descrizione del paesaggio bolognese. Letto tutto d’un fiato. Ottimo acquisto!