A chi smeraldi a chi rane. Autobiografia dei miei (troppi) animali
- Autore: Bianca Pitzorno
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2023
Nella collana “Narratori Italiani” Bompiani pubblica A chi smeraldi a chi rane (2023) di Bianca Pitzorno, dove l’autrice e traduttrice, in quella che è una Autobiografia dei miei (troppi) animali, come recita il sottotitolo del testo, ricorda tutte quelle creature grandi e piccole che hanno incrociato la sua vita.
Bianca Pitzorno, nata a Sassari nel 1942 ma dal 1968 vive e lavora a Milano, ha pubblicato circa settanta libri tra saggi, biografie, romanzi per adulti e per ragazzi.
Le pagine che state per leggere raccontano degli animali con i quali ho avuto a che fare nel corso della mia vita; una serie di aneddoti sui rapporti di amicizia e spesso di grandissimo affetto che ci hanno unito.
Nella prefazione la Pitzorno tiene a precisare che il volume non è un trattato di zoologia e neppure di veterinaria, al contrario l’autrice ritiene che gli specialisti ci troveranno probabilmente tante imprecisioni e qualche errore madornale.
Niente di tutto questo fra le pagine a volte divertenti a volte commoventi di una bambina, che da subito, nella bella terra sarda, aveva trovato una particolare sintonia con la fauna che la circondava.
La memoria della Pitzorno va dal primissimo dopoguerra alla ricostruzione. Raccontando dei suoi prediletti la scrittrice narra implicitamente di se stessa, della sua famiglia, dei suoi amici, del suo lavoro e dei luoghi dove ha vissuto o viaggiato e del suo cambiare con il trascorrere degli anni. Il mondo della sua infanzia era molto diverso da quello di oggi, e così l’atteggiamento degli uomini nei confronti degli animali.
Dalla mia prima tartaruga all’ultima, il mondo è cambiato moltissimo.
Lo stesso dicasi della società italiana.
Il suo primo ricordo ha per protagonista un topo. Ma non un tenero topolino di campagna, ma un grosso topo di fogna grigio scuro. La piccola Bianca di tre anni si trovava insieme alla sua bambinaia su un ponte quando aveva visto apparire un topo, che salendo l’argine si era intrufolato tra i loro piedi. Il soldato lì presente, che corteggiava la tata, lo aveva cacciato via con un calcio.
A quel punto la piccina aveva colpito con il suo piedino lo scarpone militare reo del misfatto strillando
Pòveo topo!
Molto spassoso è il ricordo della gattina tigrata Zucchero. La giovane Bianca, avendo trovato un lavoro fisso, aveva preso in affitto un bilocale con un balcone di medie dimensioni. A quel punto poteva ospitare il felino come chiedeva la sua amica Ornella.
Zucchero aveva la strana abitudine di dare la caccia a qualsiasi animale comparisse sullo schermo del televisore. Considerando che le trasmissioni erano ancora in bianco e nero e ovviamente quegli animali non avevano alcun odore, come facesse la gatta a distinguerli dagli umani o dai veicoli in movimento non si riusciva a capirlo.
Non occorre essere grandi amanti degli animali per apprezzare la piacevole prosa della scrittrice, che fin da piccina aveva intuito che anche l’animale più repellente possiede un’anima e soffre se viene aggredito da un essere umano.
Uno sguardo acuto e sensibile di una bimba poi diventata adulta, alla quale manca solo di poter parlare con le sue bestioline di adozione.
Però Bianca Pitzorno sostituisce le parole con il linguaggio del cuore.
Moltissime cose in me sono cambiate, ma non il considerare me stessa strettamente imparentata con tutti gli esemplari del mondo animale, al quale sento di appartenere.
A chi smeraldi e a chi rane: Autobiografia dei miei (troppi) animali
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