Il bicchiere mezzo pieno
- Autore: Laura Laurenzi Bianca Pitzorno Lidia Ravera Stefania Bertola Rosa Teruzzi Elena Mora Alessandra Appiano
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2018
Si legge poco, leggono di più le donne, si scrive troppo; c’è un clima di sfiducia, di pessimismo, di paura, di negatività: luoghi comuni e stereotipi di cui sono pieni la stampa, i social, i discorsi fra amici in questi tempi incerti e confusi. Un libro - già un bestseller - appena uscito per Piemme, “Il bicchiere mezzo pieno”, risponde alle esigenze di vedere la vita con atteggiamento positivo&costruttivo. È una raccolta di racconti scritti da ventiquattro tra giornaliste, scrittrici, artiste, pubblicitarie, conduttrici TV; copertina rigorosamente rosa, prefazione di Geppi Cucciari, i suoi proventi andranno alle donne del Mozambico ed è una forma di reazione a tanta negatività che stiamo ormai da troppo tempo respirando.
Ho letto questi racconti con emozione, vuoi perché di alcune autrici sono amica, di altre ho letto, di alcune non conoscevo neppure il nome, ma soprattutto perché le voci femminili sembrano più capaci di riportare alla memoria sentimenti e sensazioni che ci sono comuni, che abbiamo vissuto e che forse abbiamo dimenticato. Un filo rosso sembra unire molte delle storie, vere per lo più, che compongono il volume: storie di madri e figli, tante.
Maria Corbi racconta con estrema delicatezza e con profonda empatia lo sprofondare di sua madre nella smemoratezza dell’Alzheimer, una malattia che non si cura, ma si fronteggia con la presenza e la consapevolezza che deriva dall’amore con cui la persona “diversa” può essere ritrovata, anche in uno sguardo di occasionale riconoscimento. Donatella Diamanti descrive nel suo racconto la potenza della musica che, mettendo insieme tutti i componenti della famiglia, riesce a debellare la malattia mortale della mamma, una hippie che ha superato i cinquanta; Bianca Pitzorno che firma il più letterario dei racconti, racconta di Matilde, una ragazza dei primi del Novecento che non vuole che nessuno dei suoi discendenti prenda il suo nome: sarà madre, nonna, e il suo nome resterà il centro della storia. Anche Igor, dodicenne ucraino che una coppia torinese vorrebbe adottare, è incerto se lasciare definitivamente la sua terra, i suoi amici, e anche se Claudia lo ama, lui non crede di volersi lasciare alle spalle le sue radici, ha paura. Ma l’amore per una nuova madre sarà più forte della paura, come racconta Stefania Bertola nel racconto dal titolo Grivne, la moneta ucraina che tutto sembra poter comprare, tranne l’amore. Laura Laurenzi parla per la prima volta di sua madre, l’Americana, una donna straordinaria che lavorò a lungo a Roma, subito dopo la guerra, per aiutare i bambini italiani orfani di guerra, poverissimi, soli. Era stata un ufficiale dell’US Army, malgrado origine e nome italiano, Elma, e, sposata con lo scrittore Carlo Laurenzi, aveva dedicato la sua vita romana ad un progetto, il Foster Parents Plan, teso a raccogliere fondi per alleviare la sorte di miseria a cui troppi bambini italiani erano condannati. Era stata una madre diversa, per Laura e Martino, ritratta da Carlo Levi in un celebre ritratto, aveva dedicato la sua vita ad uno scopo alto, servendosi delle sue grandi capacità organizzative in tempi tanto difficili per il nostro paese distrutto. Purtroppo era morta a soli cinquanta anni, ma la sua generosità aveva dato una vita di speranza ad 11.385 piccoli italiani, un vero miracolo.
Il tema del miracolo, dell’epifania che cambia la vita delle persone, è l’altro spunto interessante affrontato dalle autrici: ecco Il quadrifoglio di Luisa Ciuni, una storia di famiglia, quella di Nonna Ester, vedova poverissima nella Milano del dopoguerra, priva di speranza, che decide di andare a trovare uno strano frate, Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, aspettando un segno: un quadrifoglio verde, sopravvissuto al fango dei binari, sarà negli anni a seguire il simbolo della rinascita. Ecco il nuoto, ciò che permette a Yusra e a Sarah, giovani nuotatrici e profughe siriane, di riuscire a raggiungere l’Europa trascinando a nuoto un gommone in avaria, con la speranza, dopo essersi salvate, di voler tornare a casa: è questo il vero miracolo raccontato da Valeria Palumbo nella storia breve ma dal titolo lungo ed evocativo: Non ho camminato sull’acqua. Ma è stato lo stesso un miracolo. Un bambino misterioso compare nel bel racconto di Lidia Ravera, una sorta di apparizione che cambia la vita del borioso, insofferente, ricco scrittore Mike Benedetti, venuto a Roma dal ranch americano dove vive, spaventato per un bozzetto sulla fronte che minaccia di essere una malattia seria: il bambino apparso nella sua stanza d’albergo gli tocca la fronte e poi scompare. I successivi 34 anni di vita dello scrittore saranno diversi, migliori, autentici. Una sorta di miracolo, di incantesimo, è quello che ha per oggetto il testo di Neliana Tersigni: il tentativo di suicidio della protagonista Clara, che vuole fuggire, andarsene, liberarsi, viene fermato e allora lei, tornata al paese d’origine, segretamente incontra una donna a cui si attribuivano poteri magici. Tornata dall’uomo di cui è vittima consenziente, finalmente capirà che la libertà non è il suicidio ma la consapevolezza delle proprie scelte. Ancora tanti personaggi affollano questi racconti, l’avvocato calzolaio di Torino, scampato alla morte perché ebreo, ne La crociera di Elena Mora; Viviana e Rossella, i nomi presi da Via col vento, in una storia di nevrosi femminile ben descritta ne La lista di Rosa Teruzzi, Ginevra, l’attrice che non ha sfondato ma che, vendendo un magnifico abito di raso rosso, incrocia una onlus che le rivoluzionerà la vita: mettersi al servizio degli altri sarà il miracolo e le darà speranza e voglia di combattere, nella storia di Alessandra Appiano.
Miracolo, incantesimo, amore, cuore, speranza, cambiamento, generosità, malattia, solidarietà, memoria, ecco le parole chiave che compaiono in queste diverse narrazioni, spesso autobiografiche, molto vere, piene di creatività, oppure espressione di grande dolore e di rimpianto: in ognuna ho trovato spunti di riflessione, perché la condizione femminile è sempre e in ogni momento occasione di crescita, di condivisione, di confronto. E scrivere è una ricchezza ineguagliabile, perché, come dice Paola Nappi, sopravvissuta ad un ictus devastante mentre lavorava all’isola del Giglio per il Tg3,
“scrivere è un po’ rinascere”.
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