Gli amanti di Brera
- Autore: Rosa Teruzzi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2022
I delitti del casello? La serie dell’ex libraia ora fiorista-detective sui Navigli? Sì, proprio quella, giunta al settimo episodio ad aprile, con il nuovo titolo firmato da Rosa Teruzzi per Sonzogno, Gli amanti di Brera (2022, 156 pagine).
Chi frequenta queste pagine conosce bene tanto Rosa Teruzzi che Libera, il cui sesto e più recente romanzo prima dell’attuale è stato Ombre sul Naviglio, stessa casa editrice, nel 2021.
Teruzzi (Wikipedia non è attendibile al 100%, ma in questo caso non c’è da temere qualche errore) è una giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva esperta di cronaca nera. Nata a Monza, vive e lavora a Milano. Nel 2001 ha condotto con Alberto Bilà la trasmissione televisiva di Canale 5 Verissimo, rubrica dedicata a musica, cinema e libri, con le versioni Vacanze e Magazine negli anni successivi. Dopo aver fatto parte del cast di Quinta colonna, è caporedattrice della trasmissione televisiva Quarto grado ed è una grande firma della narrativa di genere giallo. Per scrivere i suoi romanzi si ritira in estate in una vecchia cantoniera ferroviaria, a Colico, sul lago di Como.
Aggiungiamo che un altro casello, tra il Naviglio Grande e il Giambellino, a guardia dei binari della linea per Mortara, è la casa-dolce-casa delle tre protagoniste della serie, a partire dal 2016 (La sposa scomparsa, Sonzogno). Un piccolo fabbricato ferroviario abitato da Libera con la mamma Iole e la figlia Vittoria. In tre, risolvono misteri, soprattutto a Milano, in Brianza e intorno al lago di Como.
“Libera la mente dal giudizio della gente”, “Libera la mente rendi libero il presente”, canta Giorgia dal 2007, ma free non sembra l’aggettivo più adatto a Libera, la Miss Marple del Giambellino, come l’ha etichettata la stampa. Non lo è per niente, di pensieri ne ha sempre avuti tanti, anche se ha mantenuto la testa ben piantata sul collo, dopo l’omicidio del marito poliziotto, per portare avanti l’azienda familiare: prima una libreria soffocata dalle tasse, ora un’attività da fantasiosa fiorista matrimoniale, apprezzata da un’ottima clientela. L’aggettivo è lontano anche dalla figlia Vicky, poliziotta venticinquenne tenace e volitiva ma sotto sotto amorevole. Semmai, si adatta perfettamente a quella scriteriata di nonna Iole, eterna hippie col culto dell’amore libero.
A quarantotto anni, Libera rivive la stagione dell’amore, dopo una lunghissima solitudine dai venticinque. Merito di Gabriele, amico del marito, commissario di polizia e capo di Vittoria, l’uomo desiderato in segreto per anni e che credeva perduto, visto che aspettava un bambino da un’altra. Quando l’ha conosciuto era un single, ma lei si era legata a Saverio. Quando è rimasta vedova aveva moglie e figli. Si sono rincorsi e aspettati per quasi trent’anni, ma finalmente Gabriele si è dichiarato.
Le clienti la considerano regina dei bouquet nuziali, ma la vita amorosa è stata un cimitero di occasioni perdute. Vittoria non esita a definirla un disastro sentimentale e Iole si mostra spesso irritata per la timidezza e l’attendismo. Eppure, affrontando le paure, alla fine è stata Libera a prendere da poco l’iniziativa con Gabriele, dopo la soluzione di uno di quei casi di cronaca in cui soprattutto lei e la madre si gettano per passione, insieme a due amici giornalisti: Irene Milani, la Smilza e Temperante Cagnaccio, il burbero capocronista, detto il Dog.
Rosa Teruzzi si disimpegna a suo agio nei romanzi seriali che ruotano intorno a personaggi fissi assecondati da nuovi interpreti volta per volta. Così, può restare in un habitat letterario a lei familiare. Ogni episodio è il seguito del precedente, in pratica una lunga storia che continua, con qualche vicenda nuova che interseca l’andamento familiare, come accade nella vita di ognuno di noi.
Il caso di turno comincia con un giallo nel giallo. Il giardiniere dell’orto botanico di Brera segue un diciassettenne, diciottenne al massimo, convinto che stia andando a infrattarsi con qualcuna, alle undici del mattino di un giorno di fine settembre. È deciso a farsi avanti al primo accenno d’imboscamento, per rimproverare i due: il suo giardino non è un albergo a ore. Poi appare una figura sottile: abito rosso al ginocchio, splendide gambe su sandali con tacco a stiletto, tanti ricci corvini attorno al volto affilato, in cui brilla una bocca color fuoco. “Anvedi la tardona”, commenta l’operatore, che dopo decenni di esilio milanese continua a pensare nel dialetto dei padri.
La donna è adulta rispetto al pischello e tuttavia sembrano in sintonia. Il motivo del pedinamento è venuto meno, ma la scena è troppo ghiotta per rinunciare a seguirla. Il ragazzo le dice di avere “deciso”. Lei si alza di scatto e risponde con un tono squillante “allora buttiamoci”. Escono dal cancello pedonale sulla via privata e li perde di vista. Non ha fatto caso alla bionda, alta e prosperosa, che si alza da un sedile sotto un’edera e segue i due. Fuori, la bruna prende sottobraccio il giovanotto. Alle sue spalle, l’altra estrae un cellulare e li fotografa di nascosto.
Viviana, affascinante insegnante quarantenne d’inglese sparisce insieme a un suo giovane studente, Davide. Lo scandalo della professoressa di Brera crea scalpore, ma uno dei corteggiatori di Libera, il cuoco Furio, è sicuro della buona fede della donna-scandalo e chiede alla Marple’s family di fare luce.
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