La ballata dei padri infedeli
- Autore: Rosa Teruzzi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2024
Nessun fiore è nato per uccidere, una nuova indagine delle Miss Marple del Giambellino: le edizioni Sonzogno lanciano con questo distico l’ultimo nato tra i romanzi della giallista Rosa Teruzzi, della serie i “Delitti del casello”.
La ballata dei padri infedeli è il nono titolo, pubblicato ad aprile (2024, 160 pagine). Per brevità, citiamo soltanto La sposa scomparsa, il primo dei polizieschi con Libera, la fiorista milanese ex libraia e l’ultimo, Il valzer dei traditori, usciti sempre per i tipi Sonzogno nel 2016 e nel 2023.
Rosa Teruzzi, monzese di nascita (1965), vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva “Quarto grado” su Retequattro. Oltre ai gialli della serie, ha pubblicato altri tre romanzi e diversi racconti. Ama scrivere in un casello ferroviario dismesso, come quello dove abitano le sue protagoniste.
Libera non agisce da sola, come sanno bene i fan dell’investigatrice volontaria quarantaseienne, rosso crinita e un po’ confusa sentimentalmente. Opera in comitiva, una sorta di cooperativa con cinque componenti, che comprende il trio familiare trigenerazionale delle Cairati. Lei al centro, tra la madre Iole e la figlia Vittoria, unica nata prima della precoce vedovanza. La settantenne è un’ex figlia dei fiori ai tempi degli hippie, tuttora dedita all’amore libero (“sano sesso ludico” lo definisce), perché sessualmente tutt’altro che in disarmo oltre che inguaribilmente eccentrica da sempre. La venticinquenne Vicky, almeno lei, è una professionista, poliziotta di mestiere per avere voluto seguire la vocazione del padre, ucciso giovane in un agguato. Libera farebbe a meno a volte del contributo di quella ficcanaso della genitrice, ma l’improntitudine, l’inventiva e la capacità di Iole di recitare all’impronta risolvono parecchie situazioni.
È sempre più stretta la collaborazione con due giornalisti del quotidiano del pomeriggio, La Città - la Smilza, redattrice di nera e il Cagnaccio, direttore - complici nelle indagini dilettantesche che per lei, fioraia di professione, sono diventate essenziali. Sono molto più dell’hobby di un’impicciona con tanto tempo libero, le regalano un senso di appagamento e di orgoglio, rinsaldano il suo rapporto con quella stravagante di Iole e in qualche modo l’avvicinano a Vittoria, costretta sempre più spesso, negli ultimi mesi, ad apprezzare i successi da “detective della mutua” della mamma.
Eppure, Libera è turbata. Gabriele le ha chiesto di mettere da parte questa nuova passione per i gialli del vicinato, nel partire per il primo weekend di coppia, dopo anni passati a rincorrersi e desiderarsi. Ma lei sa bene in cuor suo di non poter accontentare il commissario (già amicissimo del marito e poi superiore della figlia, guarda un po’), tanto più adesso che il Gatto con gli Stivali sembra tornato in città. Conta d’indagare alla sua maniera per scoprire finalmente se quel criminale imprendibile di negozi sia suo padre.
Pensa di aver scoperto l’identità del rapinatore: Diego Capistrano, un vecchio amante di sua madre quasi mezzo secolo prima, quando Iole intratteneva relazioni di fuoco in contemporanea con altri tre uomini. Sono i giornali, La Città in testa, a evocarlo come il caratteristico personaggio della favola, da quando compie rapine abbigliato in costume, completo di spadino, stivali con le ghette, maschera e cappello piumato, in coppia con la Fata Turchina, bacchetta magica in una mano, pistola nell’altra.
Altro motivo di turbamento: non riesce a sentirsi distesa con Gabriele, a comportarsi in modo naturale, troppo forte il desiderio di piacergli o la paura di non piacergli. E poi, quei segreti e omissioni: non è riuscita a confidare al commissario i sentimenti ambivalenti per Furio, il cuoco che di recente si è dichiarato offrendole un bouquet. Anche durante i tre giorni all’Isola d’Elba aveva pensato al recente spasimante, a come affrontarlo al ritorno, a come evitare di perderlo, pur rifiutando la sua proposta. Quanta confusione sotto i capelli rossi, anche sensi di colpa, verso il bambino che il commissario aspetta dall’ex fidanzata, una giovane poliziotta. Quel cuoricino che batte nelle ecografie tocca nel profondo un’ex bambina cresciuta dal nonno ferroviere Spartaco, con un padre sconosciuto e una madre hippie in giro per il mondo.
Da qualche parte, in città, anche la Fata Turchina dà la caccia a Diego, di cui era complice e amante, preferendo pensarsi “la sua compagna”, nell’illusione di raggiungerlo in qualche paradiso tropicale, per trascorrere insieme una vecchiaia di agi grazie al tesoretto raccolto con i colpi. Ha quasi settantanni, ma una vita prima era “la pupa del gangster”, quando il marito era il bandito più temuto di piazzale Lodi. Come aveva fatto, alla sua età, a incapricciarsi di quel traditore del Diego?
La Città scrive che ha fatto un altro colpo, fruttato solo 50 euro. Lo prendono pure in giro, ma lei sa che il bar Trifoglio di via Paruta era il decimo obiettivo della lista che la banda seguiva per i colpi, prima di fermarsi dopo il nono, quando il fratello di Isabella, palo e autista, era stato arrestato e Diego si era dato latitante. Nessuno sa che rapinavano strozzini, in negozi di copertura dell’usura. Il bandito doveva aver prelevato ben di più. Ma se si trattava di Diego, perché rinunciare al travestimento? E se era tornato per completare l’opera, perché non farsi sentire?
C’è un’altra indagine, verso la quale tutte e tutti convergeranno: Hamma, uno spacciatore tunisino di piccola tacca, è scomparso dopo essere entrato in contrasto con i peruviani. È il padre trentenne di Gianni, un ragazzino in gamba. Diego è paternamente affezionato al giovanissimo.
C’è da dire che in queste episodio qualcuno dovrà fare attenzione a certi bei prodotti floreali... non a caso all’inizio si parlava di un fiore.
La ballata dei padri infedeli
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