A scuola di narrazione
- Autore: Luisa Mattia
- Genere: Scuola
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Frutto di una lunga esperienza didattica con i bambini che l’ha portata a giocare con le parole e ad illustrarne regole e forme nelle scuole primarie della Capitale e di moltre altre città italiane, da Casalecchio di Reno all’Isola d’Elba, “A scuola di narrazione” di Luisa Mattia (Edizioni Sonda, 2011) è un manuale eclettico, pullulante di spunti e di suggestioni e, al contempo, lineare e chiarissimo.
Obiettivo dichiarato, fin dal sottotitolo, è quello dar risposta alla domanda “Perché e come si scrive con i bambini”. E Luisa Mattia fa centro: ci descrive i tanti momenti passati ad ascoltare ed osservare i bambini, riporta le loro conversazioni, bussa alle porte della letteratura infantile e della narrativa popolare, fa tesoro degli insegnamenti dei tanti - maestri ma anche scrittori - che prima di lei quelle parole hanno avvicinato.
Gianni Rodari, spesso citato nel testo, ad esempio, ne “La grammatica della fantasia”, invitava, di fronte a un testo, a cercare l’oro della lingua e dei contenuti e a sottostimare gli errori ortografici; Luisa Mattia, similmente, piuttosto che alla diffusione delle tecniche di scrittura creativa è interessata a far diventare la scrittura con i bambini un’occasione per “rendere spazio e vitalità al rapporto educativo”. In quelle storie di cui il mondo dell’infanzia è pieno, che nascono dallo stupore di una scoperta ininterrotta, dove tutto accade per la prima volta, e che i piccoli vogliono raccontare sempre, anche a scuola, si dischiude, infatti, la “dimensione emotiva, affettiva e intellettuale che compone, in un equilibrio annodato ed essenziale, qualunque apprendimento”.
Scrivere, allora, per raccontare meglio:
“I bambini hanno bisogno di tracciare una mappa, di scovare e chiarire la regola che dal caso (...) consente loro di approdare a una storia che abbia significato, struttura e forma”.
Bastano le domande giuste, quelle poste da un’insegnante attenta: la descrizione di un disegno fatto da un compagno è già la formalizzazione di un racconto, il recupero della memoria di eventi passati aiuta il bambino
“a ricordare, ricomporre e ad assumere, nel contempo il distacco del narratore”
Si cureranno, poi, tutti quegli elementi irrinunciabili per una buona storia: rimanere sempre comprensibili, ad esempio, ma anche togliere, rinunciando agli elementi inutili.
Lo spazio della narrazione sembra illimitato: da tutto si possono fare storie e di tutto è possibile raccontare. Possono diventare racconto i piccoli avvenimenti della vita di tutti i giorni e le istantanee della cronaca: lo conferma bene la narrativa popolare, il “Lamentu pi la morte di Turiddu Carnivali” del cantastorie Ignazio Buttitta, ad esempio, o un disegno apparentemente insignificante, una pittografia utilizzata da due contadini analfabeti per comunicare, dalla quale Gesualdo Bufalino fece emergere, quasi alchemicamente, una storia ricca di dettagli. Anche lì, infatti, c’è un
“caleidoscopio narrativo, dove tutto è utile al racconto”.
E questo tratto magmatico, frammentario, ricco di stimoli e digressioni è una delle caratteristiche principali della narrazione dei bambini, permane anche quando si apprestano a verbalizzare la loro storia, è per questo che va valorizzato.
L’importante è che tutto diventi un gioco per essere efficace: come il grammelot e il gimmerish, linguaggi-non linguaggi che mescolano lingue diverse, suoni onomatopeici, gesti, mimica e movimento. A leggerli sembrano le farneticazioni di un pazzo e, invece, sono strumenti conosciuti fin dall’antichità, che hanno avuto nuovo lustro da personaggi come Dario Fo e Fosco Maraini, con i quali i bambini possono impegnarsi e, allo stesso tempo, divertirsi.
Sono tante le risorse che Luisa Mattia ci invita a valorizzare per dar forma al racconto: c’è il teatro di figura e l’inestinguibile curiosità che i bambini nutrono per elementi come la cacca. Oscenità, tabù e innominabile indecenza? No. Basta pensare a Benigni, quando cantava L’inno del corpo sciolto: ridevano (ridevevamo) tutti, grandi e piccoli, perché una storia per esser buona - per esser raccontabile - deve essere anche buffa, grottesca, liberatoria, deve finire con una grassa risata.
Di libertà e di ascolto si nutrono le storie dei bambini: in questi racconti che loro ci consegnano con naturalezza, che utilizzano per dare senso alla realtà che li circonda, dove già assistono a un intreccio simile a quello di un romanzo, dove trovano vicende ricche di azioni e di dialoghi, gli adulti sono chiamati a un compito delicato e difficile, ascoltare per capire come i bambini percepiscono il mondo:
“La fantasia costruisce se stessa attraverso l’immaginazione, parla attraverso le parole, i gesti, innova attraverso un’operazione di rivisitazione, aggiustamento, reinvenzione, riscrittura. La fantasia parla di sé attraverso la necessità di assumere una forma e contenuto e il racconto, per un bambino, è la sua modalità di rappresentare il mondo. (...)
Un insegnante deve tener conto della cultura dei bambini e del loro patrimonio linguistico acquisito. Non per fare paragoni e decidere cosa manchi loro ma, al contrario, per imparare dai bambini e scegliere attraverso quale strada possa avviarsi un processo di acquisizione e arricchimento linguistico reciproci, che valorizzi la capacità di comunicare, narrare, inventare.
Non ci si riesce spesso e, soprattutto, non ci si riesce una volta per tutte. E questo è un bene”.
Innumerevoli gli strumenti che Luisa Mattia richiama e illustra nella seconda parte del libro. Giochi di parole, errori, filastrocche, spazi vuoti da riempire in libertà e parole talmente diverse che da costringere i bambini a un racconto illogico quando le mettono insieme. E poi il lavoro sui personaggi, le ambientazioni, gli strumenti giornalistici, come l’intervista, i punti chiave di una storia e i generi letterari. E ancora, le rime e il tono, i racconti così brevi da contare dieci sole righe e le fiabe, i modelli narrativi e le scalette. Mille i punti d’accesso a una narrazione e ancor di più gli strumenti per dare il là alla scrittura: l’importante è che tutto diventi gioco e tale rimanga.
“A scuola di narrazione” è una cassetta degli attrezzi stracolma dalla quale traspare la consumata abilità di una grande didatta: un linguaggio pregnante e sempre chiaro che non nasconde passione professionale e trasporto emotivo, una struttura lineare e consequenziale, ricca di citazioni ma altrettanto affollata di punti elenco, che fornisce schemi precisi e proposte di lavoro puntuali.
Il libro di Luisa Mattia si presta a letture diverse e ad usi molteplici. Decidete voi se concentrarvi sul solo corpo del testo o ampliare lo sguardo - grazie alle tante, interessanti, schede di approfondimento, a bordo pagina -: è un manuale indispensabile per sviluppare precise attività didattiche ma, sottotraccia, anche un breviario di consigli di scrittura che intreccia in modo originale la storia di una parte ancora troppo trascurata della nostra letteratura e alcune delle più convincenti teorie pedagogiche degli ultimi decenni. È questo l’aspetto che ho apprezzato di più di “A scuola di narrazione” la capacità di mostrare che nel mondo dei bambini e nelle loro parole, se solo si riesce a vederla, c’è già tanta parte del mondo degli adulti.
A scuola di narrazione. Come e perché scrivere con i bambini
Amazon.it: 11,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A scuola di narrazione
Lascia il tuo commento