Al di là dello zenith di Stefano Saccinto

La Pura Verità e la Dolce Illusione sono le due entità che guidano Sico attraverso la lunga notte della sua morte. Una ha la pelle bianca dai riflessi di ghiaccio, l’altra nera e lucida come acque buie. Sono nude, entrambe. Indossano solo una veste di filamenti aperta, bianca la ragazza dalla pelle scura e nera la ragazza dalla pelle chiara. Quando le incontra per la prima volta, Sico non riesce a dire neanche una parola. Ha sedici anni ed è appena morto. Resta ad ascoltare l’intreccio delle loro voci che gli spiegano che ci sono notti inspiegabili in cui può accadere che, nel passaggio tra la vita e la morte, un vivente lasci aperta la porta tra i due piani. È quello che è accaduto a lui.

La morte non può impossessarsi di lui per quella notte, ma Sico non è neanche più vivo. È bloccato in un limbo dove andranno a fargli visita nove anime di persone che moriranno quella stessa notte, per chiedergli di condividere con loro la fortuna di un ritorno alla vita. Sico dovrà tornare alla vita per nove volte per rivivere la morte di ogni anima e tentare di salvarla. Potrà riportarle indietro tutte se riuscirà a salvarne più di quante ne perderà. In caso contrario resteranno tutte alla morte. Ma Sico non è un eroe. È cinico e depresso perché ha perso tutto quello per cui valeva la pena di vivere. Non gli importa più niente della vita e non gli importa più niente degli altri. E per questo non ha nessuna intenzione di riportare anime alla vita.

“Al di là dello zenith” di Stefano Saccinto è la visione di una notte oltre la vita e la morte, e oltre i significati che se ne possono dare. È un tentativo di superare, attraverso una storia cupa, contorta, violenta e commovente, il limite umano ultimo, il punto più alto e lontano dove spingere lo sguardo. O quello più profondo nei nostri abissi interiori. Al di là della paura di affrontare l’ignoto.